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Fuga dalla prossima "pandemia energetica"

crisi energetica stefano magni Jul 16, 2022

di Stefano Magni

La crisi di governo non si può comprendere, se non si dà uno sguardo al futuro, a quel che accadrà nel prossimo inverno. Una "pandemia energetica" (le parole sono di Bonaccini, governatore dell'Emilia Romagna) dovuta al taglio del gas russo. A cui il governo dovrà rispondere con drastiche misure di austerità, come il coprifuoco. Chi si assume questa responsabilità?

La crisi di governo si può spiegare solo con manovre di palazzo o con i calcoli elettorali di Giuseppe Conte? Non la si può comprendere fino in fondo, se non si dà almeno uno sguardo al futuro, a quel che, con tutta probabilità, accadrà nel prossimo inverno. Il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, ha coniato un termine già divenuto celebre sui social media: “pandemia energetica”. Ne ha parlato per accusare di irresponsabilità il Movimento 5 Stelle, in un tweet: “Inutile sprecare parole. Se metti a rischio il Governo nel mezzo di una pandemia energetica, aggravata dalla guerra, sei semplicemente un irresponsabile. Punto”.

La vera “pandemia energetica” inizierà il prossimo inverno e sarà simile a quella del 1973, quando i Paesi arabi dell’Opec imposero l’embargo petrolifero agli Usa, al Sud Africa e ad alcuni Paesi europei (Olanda e Portogallo), durante la guerra dello Yom Kippur, per indurli a interrompere gli aiuti a Israele. L’embargo durò fino al marzo del 1974 e provocò direttamente o indirettamente una grave crisi dei carburanti in tutto il mondo occidentale, imponendo l’adozione di politiche di “austerità”. La crisi che verrà sarà simile, anche in questo caso avrà una causa militare: la Russia ha invaso l’Ucraina e tende già in queste settimane a ridurre le esportazioni di gas verso i Paesi che aiutano gli ucraini a resistere. Le forniture a Finlandia, Paesi Baltici, Polonia, Bulgaria sono già interrotte. Quelle a Germania, Danimarca, Olanda e anche Italia sono state ridotte. Il flusso nel Nord Stream, il principale gasdotto che collega direttamente Russia e Germania nel Baltico, è stato diminuito del 60%.

L’Ue sta dunque iniziando a incentivare i Paesi membri che riducono i consumi di gas e invitando i governi a stilare piani di emergenza nazionali che verranno sostenuti con i fondi Repower e Next Generation EU. Un piano su scala continentale, intitolato “Risparmiare gas per un inverno sicuro” (suona meglio il titolo originale in inglese: “Save gas for a safe winter”) sarà presentato dalla Commissione il 20 luglio. “Nelle circostanze attuali, attraverso interventi normativi mirati e incentivi a partire dall'estate, combinati con il potenziale di risparmio derivante dall'attuazione del Piano di risparmio energetico, è possibile ridurre il costo di un'eventuale forte carenza in inverno”, si legge nella presentazione.

Secondo il sito Euractiv, che ha fornito alcune anticipazioni del piano, le simulazioni mostrano come un’interruzione completa dell’esportazione del gas russo in Europa potrebbe non consentire di stoccare il gas necessario, 20 miliardi di metri cubi di gas mancherebbero all’appello in inverno. Il piano suggerisce alcune misure di risparmio, come quelle di ridurre il riscaldamento di almeno 1 grado centigrado nei mesi invernali. E suggerisce di impiegare fonti alternative al gas, incluso il carbone (con buona pace dei progetti di de-carbonizzazione) e il nucleare (per chi lo ha, non l’Italia). Nella bozza di piano vi sarebbe anche l’invito a rinviare a tempi migliori la disattivazione dei reattori nucleari funzionanti, implicitamente rivolto alla Germania.

Tuttavia, se questo è quel che ci chiede l’Europa, i dettagli della politica dei risparmi energetici saranno dettati dai governi nazionali, con tutta probabilità. Stando alle anticipazioni del Messaggero, in caso di interruzione del gas russo, il governo Draghi sta preparando un piano di austerità veramente drastico. Nelle case temperatura dei termosifoni ridotta di 2 gradi e “paletti sugli orari”. Taglio all’illuminazione dei lampioni nelle città e nei musei (fino al 40%, quasi un lampione su due verrebbe spento). Chiusura anticipata degli uffici pubblici alle 17,30. Riduzione del riscaldamento a 19 gradi negli uffici pubblici. Chiusura anticipata dei locali privati, fissato alle 23. Chiusura anticipata dei negozi, alle 19. Riduzione del gas e delle elettricità alle imprese “interrompibili”.

Ricorda qualcosa? Se un piano del genere dovesse essere applicato (non è detto che il flusso di gas dalla Russia si interrompa del tutto), ricorderebbe ai più anziani l’austerità dovuta all’embargo dell’Opec del 1973-74, ma a tutti gli altri le misure del lockdown, con tanto di coprifuoco in tempo di pace. Nel governo inizierebbe il mercato delle influenze per stabilire quali esercizi siano “essenziali” e possano sfuggire al coprifuoco. Tutti i negozi dovrebbero abbassare la serranda alle 19, ma le farmacie sono già escluse. Quanti altri si metteranno in fila per dirsi importanti tanto quanto le farmacie? I locali pubblici devono chiudere alle 23 e le prime vittime saranno ancora le discoteche (che di solito iniziano appena ad animarsi a quell’ora), ma anche ristoranti, bar, pub dovranno mandare a letto i clienti e a casa il loro personale. Sarà interessante capire con quali criteri il governo stabilirà quali aziende siano “interrompibili” e dunque sacrificabili.

Sarà ancora più difficile che qualche esercizio commerciale, sopravvissuto ai due anni di lockdown e alle prese con l'alta inflazione, riesca a reggere anche il coprifuoco energetico. Le città, meno illuminate, diverranno dei luoghi più pericolosi, soprattutto nelle periferie. Ci sarà di nuovo un clima di delazione per chi, in casa propria, si scalderà troppo? In ogni caso, saranno ancora imprenditori e cittadini a pagare per le scelte energetiche sbagliate (niente nucleare, troppo gas, troppa dipendenza dalla Russia) dello Stato, esattamente come, nei due anni scorsi, sono stati imprenditori e cittadini a pagare per gli errori e le inefficienze della sanità pubblica. Più di qualcuno potrebbe veramente indignarsi, dare tutta la colpa all’Ucraina e al nostro appoggio a Kiev. Anche dopo il 1973 l’opinione pubblica europea si rivoltò contro Israele, che pure era nazione aggredita.

Con queste previsioni in mente, chi si assume le responsabilità? Movimento 5 Stelle e Lega (che rappresenta le categorie più colpite) dovrebbero iniziare a temere di perdere il loro elettorato, se restano al governo: complici dell’austerità che arriva se dovessero approvarla, irresponsabili se dovessero bocciarla, una battaglia comunque perdente.

 

 

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