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FIABE, CUORE DEL POPOLO

silvana de mari Jan 25, 2024

di Silvana De Mari 

Le fiabe nascono con la coscienza del dolore, e con la necessità di lenire quel dolore. Una volta che si è formata la coscienza, la paura, la vergogna e il lutto possono diventare insopportabili. La letteratura fantastica è il posto dove teniamo i mostri, come spiega Kafka: quando qualcosa è troppo atroce per guardarlo negli occhi perché ce li brucerebbe per l’orrore, lo nascondiamo nel candore delle fiabe. In questi racconti non è un caso che sia onnipresente la figura dell’orfano (che da grande diventa eroe): nascosto nella figura dell’orfano c’ è la metafora del bambino non amato; la fiaba racconta il dolore di non essere amato, la vergogna di non essere amato, la collera per non essere amato. Il dolore che sente l’orfano è terribile. Il neuropsichiatra John Bowlby, con la teoria dell’attaccamento ha dimostrato che il bambino nasce avendo già la conoscenza della persona che sta dall’altra parte del cordone ombelicale, cioè sua madre. Impara a riconoscere la voce durante la gravidanza; ne riconosce l’odore, pochi minuti dopo la nascita. Se perde la figura materna avviene quella che si chiama una “ferita primaria”, una ferita che può essere curata, ma non cancellata. Un ferita primaria è anche essere figli di una madre che non ci ama.

Le grandi fiabe classiche fondono realtà storica e metafora e contengono la persecuzione di bambini: un bambino assassinato da un genitore impazzito, oppure, in termini più tecnici, competitivo( (Biancaneve), una bambina discriminata sulle sorelle e massacrata di lavoro (Cenerentola), una bambina venduta per saldare un debito (La bella e la bestia), l’incesto raccontato nella storia di un re che vuole sposare sua figlia (Pelle d’asino), una bambina venduta in cambio di cibo a una falsa madre (Raperonzolo), la carestia atroce più volte presente sul suolo europeo durante la quale si arriva al cannibalismo (Hansel e Gretel; Pollicino), la propaganda che trascina gli innocenti verso il disastro (il pifferaio di Hamelin). La psicosi omicida è raccontata in Barbablù. La terribile  fiaba, insieme a Cappuccetto rosso, spiega che il male esiste e insegna a non fidarsi. Barbablù è ispirato a Gilles de Rais, nobiluomo francese contemporaneo di Giovanna d’ Arco accusato dello stupro e della morte di un centinaio di bambini.

Le fiabe contengono la verità storica più atroce e nascosta. Lo spiego nel mio libro La realtà dell’orco. La fiaba di Cenerentola contiene anche la tortura delle bambine. Il nucleo centrale di questa incantevole fiaba è nato in Cina attorno all’anno 1000 quando si sviluppò la pratica di fasciare i piedi alle bambine: Cenerentola è colei che ha i piedi più piccoli del reame. Nata per consolare da un dolore inesprimibile, la fiaba contiene addirittura il Magnificat, i superbi saranno umiliati, i potenti saranno abbattuti, gli ultimi saranno i primi. Le fiabe contengono anche istruzioni pratiche per sopravvivere. Sei in una casa dove si può consumare un incesto (Pelle d’asino)? Scappa. In una terra martoriata da guerre e flagellata dai saraceni innumerevoli donne si sono trovate con un uomo non scelto,  (La bella e la bestia, La bella addormentata). Resta viva: cerca l’umanità che è in lui, perché solo così puoi sopravvivere. Il principe bacia la principessa addormentata e la risveglia: l’innamoramento è un’emozione talmente potente che può vincere una situazione di stallo.

Nelle fiabe la giustizia trionfa. Le fiabe hanno il compito di insegnare il linguaggio, sono la prima strada attraverso cui il bambino arriva a parole più complesse e difficili di quelle della normale quotidianità, hanno il compito di insegnare le caratteristiche umane, ci sono i cattivi, i buoni, i vigliacchi, i coraggiosi, i furbi e gli scemi. Hanno il compito di insegnare la giustizia. Le fiabe sono nate anonime e orali e si sono spostate di terra in terra e di tempo in tempo sempre diverse è sempre fondamentalmente uguali a sé stessi, fino a quando uno scrittore colto le ha raccolte e raccontate, Perrault e i fratelli Grimm i più famosi. Sono una narrazione femminile, inventate dalle mamme per far scivolare i bimbi nel sonno: per questo le donne sono quasi sempre protagoniste, e grazie alle figure della matrigna e della strega si parla anche della malignità femminile, che può anche essere omicida: i persecutori nelle fiabe come nella vita, non sono solo maschi.

Ascoltare le fiabe aumenta il livello di endorfine, i potenti neurotrasmettitori che ci fanno scivolare nel sonno, diminuiscono la percezione del dolore e potenziano il sistema cognitivo. Come diceva Einstein se volete dei bambini intelligenti raccontate  loro le fiabe, e se volete dei bambini molto intelligenti raccontate loro molte fiabe. Le narrazioni per secoli sono state l’unica arma, insieme alla musica per curare. La fiaba di Biancaneve ha numerosi piani di lettura. Una madre che compete con la figlia tende ad ucciderla, se non altro da un punto di vista psicologico. La matrigna chiede allo specchio chi è la più bella del reame perché, come tutte le persone competitive, non è in grado di stabilire il proprio valore da sola, ha bisogno di un lettore esterno, il concorso di Miss Mondo, la bilancia, (chi è la più magra del reame?), il denaro usato come fine e non come mezzo, i voti.

Il cacciatore salva Biancaneve. È una delle figure più straordinarie della letteratura mondiale. Ha ricevuto l’ordine della sua regina di assassinare un’innocente e non lo esegue perché non si uccidono gli innocenti. Il cacciatore non va a piagnucolare al processo che quelli erano i suoi ordini. Non fa una bella fine, questo è vero, ma è più divertente morire per qualche cosa che vivere per nulla, e morire per non aver assassinato un’innocente, è una buona causa per morire. Il cacciatore di Biancaneve deve sempre essere al nostro fianco. È quello che non ha prescritto tachipirina e vigile attesa. È quello che mai avrebbe inoculato farmaci in fase sperimentale contro la volontà del paziente e con effetti collaterali sconosciuti. Biancaneve scappa dai sette nani che sono una doppia metafora: i nani, gli affetti da acondrodisplasia, che veramente lavoravano nelle miniere, ed erano quindi il gradino più basso della scala sociale. Rappresentano perciò gli umili, ma anche i forti, perché i minatori hanno i picconi e non sono disarmati. Gli umili forti sono anche quelli che resistono alle dittature: i portuali di Trieste, i camionisti canadesi e ora i contadini tedeschi con i loro trattori. I nani sono anche la rappresentazione metaforica dei bambini. Sono piccoli come bambini, e soprattutto anche bambini scendevano in miniera, come i nani passavano nelle gallerie più basse, dove si ammalavano di rachitismo e tubercolosi. Il sogno di tutti i bambini perseguitati è scappare in un mondo bambino, un mondo dove nessuno sia più alto i loro e possa far loro del male. La regina di Biancaneve è anche la metafora del potere genocidario. La matrigna è anche la metafora della madre patria maligna, lo Stato criminale. Quando una nazione distrugge una sua minoranza, quest’ultima è costituita dai più belli del reame, coloro che hanno cioè una straordinaria superiorità intellettuale: armeni in Turchia, ebrei in Europa, classe borghese in Cambogia, Tutsi in Ruanda. E per poter distruggere chi non ha fatto del male ma è solamente più bello, la regina fa il supremo sacrificio, la sua vita la sua bellezza, e diventa il primo esempio del perdente radicale, che pur di distruggere il suo nemico distrugge se stesso e il mondo.

Le fiabe sono sotto attacco. Sono una parte dell’anima di un popolo. Hitler aveva vietato le fiabe, anche quelle dei fratelli Grimm: erano state sostituite da orripilanti racconti nazionalsocialisti . Biancaneve e Cenerentola non desideravano mettere al mondo figli che andassero a morire per il Reich  e quindi non erano modelli proponibili. Discorso analogo fu fatto in Unione Sovietica. Ora le fiabe sono un pezzo dell’anima del popolo. Aggredirle quindi è uno dei tasselli dell’etnocidio. Con questo termine si intende la distruzione culturale di un popolo, il movimento woke ha proprio questo scopo. Oggi le fiabe sono aggredite in quanto troppo sessiste: nelle fiabe gli uomini amano le donne, le proteggono, combattono per loro. Sono state sostituite da ridicoli e squallidi libretti di indottrinamento gender. Il primo è stato il governo Zapatero che nel 2011 ha cacciato le fiabe dalle scuole, poi è arrivato il governo francese, nel 2015 con il ministro dell’Istruzione, signora Najat Vallaud-Belkacem, un’ultima picconata sulla forza degli uomini che salva le donne. Gli uomini sono più coraggiosi delle donne, hanno il testosterone. Sono in grado di proteggere le frontiere e tener testa allo stato. Un mondo dove gli uomini quindi siano svirilizzati, è un mondo dove è molto più facile istaurare una completa dittatura del controllo e una sostituzione etnica. E anche grazie al femminismo isterico pilone portante della cultura woke che non possiamo escludere che tra pochi decenni  saremo una Repubblica islamica.

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