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E se la battaglia contro l'utero-in-affitto, scardinasse il "diritto" all'aborto? di Rachele Sagramoso

famiglia filosofia medicina rachele sagramoso Jul 23, 2022

Se prima di oggi la battaglia per far approvare l'utero-in-affitto (solidale o meno) si poggiava chiaramente sul diritto dell'adulto di farsi una "famiglia", attualmente il vento sta lentissimamente cambiando. Le mode, si sa, vanno dove soffia il vento, e il vento dell'ideologia è quello più astuto perché si poggia su dei modi di dire, su slogan e sul modo più in voga per riscuotere consensi. Vediamo di fare chiarezza.

La soluzione per far sì che la maggior parte delle persone accetti un nuovo pensiero prima ritenuto irricevibile, è suscitare la pena nel pubblico. «Gli uomini che si amano e hanno bisogno di farsi una famiglia, hanno diritto di esseri riconosciuti in grado di "procreare" per avere un figlio che sancisca il loro amore». «Le donne che decidono di costruirsi una famiglia, devono poterlo fare assolutamente saltando a piè pari tutti gli ostacoli biologici». «La coppia infertile o sterile ha tutti i diritti di vedersi realizzare come famiglia, avendo dei figli». Di solito i discorsi sono questi: anche tra chi sa bene cosa significa essere genitori, quali siano i bisogni dei bambini, il "nòcciolo" della questione è meramente quello che identifica l'adulto come l'oggetto di solidarietà e pena, che lo trasforma immediatamente nel soggetto con dei diritti. Da qui, la lotta a favore dei cosiddetti "diritti civili" che da essere basilari per una società dignitosa (basterebbe l'applicazione dell'articolo 3 della Costituzione Italiana «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali»), divengono multicolori e "totipotenti". Tuttavia vorrei sottolineare che la coppia (qualsiasi coppia indipendentemente dall'uso che fa del proprio apparato riproduttivo) di adulti che ha tutte queste esigenze di "procreare" non è formata da neri al tempo delle segregazioni razziali, né sono le donne che (lo ricordo per pura pedanteria, ma lo bisognerebbe sapere) sono costrette a avere mutilati i genitali in età infantile, per esempio, e non sono donne costrette ad abortire per stupide leggi politiche sul figlio unico. Lo ripeto per essere ancora più chiara: una qualsiasi persona che non può procreare, se pur soffrendo psicologicamente in modo importante e voglio fortemente riconoscerlo guardando a ognuna con estremo rispetto e affetto, non è paragonabile a una qualsiasi situazione nella quale un essere umano di qualsivoglia sesso (purtroppo quello femminile ha potuto subire e subisce a tutt'oggi violenze enormi proprio in quanto femminile) è torturato e ucciso per motivazioni futili come discriminazioni di razza, religione, status sociale e altro.
 
La battaglia per i "diritti civili" non può riguardare i cosiddetti "diritti riproduttivi" e questo vale anche e soprattutto per quei diritti che fanno una pesante distinzione tra chi li possiede e chi li subisce. Un esempio: se una donna rimane incinta e non desidera il figlio che porta in grembo, non possiede il diritto di sopprimerlo. Mi spiace essere drammaticamente tagliente, ma nascondersi dietro "il dito" del diritto a essere libera di non essere madre, non è minimamente pari ad alcun altro "diritto civile". Altrimenti detto, una donna che porta in grembo un bimbo malformato, non può sentirsi pari a una donna che viene stuprata e uccisa perché appartenente a un'etnia, o perché professa una determinata religione, per esempio. Può assolutamente riconoscere, per esempio, che non se la sente di portare avanti la gravidanza, che teme di rifiutare un bimbo in condizioni fisiche differenti dalla norma: sarebbe comprensibile, e riconoscerle il parto in anonimato è una possibilità accettabile soprattutto per consentire al bambino di ricevere le cure necessarie e che gli spettano - qui sì - di diritto. Un diritto deve per forza accompagnarsi a un altro diritto: non c'è ideologia che tenga. La vita della donna non vale di più di quella di un bambino.
 
Questo concetto finora era stato lo strumento per condannare i "pro-vita" a essere misogini e contro la salute delle donne*, ma il vento, come dicevo all'inizio, è cambiato portando con sé un'ennesima discriminazione che devasta realmente dei veri "diritti civili". Sostanzialmente chi si sta battendo per la legiferazione della pratica dell'utero-in-affitto, per esempio, sta usando una carta che potrebbe essere vincente all'occhio allenato per comprendere le bugie idealiste: quella del "diritto a nascere" dei bambini che sarebbero messi al mondo attraverso tale pratica. Vediamo di chiarirlo con attenzione: chi si batte perché la pratica denominata utero-in-affitto sia considerata solidale (un tentativo che le coppie omosessuali maschili non hanno più portato avanti perché le femministe di tutto il mondo e la cronaca planetaria ha mostrato chiaramente che vi è uno scambio economico enorme) soprattutto per rendere genitori quelle coppie (eterosessuali) sterili o infertili (per qualsiasi causa fisica o medica), sta sfruttando il diritto a nascere di bambini desiderati. Chi lo dice? Proprio chi porta avanti tale assurda battaglia come Maria Patrizia Latini (la cui figlia è testimone della battaglia per legalizzare l'utero-in-affitto solidale) che scrive: «Lotto per la VITA. Per ogni forma di vita in primis per il diritto alla vita di quei bambini ai quali voi volete impedire in ogni modo di venire al mondo. Ma nessuno di voi spiega perché quei bambini, che possono nascere solo con la GPA, non devono nascere [...] Impedire una nascita equivale a una condanna a morte». Abbiamo letto bene: la signora Latini afferma che la battaglia per favorire l'utero-in-affitto solidale, è giusta perché bisogna far nascere quei bambini immaginati e desiderati che, altrimenti non nascerebbero. Quindi la signora, che evidentemente è legata - tramite la figlia - all'associazione abortista ed eugenista "Luca Coscioni", ribalta di 180° la sorte dei bambini che, magicamente, detengono il diritto di venire al mondo. Purtroppo la medesima è pure dell'opinione che i bambini adottabili siano "figli a perdere" ossia persone (o forse solo esseri umani?) oramai persi, dei quali non vale la pena occuparsi. O meglio, dei quali possono occuparsi solo gli "sfigati" che, per ripiego - evidentemente - o forse solo compassione, adottano (risponde magistralmente a questa tesi, la nostra cara amica Valentina Muraglie, che ho intervistato sull'argomento). 
 
Tuttavia stiamo un attimo sulla discussione: è la medesima portavoce delle donne sterili che usufruirebbero volentieri dell'utero-in-affitto, che afferma con chiarezza che al suo bambino (ideale) è proibito di venire al mondo a causa di chi si batte contro la pratica: quindi è legittimo domandarsi un paio di cose, dato che pare proprio che i rappresentanti della categoria sanitaria dell'associazione Luca Coscioni siano interessati al successo della tecnica di gestazione per altririspetto a chi promuove il trapianto di utero (attenzione: il prezioso contributo della professoressa Brambilla su quest'ultimo argomento è fondamentale e rispecchia in toto il mio pensiero). Il dottore che promuove l'utero in affitto solidale (che non esiste e glie lo ricorda la collega a favore, piuttosto, del trapianto) fa un sacco di chiacchiere senza parlare dei bambini come di soggetti con dei diritti (come la stragrande maggioranza dei medici favorevoli alla Procreazione Medicalmente Assistita omologa o eterologa). Tuttavia chi, in modo profano (direttamente o indirettamente coinvolta) promuove la solidarietà della pratica, preme sul tasto della pena nei confronti dei bambini non ancora neppure concepiti (in vitro e quindi a rischio di congelazione perenne o distruzione se "difettosi" o morti al tentativo d'impianto): e questo ci è utile perché sta, almeno parzialmente, dalla parte di chi porta avanti il razionale di qualsiasi diritto del bambino a venire al mondo. Ovviamente escludo che qualunque persona dalla parte dell'utero-in-affitto accetterebbe qualsiasi bambino: chiaramente se una qualsiasi persona "ordina" un figlio, lo pretende "perfetto" (le mie amiche con bambini portatori di varie Sindromi, ritengono i loro figli perfetti: preferisco sottolinearlo per correttezza).
 
Lo sforzo di promuovere l'utero-in-affitto per pura solidarietà usufruendo del diritto a nascere dei bambini, è forse il piede di porco per scardinare un altro modo per identificare i bambini come oggetti sopprimibili. Certo, i nodi da dipanare sono tantissimi: dalla considerazione sul fatto che solo i bambini desiderati hanno diritto a nascere, sino al fatto che mettere al mondo un bambino con alcune disabilità è venir meno al suo diritto di essere soppresso perché sicuramente, una volta nato, soffrirà della propria condizione.
Tuttavia, se per chi combatte l'utero-in-affitto si è arrivati ad accettare che quel "grumo di cellule" è invece un organismo che non si può far nascere solo perché una coppia sterile o infertile desidera fortemente un figlio totalmente o parzialmente biologico negando che quel bambino vivrà, assorbirà e si legherà completamente alla donna nel cui ventre egli maturerà, e se per alcuni avversari della gestazione-per-altri non è più accettabile che i cosiddetti "genitori d'intenzione" rifiutino e abbandonino invece il "prodotto del concepimento" difettato o portatore di problematicità dovute al ricorso a tecniche di fertilizzazione in vitro, magari cominciamo a capire che qualunque persona porti con sé un qualsiasi limite procreativo, è destinato a essere fondamentale per bambini che hanno bisogno di una famiglia, ma che sono già nati.
 
Certo, bisognerebbe far comprendere bene alla mia generazione e a quella futura, che essere genitori non è sempre legato al termine "generare" ma è certamente legato al significato che portano con sé termini come "allevare", "educare" e "rendere cittadini responsabili", qualunque persona altra da sé. Bisognerebbe fare il passo verso la cancellazione dei concetti legati all'autodeterminazione e al narcisismo egocentrico figlio di una generazione che ha pensato solo al proprio bene e al presente, piuttosto che al bene del futuro. 
 
Cancellare dal mondo ogni mezzo per ritenere il figlio, qualunque figlio, un mezzo per ottenere la felicità e invece identificarlo come persona degna di venire al mondo, essere accudito e protetto, è un salto che forse, grazie al riconoscimento che l'utero-in-affitto è un crimine contro l'umanità, si potrà fare.
 
 
 
 
Nota:
*che poi le donne riportino le seguenti esperienze, poco importa ai "pro-scelta" che loro sì che sono femministi (ne parlai qui sul mio profilo Facebook):
"io ho abortito 4 anni fa e per me è stata un’esperienza devastante". 
"Ho solo 18 anni e circa un anno fa purtroppo ho abortito [...] adesso mi capita di piangere in camera da sola e di pensare a come sarebbe stato, avrebbe avuto poco più di 2 mesi adesso… magari sarebbe stato la più grande gioia della mia vita, e invece non è qui, l’ ho ucciso, ogni volta che vedo dei genitori con un bimbo piccolo mi sento male, quando passo dai negozi per bambini mi fermo sempre a sognare a quanto sarebbe stato bello averlo lì con me il mio piccino"
"dopo 12 anni mi sembra sempre ieri."
"anch’io ho abortito da due anni e ancora soffro"
"soni passato 27 anni. poi non sono più rimasta incinta"
"il mio dolore è ancora sospeso [...] e le mie giornate sono vuote, buie, tristi.. ecc. a distanza di un mese dall’intervento per altro durato 1 ora, quindi andato non bene, sofferente al livello fisico e ovviamente mentale"
"Io andrò ad abortire il 15 [...] Chiedo scusa a dio e a tutti quelli che nn riescono ad avere figli"
"Sono passati ormai 8 anni, ma non c’è giorno in cui non pensi a quella scelta."
"Sono passati ormai 8 anni, ma non c’è giorno in cui non pensi a quella scelta"
"poco più di 2 anni fa.
il dolore è costante e lancinante, soprattutto perchè ti accorgi di essere SOLA ! ! !"
"Io l’ho vissuto 16 gg fa e non ne vengo fuori. Mi sento come e un’onda gigante avesse travolto la mia vita e i miei affetti…la mia casa, il mio lavoro, la mia famiglia, mio figlio di 14 anni, persino i miei vestiti mi sembra che appartengano a qualcun altro. E il dolore non passa mai"
"Ho abortito 10 anni fa... Da allora la mia vita è un inferno silenzioso."
"circa due mesi fa ho preso la decisione più dura della mia vita.. sono rimasta incinta e ho deciso di abortire... io non sono credente, xò spero che se , da qualche parte, quel fagiolino è andato a dormire, riesca a sapere che io me ne ero innamorata guardandolo nella prima ecografia…e che un pensiero d’ amore sarà sempre dedicato a lui. Non avrei mai voluto che finisse così.. mi sento terribilmente sola"
"Oggi sono 20 anni e pur avendo un altro figlio non ne sono mai uscita"
"Sono trascorsi quasi 10 anni da quel giorno, ma è ancora vivo in me il dolore di quella scelta"
"Temo che l aborto che ho fatto a dicembre durante la mia prima gravidanza sia qualcosa che ho decisamente sottovalutato. dopo soli 3 giorni mi sono precipitata nelle danze per cercare di reagire e son anche stata bene lì per lì, ma ora, a distanza di un mese, sono devastata"
"ho abortito qualche giorno fa é un dolore devastante e so di essere l unica artefice di tutto questo "
"io ho abortito quasi 1 anno e mezzo fa, è stata la scelta più difficile e devastante della mia vita...Ogni volta che guardo i miei figli sento che comunque mi manca qualcosa, perchè loro si e lui no…non c’è sera che non mi addormenti pensando a lui\lei e che non chieda perdono x ciò che ho fatto"
"Sono passati diversi mesi dal quel maledetto giorno … e quel giorno me lo sono scelta proprio bene, visto che è il giorno del mio compleanno. Che debole che sono stata! Ma chi lo doveva difendere mio figlio, se non io? Da allora, la mia vita non è più la stessa e comincio a pensare che non lo sarà mai più. Mi aggrappo disperatamente ad alcune persone che cercano di aiutarmi, sto andando da uno psicoterapeuta ma il dolore è sempre lancinante...appena uscita da quella stanza di ospedale, il mondo mi è crollato addosso. Ho subito sentito che non c’era più dentro di me, ho cominciato a piangere e da allora non c’è giorno in cui non pianga, l’insonnia è diventata la mia compagna di notte, mi impongo di lavarmi e vestirmi solo per andare a lavorare. Ma niente ha più senso, ho solo un grande vuoto, un grande dolore … "
"ho 19 anni ed è la mia grande sconfitta"
"ho abortito 10 mesi fa…non avrei mai voluto, ma ero sola contro tutti che mi pressavano psicologicamente"
"Sono passati 4 anni dall’aborto, sembra ieri. Ho tante immagini nella mente, tra cui quella dell’ecografia dove si vedeva benissimo tutto. Conservo il test di gravidanza, l’unica prova tangibile del fatto che il mio bambino c’è stato. Il dopo aborto è una cosa devastante, sempre."
"sono trascorsi 6 anni e mi sembra sempre ieri, mi operarono senza anestesia, mi chiesero di scegliere tra la totale e la locale, non sapevo che con la locale si sentisse tanto dolore, quasi come se non ci fosse, eppure il dolore del mio cuore, ancora oggi, annulla del tutto quello fisico che ho dimenticato dopo un’ora. Il mio tesoro oggi avrebbe 6 anni e sarebbe il più grande amore della mia vita. Non lo dimenticherò mai, finchè avrò vita. Vorrei dire a tutte le donne che hanno vissuto questa esperienza, di amarlo tutta la vita, con la stessa intensità con cui, ognuna di noi, lo ha amato nel breve tempo in cui lo ha portato in grembo, era un grande amore, consapevole o inconsapevole, un amore spezzato dalla confusione, dalla paura, dalle difficoltà della vita, dalla fragilità umana; vorrei dire, inoltre, alle stesse donne, di non aver paura di eventuali punizioni divine, perchè la più grande punizione ce la siamo inflitta noi, quel giorno in ospedale, distaccandoci da ciò che di più bello potesse accaderci."
"Ho abortito un anno fa….più passa il tempo e più mi viene da piangere… L avrei amato Alla follia era il mio bambino…! Angioletto mio se da lassù mi ascolti t chiedo perdono "
"Ho vissuto l esperienza dell’ aborto sette mesi fa ora sarebbe nato il mio piccolino." 
 
 
 
Pubblicato su La Vera Maternità

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