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TRUTH

(De)ridere i morti? Se in tempo di guerra lo scherzo vale

Feb 17, 2022

di Miguel Cuartero Samperi

 

Temo che alla storia del vaccinarsi “per amore”, del “ne usciremo tutti uniti” e “migliori”, non abbia mai creduto nessuno. Se i media verificano la possibilità di una imminente guerra (tra gli USA del buon zio Biden e la Russia del terribile Putin), una guerra è già in atto ma nessuno sembra esserne accorto. Un conflitto che, come ogni guerra degna di questo nome, non guarda in faccia a nessuno. La corsa al vaccino sembra una corsa per salvarsi la pelle. La vaccinazione ai bambini, una corsa per evitare noie: quarantene, DAD, malattie al 50% e impicci simili.

Se i media diffondono la paura del virus (con la complicità degli ospedali) il governo Draghi-Mattarella diffonde la paura delle sanzioni che poliziotti, commercianti, capi ufficio, presidi e insospettabili vicini di casa (“mi salutava sempre con cordialità”) sono pronti ad applicare con ferrea inflessibilità e malcelata soddisfazione. La caccia ai cosiddetti “novax” (“Persona che, vaccinata o no, esprime dei dubbi sull’efficacia e la innocuità dei vaccini anticovid19 attualmente in commercio”) ha assunto i toni e i modi di una guerra grazie anche agli appelli del Premier, dei suoi ministri e sottosegretari. Non bastano le leggi inique a “rendere la vita difficile” ai non vaccinati (no ristoranti, no treni, no bus, no opinioni…), causa di tutti i mali, ma come non tempestarli di insulti, di scherni, di sprezzo in diretta TV? Come non farlo sui social, da anni ormai cloaca maxima delle più basse passioni umane, fucina di odio e di rigurgito contro il nemico di turno?

In questa situazione di caos in cui facilmente i nervi saltano, a tutti capita di sbagliare, di esagerare… di farla fuori dal vasetto. Per eccesso di zelo, per nervosismo, per distrazione. I social sono impietosi. Ma c’è sempre un modo di cavarsela: twitter non è l’Alta Corte per i Diritti umani e neanche l’inappellabile giudizio finale. Una persona che la spara grossa, in modo particolare se lo fa in un contesto pubblico essendo lui un personaggio pubblico, ha semplicemente due opzioni: 1) Ammettere il suo errore, chiedere scusa e tacere 2) Rilanciare le accuse al mittente accusando gli altri di “analfabetismo” per non aver compreso una sua intelligente freddura. Così è capitato che un noto (non a me) personaggio televisivo, dopo una sciocchezza scritta sui social, ha scelto quella che in guerra è la miglior difesa: l’attacco.

Mario Tozzi è un geologo, divulgatore scientifico, saggista, autore e conduttore televisivo di Rai tre dove ha condotto e conduce interessanti programmi di scienza. Ha una pagina Wikipedia da dove si apprende che ha dato il nome a un asteroide ed “è membro del consiglio scientifico del WWF nonché Cavaliere della Repubblica Italiana”. Un personaggio di un certo spessore intellettuale e scientifico dunque, molto seguito sui social e stimato dai colleghi. Peccato che l’unione tra l’immediatezza dei social che ti spinge a scrivere e pubblicare ogni pensiero (anche il più malsano) e l’esacerbazione della caccia al novax siano stati fatali al professore, o per lo meno alla sua buona fama…

Il prof. Tozzi ha infatti imprudentemente rilanciato una pessima battuta sulla morte di Luc Montagnier con l’intenzione di far ridere, provocando un’ondata di indignazione generale. La battutaccia incentrata sulla morte dello scienziato francese giocava con le parole (in pratica: un terrapiattista sotto terra) deridendo le posizioni critiche di Montagnier riguardo al cosiddetto vaccino anticovid19. Posizioni che hanno fatto guadagnare al premio Nobel francese un’ondata di disistima, disapprovazione e burla da parte del mondo scientifico, politico e mediatico. Amato e rispettato per le sue ricerche e la sua autorevole figura di scienziato, Montagnier è diventato lo scemo del villaggio dal giorno in cui ha messo in guardia sull’uso dei vaccini anticovid, prevedendo effetti non desiderati a lungo termine. Ignorato dai colleghi, deriso dai media quando era ancora in vita, la sua morte è stata annunciata (con molta freddezza ed estremo ritardo) come quella di un ex-scienziato ormai rimbambito, promotore di “teorie antiscientifiche”.

Ora Montagnier viene ridicolizzato e sbeffeggiato anche da morto, oltre che dagli abitanti della cloaca maxima, da un ricercatore italiano che non accetta nessun dibattito su un argomento considerato ormai sacro e intoccabile: l’efficacia del vaccino anticovid19.

Un’imprudenza, quella di Tozzi di cui forse, a posteriori, avrebbe potuto fare a meno visto che scherzare sui morti e de-ridere il nemico quando questo è ormai trapassato non è da persone rispettabili né moralmente approvabile, indipendentemente dalla scuola di pensiero o dalla religione alla quale si appartiene. Fare ciò in pubblica piazza ha un aggravante: oltre ad offrire una brutta immagine di sé (ma questo ci interessa in maniera relativa), si invita i propri amici e “fans” a fare lo stesso e si trascina il cadavere dell’odiato nemico al centro dell’arena (o della cloaca) per metterlo alla mercé degli avvoltoi da tastiera. Basta un like. O un retweet. Per i più audaci ci sono gli applausi, le risate e i commenti compiaciuti. Come chi chiede (sempre ridendo, sempre per scherzo, per carità!) “Dopo quanto tempo dalla morte si possono fare battute?”. Come chi scrive “Si era comunque rincoglionito” (E se fosse vero, com’è vero per tanti nostri nonni e anziani che ci lasciano ormai molto avanti negli anni e che non meritano per questo il nostro riso e il nostro scherno dopo il funerale?). Come chi sentenzia: “Il Nobel lo ha buttato nel cesso” o “Almeno ha smesso di dire sciocchezze” (come se sia auspicabile che chi dice sciocchezze debba morire presto per smettere di esprimersi).

E Tozzi? Approva, sta al gioco: like, retweet, like, retweet. E mentre più di qualcuno mette in discussione e disapprova il suo comportamento poco rispettoso nei confronti di un collega defunto, lui rispedisce le accuse al mittente: “imbecilli”, “ignoranti”, “analfabeti” (quasi mai parole sue, per carità, solo retweet. E’ un uomo rispettabile) che non hanno capito che scherzavo. Tra le due opzioni – chiedere scusa e tacere e rilanciare accusando – il professore ha scelto la seconda.

Ora aspettiamo che la sua pagina su Wikipedia venga aggiornata con una nuova voce: “Controversie”. Così come è stata aggiornata quella di Montagnier per ricordare a tutti che oltre a essersi rincoglionito per l’età (ma prima o poi tocca a tutti, perché morire nel pieno delle forze fisiche e psichiche non lo vogliamo augurare neanche ai nostri nemici) negli ultimi anni si è opposto al mainstream per ragioni di prudenza affermando che la vaccinazione di massa non può essere la soluzione, non con questi vaccini che possono provocare degli effetti a lungo termine che avrebbe voluto evitare. Al rogo lui, le sue idee e il suo cadavere.

Provate a immaginare se il morto fosse stato un altro o di un altro schieramento… se la battuta sagace, (che gli analfabeti non capiscono), fosse stata fatta su un altro uomo, politico o scientifico. Ad esempio su un presidente della Repubblica da doppio mandato o su un presidente del Parlamento Europeo, su un campione dello sport o su un cantante di successo. “Dopo quanto tempo dalla morte si possono fare battute?” chiederebbe Tozzi per cautelarsi? O meglio, “Si possono fare battute?”. La risposta è semplice. Se il morto è di sinistra, pace e onore alla sua anima. Se chi fa la battuta è un compagno, è concesso lo scherzo. Ma se il morto è di destra, e se ha messo in discussione il sacro vaccino… beh, se lo merita. E loro? Stavano solo scherzando.

fonte https://www.sabinopaciolla.com/deridere-i-morti-se-in-tempo-di-guerra-lo-scherzo-vale/

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