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10 segni che la guerra in Ucraina è parte del Great Reset

Mar 22, 2022

fonte https://www.sabinopaciolla.com/10-segni-che-la-guerra-in-ucraina-e-parte-del-great-reset/

Benvenuti nella seconda fase del Grande Reset: la guerra.

Articolo ampio e documentato (gran parte dei link di approfondimento si riferiscono a documenti del WEF) pubblicato il 9 marzo scorso da un corrispondente speciale del blog britannico WinterOAK e rilanciato da OFFGuardian. Di seguito presentato nella mia traduzione. Ad ogni punto è stato aggiunto un titolo introduttivo.

 

obiettivi di sviluppo sostenibile ONU agenda 2030

 

Mentre la pandemia ha abituato il mondo ai lockdown, normalizzato l’accettazione dei farmaci sperimentali, accelerato il più cospicuo trasferimento di ricchezza alle multinazionali decimando le PMI e regolato la memoria motoria delle operazioni della forza lavoro in vista di un futuro cibernetico, un ulteriore scossone era necessario per accelerare il collasso economico prima che le nazioni possano “Costruire di nuovo meglio” (target dell’Agenda 2030, ndt).

Di seguito presento diversi modi in cui l’attuale conflitto tra Russia e Ucraina è il prossimo catalizzatore per l’agenda del Grande Reset del World Economic Forum, facilitato da una rete interconnessa di attori globali e una rete diffusa di partnership tra settore pubblico e privato.

 

  1. Immiserimento generale, preludio al reddito universale

La guerra tra Russia e Ucraina sta già causando interruzioni senza precedenti alle catene di approvvigionamento globale, esacerbando le carenze di carburante e inducendo livelli cronici di inflazione.

Mentre le tensioni geopolitiche si trasformano in un conflitto prolungato tra la NATO e l’asse sino-russo, una seconda contrazione potrebbe far precipitare l’economia nella stagflazione (coesistenza di un’elevata inflazione e di una crescita bassa o nulla, ndt).

Negli anni a venire, la combinazione di crescita inferiore alla media e inflazione incontrollata costringerà un sottoproletariato economico globale a contratti di micro-lavoro e lavori a basso salario in un’emergente gig economy (economia caratterizzata dalla prevalenza di lavoratori freelance o con contratti a breve termine e, parallelamente, da una costante diminuzione del numero di occupati impiegati in maniera stabile, ndt).

Un’altra recessione aggraverà la sete di risorse globali, ridurrà le possibilità di autosufficienza e aumenterà significativamente la dipendenza dai sussidi governativi.

L’immiserimento di una porzione significativa della forza lavoro mondiale che si profila all’orizzonte, potrebbe comportare un preludio all’introduzione di un reddito di base universale, portando a un ordine neo-feudale altamente stratificato.

Pertanto, l’infausta previsione del World Economic Forum secondo cui “non possederemo nulla e saremo felici” entro il 2030 sembra svolgersi con orribile rapidità.

 

  1. Disoccupazione

La ricaduta economica della guerra porterà a un drammatico ridimensionamento della forza lavoro globale.

Gli architetti del Grande Reset hanno anticipato questa tendenza per un certo numero di anni e sfrutteranno questa turbolenza economica spingendo il ruolo delle tecnologie dirompenti per affrontare le sfide globali e alterare radicalmente i modelli di business tradizionali per tenere il passo con i rapidi cambiamenti della tecnologia.

Come la pandemia, la preparazione al disastro nell’era del conflitto si baserà in modo significativo sulla volontà di abbracciare specifiche innovazioni tecnologiche nella sfera pubblica e privata, in modo che le generazioni future possano rispondere alle richieste di lavoro del Grande Reset.

Un tema ricorrente in Shaping the Future of the Fourth Industrial Revolution di Klaus Schwab è che le innovazioni tecnologiche e scientifiche non saranno più relegate al mondo fisico che ci circonda, ma diventeranno estensioni di noi stessi.

Sottolinea il primato delle tecnologie emergenti in una forza lavoro di nuova generazione e sottolinea l’urgenza di portare avanti i piani per digitalizzare diversi aspetti della forza lavoro globale attraverso soluzioni basate sulla tecnologia scalabile.

Coloro che guidano il Grande Reset cercano di gestire il rischio geopolitico creando nuovi mercati che ruotano intorno alle innovazioni digitali, alle e-strategies, al lavoro in telepresenza, all’intelligenza artificiale, alla robotica, alle nanotecnologie, all’Internet delle cose e all’Internet dei corpi.

La velocità vertiginosa con cui le tecnologie dell’intelligenza artificiale vengono impiegate suggerisce che l’ottimizzazione di tali tecnologie riguarderà inizialmente le industrie e le professioni tradizionali che offrono una rete di sicurezza per centinaia di milioni di lavoratori, come l’agricoltura, la vendita al dettaglio, la ristorazione, la produzione e le industrie dei corrieri.

Tuttavia, l’automazione sotto forma di robot, software intelligente e apprendimento automatico non sarà limitata ai lavori di routine, ripetitivi e prevedibili.

I sistemi di IA sono sul punto di automatizzare su vasta scala vari lavori da colletti bianchi, in particolare nelle aree che coinvolgono l’elaborazione delle informazioni e il riconoscimento dei modelli, come la contabilità, le risorse umane e le posizioni di middle management.

Anche se anticipare le tendenze future dell’occupazione non è un compito facile, si può affermare con certezza che la minaccia combinata di pandemie e guerre significa che la forza lavoro è sull’orlo di un rimescolamento senza precedenti con la tecnologia che rimodella la logistica, potenzialmente minacciando centinaia di milioni di posti di lavoro dei colletti blu e bianchi, comportando il più grande e rapido spostamento di posti di lavoro nella storia e prefigurando un cambiamento del mercato del lavoro che prima era inconcepibile.

Mentre è stato a lungo anticipato che l’aumento dell’uso della tecnologia nel settore privato avrebbe portato a massicce perdite di posti di lavoro, i blocchi pandemici e l’imminente interruzione causata da una guerra accelereranno questo processo, e molte aziende non avranno altra scelta che licenziare il personale e sostituirlo con soluzioni tecnologiche creative solo per la sopravvivenza delle loro attività.

In altre parole, molti dei posti di lavoro che andranno persi nei prossimi anni si stavano già orientando verso il licenziamento e difficilmente saranno recuperati una volta che la polvere si sarà posata.

 

  1. Accelerazione verso la green economy

La guerra ha ridotto significativamente la dipendenza dell’Europa dal settore energetico russo e ha rafforzato la centralità degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (SDG, ndt) e delle emissioni “nette zero“, che sono al centro del Grande Reset (a questo proposito si evidenza la situazione assurda dell’Italia che ha rinunciato a sfruttare le proprie risorse energetiche, con l’effetto di accelerare il great reset del nostro bel paese, ndt).

I politici che marciano al passo con il Grande Reset hanno capitalizzato le dure sanzioni contro la Russia accelerando il passaggio all’energia “verde” e ribadendo l’importanza della decarbonizzazione come parte della “lotta al cambiamento climatico”.

Tuttavia, sarebbe molto miope ritenere che il Grande Reset sia in definitiva orientato verso l’equa distribuzione di idrogeno “verde” e di carburanti sintetici a zero emissioni di carbonio che sostituiscano benzina e diesel.

Mentre gli SDGs delle Nazioni Unite sono cruciali per la ripresa post-pandemica, soprattutto fondamentali per la trasformazione del capitalismo degli azionisti che ora viene vantato dalle élite di Davos come “stakeholder capitalism“.

In termini economici, questo si riferisce a un sistema in cui i governi non sono più gli arbitri finali delle politiche statali, mentre le società private non elette diventano i fiduciari de facto della società, assumendosi la responsabilità diretta di affrontare le sfide sociali, economiche e ambientali del mondo attraverso la cooperazione macroeconomica e un modello multi-stakeholder di governance globale.

Sotto un tale costrutto economico, i conglomerati patrimoniali possono reindirizzare il flusso di capitale globale allineando gli investimenti con gli SDGs dell’ONU e configurandoli come conformi all’Environmental, Social, and Corporate Governance (ESG) in modo che i nuovi mercati internazionali possano essere costruiti sul disastro e la miseria di centinaia di milioni di persone potenzialmente afflitte dal collasso economico causato dalla guerra.

Pertanto, la guerra offre un enorme impulso ai governi che spingono il reset per perseguire attivamente l’indipendenza energetica, modellare i mercati verso una “crescita verde e inclusiva” e infine spostare le popolazioni verso un sistema cap-and-trade, altrimenti noto come un’economia dei crediti di carbonio.

Questo centralizzerà il potere nelle mani dei capitalisti azionisti sotto la maschera benevola di reinventare il capitalismo attraverso mezzi più equi e più verdi, usando slogan ingannevoli come “Costruire di nuovo meglio” senza sacrificare l’imperativo di crescita perpetua del capitalismo.

 

  1. Biotecnologia nel settore alimentare

La carenza di cibo creata dalla guerra sarà una manna per l’industria della biologia sintetica, poiché la convergenza delle tecnologie digitali con la scienza dei materiali e la biologia trasformerà radicalmente il settore agricolo e incoraggerà l’adozione di alternative basate sulle piante e coltivate in laboratorio su scala globale.

La Russia e l’Ucraina sono entrambi granai del mondo e le carenze critiche di cereali, fertilizzanti, oli vegetali e prodotti alimentari essenziali catapulteranno l’importanza della biotecnologia per la sicurezza alimentare e la sostenibilità e daranno vita a diverse start-up di imitazione della carne simili a “Impossible Foods” che è stata co-finanziata da Bill Gates.

Ci si può quindi aspettare una maggiore regolamentazione da parte del governo per inaugurare una drammatica revisione della produzione e della coltivazione industriale del cibo, a beneficio, in ultima analisi, dell’agribusiness e degli investitori biotecnologici, poiché i sistemi alimentari saranno ridisegnati attraverso le tecnologie emergenti per coltivare proteine “sostenibili” e colture brevettate modificate dal gene CRISPR.

 

  1. Valute digitali controllate dalla tecnocrazia globale

L’esclusione della Russia da SWIFT (la Società per la telecomunicazione finanziaria interbancaria mondiale) prefigura un reset economico che genererà precisamente il tipo di ritorno di fiamma necessario a rinchiudere ampie fasce della popolazione globale in una griglia di controllo tecnocratico.

Come diversi economisti ritengono, armare SWIFT, CHIPS (The Clearing House Interbank Payments System) e il dollaro USA contro la Russia non farà che spronare i rivali geopolitici come la Cina ad accelerare il processo di de-dollarizzazione.

Il principale beneficiario delle sanzioni economiche contro la Russia sembra essere la Cina, che può rimodellare il mercato eurasiatico incoraggiando gli stati membri della Shanghai Cooperation Organisation (SCO) e del BRICS a bypassare l’ecosistema SWIFT e regolare i pagamenti internazionali transfrontalieri in Yuan digitale.

Mentre la domanda di criptovalute vedrà una massiccia impennata, questo probabilmente incoraggerà molti governi a regolamentare sempre più il settore attraverso blockchain pubbliche e ad applicare un divieto multilaterale sulle criptovalute decentralizzate.

Il passaggio alle criptovalute potrebbe essere la prova generale per accelerare alla fine i piani per il denaro programmabile supervisionato da un regolatore federale, portando ad una maggiore accumulazione di potere nelle mani di una potente tecnocrazia globale e sigillando così la nostra schiavitù alle istituzioni finanziarie.

Credo che questa guerra porterà le valute alla parità, annunciando quindi un nuovo momento di Bretton Woods che promette di trasformare il funzionamento delle banche internazionali e la cooperazione macroeconomica attraverso la futura adozione di valute digitali delle banche centrali.

 

  • 6. Ascesa della Cina

Questa guerra segna un importante punto di inflessione nell’aspirazione globalista per un nuovo ordine internazionale basato su regole e ancorato all’Eurasia.

Come il “padre della geopolitica” Halford Mackinder dichiarò più di un secolo fa, l’ascesa di ogni egemonia globale negli ultimi 500 anni è stata possibile grazie al dominio sull’Eurasia. Allo stesso modo, il loro declino è stato associato alla perdita di controllo su quella porzione di terra cruciale.

Questa connessione causale tra geografia e potere non è passata inosservata alla rete globale degli azionisti che rappresentano il WEF, molti dei quali hanno anticipato la transizione verso un’era multipolare e il ritorno alla competizione tra grandi potenze in mezzo alla diminuzione dell’influenza politica ed economica dell’America e un bisogno pressante di ciò che i tecnocrati chiamano globalizzazione intelligente.

Mentre l’America cerca disperatamente di aggrapparsi al suo status di superpotenza, l’ascesa economica della Cina e le ambizioni regionali della Russia minacciano di sconvolgere i punti assiali strategici dell’Eurasia (Europa occidentale e Asia Pacifica).

La regione in cui l’America ha precedentemente goduto di un’egemonia incontrastata non è più impermeabile alle crepe e potremmo essere testimoni di un cambio della guardia che altera drammaticamente il calcolo della proiezione della forza globale.

Anche se l’ambiziosa Belt and Road Initiative (BRI) della Cina ha il potenziale per unificare il mondo-isola (Asia, Africa ed Europa) e causare uno spostamento tettonico nel locus del potere globale, la recente invasione dell’Ucraina avrà conseguenze di vasta portata per il trasporto ferroviario Cina-Europa.

Il presidente ucraino Zelensky ha affermato che l’Ucraina potrebbe funzionare come porta della BRI verso l’Europa. Pertanto, non possiamo ignorare l’enorme interesse della Cina nelle recenti tensioni sull’Ucraina, né possiamo ignorare l’ambizione di fondo della NATO di controllare l’ascesa della Cina nella regione, limitando la vendita di beni ucraini alla Cina e facendo tutto ciò che è in suo potere per ostacolare la moderna via della seta.

Mentre le sanzioni spingono la Russia verso il consolidamento dei legami bilaterali con la Cina e la piena integrazione con la BRI, un blocco commerciale pan-eurasiatico potrebbe essere il riallineamento che costringe a una governance condivisa dei beni comuni globali e un reset all’epoca dell’eccezionalismo statunitense.

 

  • 7.Ascesa di Israele

Con l’aumento delle speculazioni sull’impatto a lungo termine della guerra sui flussi commerciali bilaterali tra Cina ed Europa, il conflitto Russia-Ucraina catapulterà Israele – uno dei principali sostenitori del Grande Reset – a un rilievo internazionale ancora maggiore.

Israele è un mercato BRI molto attraente per la Cina e il PCC è fortemente consapevole dell’importanza di Israele come avamposto strategico che collega l’Oceano Indiano e il Mar Mediterraneo attraverso il Golfo di Suez.

Inoltre, il governo cinese ha riconosciuto per molti anni il primato di Israele come un hub tecnologico globale e ha capitalizzato le capacità di innovazione di Israele per aiutare ad affrontare le proprie sfide strategiche.

Pertanto, la mediazione di Naftali Bennet tra Mosca e Kiev è probabile che fattorizzi il ruolo strumentale della Belt and Road Initiative (BRI) nell’espansione dell’impronta strategica regionale e globale della Cina e di Israele.

Lo status di Israele come uno dei principali hub tecnologici del futuro e porta d’ingresso che collega l’Europa e il Medio Oriente è inestricabilmente legato alla rete di infrastrutture fisiche, come strade, ferrovie, porti e oleodotti che la Cina ha costruito negli ultimi dieci anni.

Già potenza nelle tecnologie automatizzate, robotica e cybersicurezza, Israele aspira ad essere la nazione centrale nel Regno millenario e si prevede che le startup tecnologiche del paese giocheranno un ruolo chiave nella quarta rivoluzione industriale.

Rafforzare la sua relazione in evoluzione con la Cina in mezzo alla crisi Russia-Ucraina potrebbe aiutare Israele a diventare potenza regionale egemone per eccellenza con una grande quota di potere economico e tecnologico centralizzato che converge a Gerusalemme.

Mentre Israele intraprende gli sforzi per diversificare i suoi mercati di esportazione e gli investimenti lontano dagli Stati Uniti, si pone una domanda importante.

Israele è nelle fasi preliminari di esternalizzazione dei suoi interessi di sicurezza lontano dagli Stati Uniti e a scommettere sull’asse sino-russo?

 

8. Passaporti digitali, controllo globale e credito sociale

È ormai risaputo che le carte d’identità digitali sono un elemento centrale dell’agenda del Grande Reset del World Economic Forum e devono essere razionalizzate attraverso le industrie, le catene di fornitura e i mercati come un modo per far progredire gli SDGs 2030 delle Nazioni Unite e per fornire servizi personalizzati e integrati nelle future smart cities.

Molti hanno capito come tale piattaforma possa essere utilizzata per inaugurare un sistema globale di controllo tecnocratico della popolazione e di conformità, incorporando l’umanità in una nuova catena di valore aziendale in cui i cittadini vengono estratti come merce di dati per gli investitori ESG e i mercati obbligazionari del capitale umano e viene loro assegnato un punteggio sociale e climatico basato su quanto bene si misurano con gli SDGs delle Nazioni Unite.

Questa verifica senza soluzione di continuità delle persone e dei dispositivi connessi in ambienti intelligenti può avvenire solo una volta che i nostri dati biometrici, le cartelle cliniche, le finanze, le trascrizioni dell’istruzione, le abitudini di consumo, l’impronta di carbonio e l’intera somma delle esperienze umane sono memorizzati su un database interoperabile per determinare la nostra conformità con gli SDGs delle Nazioni Unite, costringendo così un cambiamento monumentale al nostro contratto sociale.

I passaporti vaccinali sono stati inizialmente propagandati da partenariati pubblico-privati come un punto di ingresso per i Digital ID. Ora che tale logica ha fatto il suo corso, come potrebbero le attuali tensioni geopolitiche contribuire a scalare quello che è il nodo chiave di un nuovo ecosistema digitale?

L’Ucraina è stata tradizionalmente chiamata il granaio d’Europa e, insieme alla Russia, entrambe le nazioni sono importanti fornitori globali di cereali di base. Pertanto, la guerra ha tutte le caratteristiche di un cigno nero per le materie prime e l’inflazione.

Con un’economia che traballa sull’orlo del collasso a causa di una crisi globale dell’offerta, credo che le scosse economiche risultanti scateneranno emergenze belliche in tutto il mondo e al popolo verrà detto di prepararsi al razionamento.

Una volta che questo avrà luogo, l’adozione multilaterale di ID digitali che si interfacciano con le valute digitali delle banche centrali può essere propagandata come la soluzione per gestire e distribuire in modo efficiente le razioni familiari in uno stato di emergenza ed eccezione senza precedenti.

La Banca d’Inghilterra ha già ventilato la prospettiva di denaro programmabile che può essere speso solo per beni essenziali o beni che un datore di lavoro o il governo ritengono sensati.

Una volta che l’emittente avrà il controllo su come viene speso dal destinatario, diventerà quasi impossibile vivere adeguatamente senza un Digital ID, che sarà richiesto per ricevere pacchi di cibo e ottenere un mezzo di sussistenza di base. Pensate all’UBI (Universal Basic Income).

Se l’inflazione alimentare continua su una traiettoria ascendente senza segni di diminuzione, i governi potrebbero istituire controlli sui prezzi sotto forma di razionamento e le voci di razionamento potrebbero essere registrate sui libri mastri della blockchain sull’ID digitale per tracciare la nostra impronta di carbonio e le nostre abitudini di consumo durante un’emergenza nazionale.

 

9. Attacchi hacker e identità digitale

L’Europa è direttamente sulla linea di fuoco una volta che una guerra ibrida tra la NATO e l’asse Sino-Russia è in corso.

 Sarebbe negligente ignorare il chiaro e presente pericolo rappresentato da un attacco informatico alle banche e alle infrastrutture critiche o anche un timido e tattico scambio nucleare con missili balistici intercontinentali (ICBM).

Non riesco a vedere come qualsiasi parte in guerra non sarà limitata dalla dottrina della distruzione reciproca assicurata, quindi una ricaduta termonucleare è improbabile.

Tuttavia, l’uso di tecnologie di accesso remoto per cancellare la memoria di sistema dell’apparato bancario SWIFT o Cross-Border Interbank Payment System può potenzialmente rendere gran parte dell’economia internazionale non operativa e mandare il dollaro in tilt.

Se un evento di tali proporzioni catastrofiche dovesse verificarsi, porterebbe senza dubbio ad una crescente domanda di revisione della sicurezza informatica.

La ricaduta di un tale evento potrebbe benissimo stabilire un nuovo protocollo di sicurezza globale secondo il quale i cittadini devono possedere un Digital ID come necessaria misura di sicurezza nazionale.

Si può immaginare come l’accesso a internet o ai servizi pubblici all’indomani di un attacco informatico a livello nazionale potrebbe richiedere ai cittadini di utilizzare un Digital ID per autenticare che le loro attività e transazioni online provengano da una fonte legittima e non malevola.

Ci sono poche coincidenze in politica.

 

10.Totalitarismo globale e fine delle sovranità popolari

Le implicazioni economiche di questa guerra saranno così disastrose che i governi e il settore pubblico avranno bisogno di una significativa iniezione di capitale privato per affrontare il deficit di finanziamento.

Questo renderà effettivamente obsoleta la tradizionale separazione dei poteri tra le istituzioni bancarie centrali e i governi, poiché le prime saranno posizionate per influenzare in modo sproporzionato la traiettoria fiscale degli stati nazionali, la cui sovranità sarà svuotata dalla cattura all’ingrosso dei governi da parte delle banche centrali e dei fondi speculativi.

Pertanto, il modello dello stato-nazione viene gradualmente messo a soqquadro da una tecnocrazia globale, costituita da un consorzio non eletto di leader dell’industria, oligarchi delle banche centrali e istituzioni finanziarie private, la maggior parte dei quali sono prevalentemente attori aziendali non statali che tentano di ristrutturare la governance globale e di arruolarsi nel processo decisionale globale.

Pertanto, il futuro delle relazioni internazionali e la trasformazione sociale, economica e politica che il mondo sta attualmente subendo alla luce della pandemia e del conflitto Russia-Ucraina non sarà deciso attraverso il multilateralismo e i rappresentanti eletti degli stati sovrani.

Piuttosto, sarà deciso attraverso una rete di partenariati multi-stakeholder che sono motivati dalla politica della convenienza e non devono rendere conto a nessun elettorato o a nessuno stato e per i quali concetti come sovranità e diritto internazionale sono privi di significato.

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