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Dall' Epistolario di Caterina da Siena

santa caterina da siena Dec 21, 2023

AD UN SODOMITA

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo fratello in Cristo dolce Gesù.
Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi debitore reale, che rendiate il debito vostro al vostro Creatore.

Sapete che siamo tutti debitori a Dio; perocchè, ciò che noi abbiamo, l’abbiamo solo per grazia e per amore inestimabile.
Non pregammo mai che ci creasse: mosso dunque dal fuoco dell’amore; creocci all’immagine e similitudine sua: creocci in tanta dignità, che non è lingua che il possa narrare, nè occhio vedere, nè cuore pensare la dignità dell’uomo, quanto ell’è.
Questo è il debito che noi abbiamo tratto da Dio: e questo debito vuole che gli sia renduto: cioè amore per amore.

Cosa giusta e convenevole è che colui che si vede amare, ch’egli ami.

Anco ei mostrò maggiore amore che mostrare ci potesse, dando la vita per noi.
Che, vedendo Dio che l’uomo aveva perduta la sua dignità per lo peccato commesso, erasi obbligato al dimonio; venne la somma eterna Bontà.
Essendo innamorato della sua creatura, vuole restituire e trarla dall’obbligo, manda il Verbo dell’unigenito suo Figliuolo, condannato alla morte per rendere la vita della Grazia all’uomo: mandalo per ricolta dell’uomo a trarlo dalla carcere del peccato e dalle mani delle dimonia.

O dolce e amoroso Figliuolo di Dio, inestimabile Verbo, Carità dolcissima, tu sei entrato ricolta e pagatore;
tu hai stracciato la carta dell’obbligazione fra l’uomo e il dimonio; che per lo peccato era obligato a lui: sì che stracciando la carta del corpo tuo, scioglieste noi.

Oimè, signore mio! chi non si consuma a tanto fuoco d’amore?
Non si consumeranno coloro, che ogni dì di nuovo fanno carta nuova col dimonio non ragguardando te, Cristo Gesù flagellato, satollato d’obbrobri, Dio ed uomo.
Oimè, oimè! questi tali fanno del corpo loro una stalla, tenendovi dentro gli animali bruti senza veruna ragione.

Oimè, fratello carissimo, non dormite più nella morte del peccato mortale.
Io vi dico che la secure è già posta alla radice dell’arbolo.
Togliete la pala del timor santo di Dio, e sia menata alla mano dell’amore.
Venite traendo il fracidume dell’anima e del corpo vostro.
Non siate crudele di voi, nè manigoldo, tagliandovi dal vostro capo, Cristo dolce e buono Gesù.
Non più fracidume, non più immondizia!

E ricorrete al vostro creatore; aprite l’occhio dell’anima vostra, e vedete quanto è ’l fuoco della sua carità, che v’ha sostenuto, e non ha comandato alla terra che si sia aperta, nè agli animali bruti, che v’abbiamo divorato.
Anco, v’ha dato la terra de’ frutti suoi, e ’l sole, e ’l caldo, e la luce e ’l cielo, il Movimento, acciò che viviate; dandovi spazio di tempo, perchè possiate correggervi.
Questo ha fatto solo per amore.

O ladro ignorante debitore, non aspettate più tempo;
fate sacrificio a Cristo crocifisso della mente, dell’anima e del corpo vostro.
Non dico, che vi diate la morte perchè voi vogliate questo per separazione di vita corporale;
ma morte negli appetiti sensitivi;
che la volontà ci sia morta, e viva la ragione,
seguitando le vestigie di Cristo crocifisso.

Allora renderete il debito.
Date a Dio quello che è di Dio, e alla terra quello che è della terra.
A Dio si deve dare il cuore, e l’anima, e l’affetto con ogni sollicitudine, e non negligenzia.
Tutte le vostre operazioni debbono essere fondate in Dio.
Alla terra che si vuol dare, cioè a questa parte sensitíva?
Quello che ella merita.
Che merita colui che uccide?
D’essere morto.
Cosi ci conviene uccidere questa volontà fiagellando la carne nostra; afiliggerla, ponerli il giogo de’ santi comandamenti di Dio.
E non vedete voi che ella è mortale?
Tosto passa la verdura sua, siccome il fiore che è levato dal suo principio.

Non state più cosi, per l’amore di Cristo crocifisso!
Ch’io vi prometto che tanta abominazione e tanta iniquità Dio non la sosterrà, non correggendo la vita vostra; anco, ne farà grandissima giustizia mandando il giudizio sopra di voi.
Dicovi che non tanto Dio, ch’è somma purità, ma le dimonia non la possono sostenere: chè tutti gli altri peccati stanno a vedere, eccetto questo peccato contro natura.
Or sete voi bestia, o animale bruto?
Io veggo pure, che voi avete forma d’uomo; ma è vero che di quest’uomo è fatto stalla: dentro ci sono gli animali bruti de’ peccati mortali.
Oimè! non più, per l’amore di Dio!

Attendete, attendete alla salute vostra:
rispondete a Cristo, che vi chiama.
Voi sete fatto per esser tempio di Dio; cioè che dovete ricevere Dio per Grazia, vivendo virtuosamente, partecipando il sangue dell’Agnello; dove si lavano le nostre iniquità.
Oimè, oimè sventurata l’anima mia!
Io non so metter mano alle mie e vostre iniquità.
Or come fu tanto crudele, e spietata l’anima vostra, e la vostra bestiale passione sensitiva, che voi oltre al peccato contro natura....

Oimè! scoppino e’ cuori, dividasi la terra, rivolgansi tutte le pietre sopra di noi, i lupi ci divorino; non sostengano tanta immondizia, e offesa fatta a Dio e all’anima vostra.
Fratello mio ci vien meno la lingua, e tutti e’ sentimenti.
Ohimè! non voglio più così.

Ponete fine e termine alla miseria ch’io v’ho detto: e vi ricordo che Dio nol sosterrà, se voi non vi correggete.
Ma bene vi dico che se voi vorrete correggere la vita vostra in questo punto del tempo, che v’è rimaso, Iddio è tanto benigno e misericordioso, che vi farà misericordia; benignamente vi riceverà nelle braccia sue, faravvi partecipare il frutto del sangue dell’Agnello, sparto con tanto fuoco d’amore: chè non è neuno sì gran peccatore, che non trovi misericordia.
Perocchè è maggiore la misericordia di Dio, che le nostre iniquità, colà dove noi ci vogliamo correggere, e vomitare il fradiciume del peccato per la santa confessione, con proponimento d’eleggere innanzi la morte, che tornare più al vomito.
A questo modo riaverete la dignità vostra perduta per lo peccato: e renderemo il debito che dobbiamo rendere a Dio.
Sappiate che se voi nol rendeste, voi cadereste nella più scura prigione che si possa immaginare.
Sappiate che quando questo debito non si rende, della confessione e dispiacimento del peccato, non bisogna che altri s’affadighi a pigliarlo, perchè esso medesimo colla compagnia delle dimonia, che sono i suoi signori a cui egli ha servito, ne va nel profondo dell’inferno.

Fratello mio dolce in Cristo dolce Gesù, non voglio che questa prigione nè condennagione venga sopra di voi; ma voglio, e pregovi (e io vi voglio aiutare) da parte di Cristo crocifisso, che voi usciate delle mani del diavolo.
Pagate il debito della santa confessione con dispiacimento dell’offesa di Dio, e proponimento di non cader più in tanta miseria.
Abbiate memoria di Cristo crocifisso;
spegnete il veleno della carne vostra colla memoria della carne fiagellata di Cristo crocifisso, Dio ed uomo.
Chè per l’unione della natura divina colla natura umana è venuta in tanta dignità la nostra carne, che ella è esaltata sopra tutti i cori degli angeli.
Ben si debbono vergognare gli stolti figliuoli di Adam, di darsi a tanta miseria, e perdere la sua dignità.

Ponetevi per obietto Cristo crocifisso,
nascondetevi nelle piaghe di Cristo crocifisso,
annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso.
E non indugiate, nè aspettate il tempo, perchè il tempo non aspetta voi.

E se la fragilità vostra vi volesse dar molestia, tenetevi ragione come buon giudice.
Salite sopra la sedia della coscienza vostra; non lassate passare i movimenti che non sieno corretti da voi con una santa e dolce memoria di Dio.
Invitate voi medesimo a far resistenzia, e non consentite al peccato per volontà nè attualmente mandarlo ad effetto; ma dite: «porta oggi, anima mia, questa poca pena; fa resistenzia, e non consentire.
Forse che domani sarà terminata la vita tua.
E se pure sarai vivo, farai quello che ti farà fare Dio.
Fa tu oggi questo».

Dicovi che facendo così, l’anima vostra e il corpo, che ora è fatto stalla, sarà fatto tempio dove Dio si diletterà abitando in voi per Grazia.
Poi, consumata la vita vostra, riceverete l’eterna visione di Dio, dove è vita senza morte, e sazietà senza fastidio.
Non vogliate perdere tanto bene per una trista dilettazione.
Altro non vi dico.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
Perdonate alla mia ignoranzia.
Hovvi forse gravato di parole, e detto quello che non vorremmo forse udire.
Abbiatemi per iscusata; chè l’affetto e l’amore ch’io ho alla salute dell’anima vostra me l’ha fatto fare.
Chè se io non v’amessi, non me ne impaccerei, nè curerei perchè io vi vedessi nelle mani del dimonio: ma perchè io v’amo, nol posso sostenere.
Voglio che partecipiate il sangue del Figliuolo di Dio.
Gesù dolce, Gesù amore, Maria dolce.

_ Caterina da Siena, Epistolario XXI,
Ad uno il cui nome si tace

 

 

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