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Cibo sintetico? No, grazie!

aldo maria valli coldiretti wanda massa Nov 28, 2022

di Wanda Massa

Il 10 novembre 2022, Coldiretti, la più importante organizzazione di imprenditori agricoli a livello nazionale ed europeo, ha promosso una meritoria raccolta firme contro il cibo sintetico.

Nonostante si tratti di una ricerca estremamente costosa – il primo hamburger in provetta, prodotto nel 2013 è costato 300 mila dollari – gli investimenti sulla carne artificiale sono centuplicati nell’ultimo decennio, raggiungendo i 1,4 miliardi di dollari nel 2021, mentre il numero degli investitori privati interessati al business è in costante crescita.

Secondo gli analisti di McKinsey, circa 350 milioni di dollari durante l’anno della pandemia sono stati stanziati da grandi player come Tyson e Nutreco, aziende internazionali del settore delle proteine animali e holding finanziarie come Temasek e SoftBank. Le startup operative nel settore sono quasi cento e l’attore Leonardo Di Caprio, attivista per lo sviluppo sostenibile, ha di recente investito su Aleph Farms e Mosa Meat, due società, rispettivamente israeliana e svedese, impegnate nella produzione di carne ricavata da cellule bovine modificate (rif: qui).

Il business del cosiddetto Frankestein food coinvolge in primis le multinazionali della tecnologia (Big Tech) e i colossi della finanza mondiale; il pregevole video informativo prodotto dal Centro Studi Divulga per la Coldiretti, cita ad esempio:

  • Bill Gates (fondatore di Microsoft)
  • Eric Schmidt (cofondatore di Google)
  • Peter Thiel (cofondatore di PayPal)
  • Marc Andreessen (fondatore di Netscape)
  • Jarry Yang (cofondatore di Yahoo)
  • Vinod Khosla (cofondatore di Sun Microsystems)

Da tempo è in atto una diffusa campagna mediatica in favore del cibo sintetico, perché sarebbe maggiormente conforme alle esigenze dell’ideologia ecologista e animalista, tanto che a Singapore già nel 2020 è stata autorizzata la commercializzazione di polpette di pollo artificiale.

Il video della Coldiretti smonta gli argomenti a favore della carne in provetta e mostra, invece, come la sua diffusione rischi di condurci ad una catastrofe alimentare, umana, sociale e ambientale senza precedenti.

La carne sintetica infatti è un prodotto artificiale e ingegnerizzato: viene ottenuta a partire da fasce di fibra muscolare, coltivate attraverso la fusione di cellule staminali embrionali. La crescita avviene in un bioreattore, sviluppando le cellule in vitro.

Gli eufemismi “carne coltivata” o “carne pulita” utilizzati per propagandare la bistecca artificiale sono assolutamente fuorvianti.

La carne sintetica rispetto a quella naturale richiede un consumo superiore di energia e di acqua; il metano degli allevamenti rimane nell’atmosfera per circa 12 anni, mentre l’anidride carbonica dell’industria della carne sintetica persiste e si accumula per millenni, senza contare i residui chimici e organici, estremamente inquinanti, che vengono rilasciati nell’ambiente.

Non è neppure vero che la bistecca in laboratorio riduca la sofferenza animale, infatti il procedimento utilizzato per l’estrazione dei tessuti, prevede che, dopo la macellazione della vacca madre, venga prelevato il feto di età gestazionale superiore a 3 mesi e si proceda all’estrazione dei relativi tessuti dalla creatura viva, senza la somministrazione di alcuna anestesia per non alterare il prodotto.

Si tratta dello stesso procedimento utilizzato nella cannibalizzazione dei feti umani per l’impiego nell’industria farmaceutica (rif: qui), alimentare e cosmetica e da solo varrebbe per opporre legittima obiezione di coscienza al relativo consumo (rif. qui).

In definitiva, la verità che non viene pubblicizzata è che il Frankestein food:

  • non salva gli animali perché viene fabbricato cannibalizzando i feti degli animali,
  • non salva l’ambiente perché inquina e consuma maggiori risorse,
  • non aiuta la salute perché non c’è alcuna garanzia che i prodotti chimici impiegati siano sicuri per il consumo alimentare ed è noto il potenziale cancerogeno delle cellule staminali embrionali,
  • è costosa, quindi non è accessibile a tutti,
  • da ultimo, non è neppure propriamente carne ma, come ribadito, si tratta un prodotto sintetico e ingegnerizzato.

Purtroppo non c’è solamente la bistecca in provetta. Ad essere a rischio è tutto il cibo: sono già avviate le ricerche per la produzione di uova, latte, pesce e formaggi artificiali.

La società Remilk, ad esempio, intende aprire una fabbrica chimica in Danimarca per la produzione di latte sintetico realizzato in laboratorio senza mucche. In Germania si lavora a bastoncini di sostanza ittica coltivati in vitro senza aver mai neppure visto il mare, mentre negli Usa si sta sperimentando il sushi in provetta (rif. qui).

Spostare i sistemi alimentari verso la carne sintetica penalizza gravemente agricoltori e consumatori, infrange lo straordinario legame tra cibo e natura e dissolve il patrimonio di arte e tradizione culinaria, per cui il nostro paese è noto e apprezzato in tutto il mondo.

È il momento di reagire per scongiurare questo ulteriore incubo per noi e i nostri figli.

È possibile firmare la petizione per una proposta di legge che vieti la produzione, uso e commercializzazione della carne sintetica in Italia direttamente presso la sede della Coldiretti più vicina, oppure collaborare nella raccolta delle firme mediante l’utilizzo del modulo che si può richiedere per mail.

“Le bugie sul cibo in provetta confermano che c’è una precisa strategia delle multinazionali che con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “siamo pronti a dare battaglia poiché quello del cibo Frankenstein è un futuro da cui non ci faremo mangiare”.

 

 

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