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C’era una volta in America. O dell’Oscuro Signore della propaganda

paolo gulisano Nov 11, 2022

FONTE :  Paolo Gulisano Blog

Quanto è accaduto e sta ancora accadendo con l’avvio del processo definito “Grande Reset” da Klaus Schwab, ha suscitato non poco stupore in chi ha conservato intatto un pensiero libero e critico. C’è a chi sembra inverosimile che una massa enorme di persone abbia ciecamente seguito le direttive del Pensiero Unico, e tra questi anche persone colte, istruite, informate. Qualcuno ha persino parlato di una forma di ipnosi collettiva.

In effetti, se non proprio in uno stato di ipnosi, le masse sono state manipolate attraverso metodologie i cui princìpi sono noti da molto tempo, ma che grazie alle attuali tecnologie di comunicazione hanno potuto raggiungere un’efficacia unica nella storia. Per cercare di capire a fondo, occorre raccontare la storia di colui che è il padre della manipolazione di massa, una figura di cui i libri di storia parlano pochissimo o nulla affatto, ma che è stato uno dei personaggi più influenti del XX secolo, e destinato a diventare ancora più importante oggi, quando le sue teorie possono essere realizzate in modo tremendamente efficace.

Si chiamava Edward Bernays. Era nato a Vienna nel 1891 ed era nipote di Sigmund Freud. Coniugando gli studi sulla psiche elaborati dallo zio con le idee di Gustave Le Bon, autore della Psicologia delle folle, divenne un pioniere della comunicazione di massa, di tipo pubblicitario, ma non solo. Fu il primo vero “spin doctor” capace di influenzare gusti, scelte, comportamenti, persino scelte politiche.

La sua attività non si limitò a far vendere più pacchetti di sigarette o vestiti, ma applicò i suoi metodi anche alla politica, influenzando la partecipazione della sua patria d’adozione, gli Stati Uniti, a due guerre e provocando colpi di Stato in Centroamerica. La relazione con lo zio Freud era costantemente al centro del suo pensiero e del suo lavoro di “consulente”.

Dopo la laurea in Agricoltura alla Cornell University di Ithaca, New York, una facoltà scelta per accontentare il padre, iniziò a lavorare nel giornalismo come pubblicista. Cominciò la sua carriera con la collaborazione con due mensili di medicina, e fu l’inizio del suo successo. Bernays capì che era molto utile alla diffusione delle riviste accendere polemiche, organizzare campagne, fare anche un po’ di scandalo (ad esempio affrontando tematiche di tipo sessuale) e infine promuovere comitati con lo scopo di appoggiare determinati progetti e ricevere fondi. Inventò la figura del “testimonial”, utilizzando molti volti noti, soprattutto dello spettacolo.

Bernays fu uno dei primi a commercializzare metodi per utilizzare la psicologia del subconscio al fine di manipolare l’opinione pubblica. A lui si devono le espressioni “mente collettiva” e “fabbrica del consenso”, concetti che diventeranno fondamentali nelle varie attività di propaganda. Un primo grande successo di questi metodi fu ottenuto nel 1917, quando l’America entrò in guerra al fianco delle potenze dell’Intesa contro la Germania e l’Austria mentre la maggior parte del popolo americano si mostrò ostile a questa scelta.

Per risolvere questo problema, il presidente Woodrow Wilson istituì un comitato sull’informazione pubblica, il Committee on Public Information, e Bernays fu chiamato a farne parte con un ruolo molto importante. Il Committee fu organizzato come un mezzo di propaganda bellica in grado di sfruttare più strumenti possibili per rendere dapprima accettabile e quindi doveroso l’ingresso dell’America in guerra. La macchina si mise subito al lavoro, facendo arrivare ad ogni giornale del Paese migliaia di comunicati stampa; su tutto il territorio nazionale vennero diffusi milioni di poster, tra cui il più noto raffigurante lo Zio Sam e la celebre frase “I Want You for US Army”, oltre a manifesti, immagini e vari tipi di documenti propagandistici.

Anche all’interno dell’informazione e del cinema vennero introdotti metodi di propaganda pro-bellica, rispettivamente con la New Division e la Film Division. L’industria di Hollywood produsse una serie di film dal chiaro messaggio antitedesco, con titoli assai eloquenti come “Il delinquente prussiano” e “Il Kaiser la belva di Berlino”. Sei mesi di martellante campagna propagandistica determinarono il sorgere e il diffondersi di decine di organizzazioni patriottiche, portando il paese ad un’isteria antitedesca così intensa da impressionare permanentemente il mondo degli affari statunitense, che comprese immediatamente quali fossero i potenziali vantaggi che davano queste strategie pervasive per la capacità di controllare l’opinione pubblica su larga scala.

La Commissione creò anche i four minute men, un gruppo di circa 75.000 volontari autorizzati dal presidente, per diffondere discorsi della durata di quattro minuti che venivano proiettati nei cinema su argomenti forniti loro dal Comitato. Riuscirono a tenere oltre 750.000 discorsi in 5.200 località. Il presidente Wilson aveva annunciato che “l’America non entrava in guerra per ristabilire i vecchi imperi, ma per portare la democrazia in tutta l’Europa”. Bernays dimostrò capacità eccellenti nel contribuire a promuovere quest’idea sia in patria che all’estero e, alla fine della guerra, fu tra i ristretti collaboratori che accompagnarono il presidente alla conferenza di pace a Parigi per tutta la sua durata. Uno degli slogan che inventarono era “fare del mondo una democrazia più sicura”, con Wilson nella parte di colui che avrebbe creato un mondo nuovo.

Dopo la guerra Bernays si dedicò a lucrose campagne pubblicitarie. L’America era una società di massa industrializzata, con milioni di abitanti raggruppati nelle città. Bernays era deciso a trovare nuovi modi per controllare e alterare il modo in cui queste nuove masse pensavano e sentivano. Per farlo, attinse agli scritti di suo zio Sigmund Freud. In particolare Bernays era rimasto molto colpito dalla lettura di Introduzione alla psicoanalisi. Vi aveva scoperto l’esistenza descritta da Freud di forze irrazionali nascoste all’interno della mente umana, e si domandò se fosse possibile guadagnare manipolando l’inconscio. Occorreva passare da una cultura dei bisogni a una cultura dei desideri, e i desideri potevano e dovevano essere anche inventati.

Bernays cominciò a creare molte delle tecniche di persuasione di massa utilizzate ancora oggi. Fu assunto da William Randolph Hearst per pubblicizzare le sue nuove riviste femminili, e lui le rese affascinanti, inserendo articoli e inserzioni pubblicitarie che collegavano oggetti che venivano prodotti da altri suoi clienti, e cominciò anche a inserire pubblicità occulte nei film. Organizzò su commissione dei grandi produttori di tabacco una spettacolare – e purtroppo efficacissima – campagna pubblicitaria per iniziare al fumo di sigaretta le donne.

Fino agli anni ’20 la percentuale di donne fumatrici era bassissima. Dietro parole d’ordine di tipo progressista e femminista, Bernays riuscì a determinare un radicale cambiamento di stile di vita, portando al tabagismo milioni di donne. I profitti dei produttori di sigarette andarono alle stelle, a scapito della salute delle donne. Bernays sosteneva la necessità di una manipolazione “scientifica” dell’opinione pubblica, per controllare il caos sociale e i conflitti della società.

Questo per Bernays era assolutamente un bene in quanto solo in questo modo larga parte della popolazione avrebbe potuto “collaborare e cooperare” in modo da rendere possibile il funzionamento ordinato della società. Ispirandosi a Freud, Bernays descriveva il pubblico come “un gregge che ha bisogno di essere guidato” e fu sempre fedele al principio che bisognava controllare le masse senza che queste lo sapessero. Infatti sosteneva: “in quasi tutte le azioni della nostra vita, sia in ambito politico, o negli affari o nella nostra condotta sociale, o nel nostro pensiero morale, siamo dominati da un relativamente piccolo numero di persone che comprendono i processi mentali e i modelli di comportamento delle masse. Sono loro che tirano i fili che controllano la mente delle persone”.

Il vero potere dunque non è nei parlamenti o nel popolo, a cui si assegna formalmente la sovranità, ma in un ristretto gruppo di persone che dominano effettivamente, realmente, la società.

Nel 1928 pubblicò Propaganda, il suo libro più celebre, in cui esponeva le sue teorie. La sua convinzione era che una manipolazione consapevole e intelligente delle opinioni e delle abitudini delle masse, svolge un ruolo importante in una società democratica. Chi è in grado di padroneggiare questo dispositivo di condizionamento sociale possono ritrovarsi un potere – che rimane invisibile – capace di dirigere una nazione: “Coloro che hanno in mano questo meccanismo costituiscono il vero potere esecutivo del paese. Noi siamo dominati, la nostra mente plasmata, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite, da gente di cui non abbiamo mai sentito parlare. (…) Sono loro che manovrano i fili…” Bernays non fa mistero nel libro che occorre controllare le masse a loro insaputa, facendo leva sui desideri e le paure più profonde, operando un’ingegneria del consenso attraverso bugie e manipolazioni.

Bernays applicò ancora una volta le sue teorie per obiettivi politici, collaborando alla macchina di propaganda bellica nella Seconda Guerra Mondiale. E ancora, negli anni ’50, architettando un colpo di Stato in Guatemala ai danni di un presidente legittimamente eletto dal popolo. Il presidente Arbenz aveva promesso di liberare il Paese dal controllo della United Fruit Company, che da decenni sfruttava con la corruzione vaste piantagioni di banane nel paese Centroamericano. La Compagnia si rivolse a Bernays, il quale organizzò una massiccia campagna mediatica ai danni del Guatemala, fatto passare per un regime comunista controllato da Mosca che minacciava gli interessi degli Stati Uniti.

Bernays creò anche una finta agenzia di stampa indipendente, la “Middle America Information Bureau”, la quale bombardò il pubblico americano con la notizia che Mosca intendeva usare il Guatemala come testa di ponte per attaccare gli Stati Uniti. Tutto ciò sortì l’effetto desiderato: la CIA fu incaricata di organizzare un colpo di stato. In collaborazione con la United Fruit, la CIA addestrò e armò un esercito di comattenti che seminò il terrore nel Paese. Alla fine il presidente Arbenz fu costretto a lasciare il Guatemala sostituito da un nuovo capo di stato fantoccio di Washington. Fu l’ultima grande impresa di Bernays, divenuto famoso come “l’uomo che capiva la psiche della folla”.

Ciò che in realtà Bernays inventò, e che ora trova nuove espressioni, ancora più drammaticamente efficaci, sono state le tecnica di condizionare l’opinione pubblica, di instillare idee e convinzioni, di nascondere la verità, di diffondere sistematicamente la menzogna. Un’opera che non si può non definire sulfurea.

Paolo Gulisano

 

 

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