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HUMANAE VITAE, l’audacia di un’enciclica sulla sessualità e la procreazione

costanza miriano humanae vitae May 09, 2023

di Costanza Miriano

Soprattutto adesso che in Italia la pillola anticoncezionale e quella del giorno dopo e dei cinque giorni dopo sono fornite gratuitamente (leggi: a spese nostre) a tutte le donne e ragazze e anche alle poco più che bambine, adesso che ormai da un pezzo in tutto il mondo ha dilagato, pacificamente, la mentalità contraccettiva – “il sesso è per il piacere, sono io a decidere quando e se accogliere una vita” – credo sia il momento giusto per la Chiesa di far sentire coraggiosamente la sua voce. Fuori moda, impopolare, rivoluzionaria, controcorrente. La Chiesa intesa come popolo di Dio, la Chiesa come comunità di persone che hanno incontrato Cristo, e che da questo incontro lasciano che ogni cosa venga giudicata.

La proposta della Chiesa è molto più affascinante di quella del mondo che ha ridotto il sesso a una specie di ginnastica, accessibile velocemente e senza troppi problemi o implicazioni; la proposta della Chiesa invece è da avventurieri, da gente che decide di raccogliere le sfide della vita, di prendersi le proprie responsabilità. È quella contenuta in un’enciclica breve, potente, scandalosa: si chiama Humanae Vitae. Non contiene un no alla contraccezione, contiene invece un sì a una sessualità bella, valorizzata, vissuta in pienezza. Una sessualità vissuta non in modo genitale, ma da persone, perché è al cristianesimo che dobbiamo il concetto di persona, un uomo e una donna pieni: nel rapporto sessuale non sono infatti coinvolti due corpi, ma due persone, che decidono di accogliersi in pienezza. Il corpo, la mente, l’anima, il cuore, la tua storia, le tue ferite, i tuoi limiti: in un rapporto sessuale vissuto secondo il cuore di Dio mi prendo tutto di te, e non solo il piacere che puoi darmi. Sono disponibile a mischiare la mia vita con la tua, e se da questo verrà un figlio, sarà una benedizione, chiederemo a Dio la grazia di saperlo accogliere. Un figlio fatto della nostra carne, perché ti voglio bene, ti amo, ti scelgo. Non voglio solo divertirmi. E non voglio che tu ti diverta solamente con me. Voglio che tu prenda tutto di me. Le mie lamentele, i miei difetti, la mia bellezza e la mia bruttezza, la mia allegria e la mia tristezza.

La sessualità di Humanae Vitae non è un no alla contraccezione, è un sì alla bellezza. Perché tutti vogliamo essere amati, scelti, presi in blocco. Nessuno vuole essere amato con una barriera: ti amo, ma con dei paletti. Un paletto è per esempio: se da questo viene un figlio, non lo voglio. È come dire: la mia vita non la metto in gioco tutta, con te. Io sto con te ma non proprio senza riserve. C’è qualcosa che non voglio rischiare. Il sesso vissuto nel matrimonio è questo: io non ti sto usando, e non penserò mai che tu voglia usare me, perché so che mi hai preso per sempre, pacchetto completo. Per sempre.

Direi che nel modo più comune di pensare – ovviamente ci sono un’infinità di eccezioni, ma penso che si possa generalizzare – la contraccezione è un mezzo per avere esperienze sessuali, o per conoscersi, prima di impegnarsi definitivamente, casomai. Il problema è anche quello: l’attrazione sessuale certo non aiuta a capire meglio la relazione, quali siano i problemi, quali le cose che funzionano.

Il modo di intendere la sessualità è davvero fondante dell’essere umano, e il cambiamento a cui abbiamo assistito in questi decenni, complice la contraccezione, ha avuto una portata epocale, di cui secondo me fatichiamo a valutare il peso. Ha cambiato il modo di progettare le nostre vite, il modo di spendere, di consumare, ha cambiato l’economia e la cultura. È fondamentale che almeno la Chiesa, mentre tutto il mondo dice il contrario, continui a credere nella profezia di Humanae Vitae. E invece si legge in continuazione di credenti, sacerdoti e persino vescovi, che cercano il modo di andare incontro al mondo, pensando che la proposta di Paolo VI sia davvero troppo ardua, e che rischi di allontanare le persone. Un’obiezione, per esempio, è che anche i metodi naturali possono essere usati in modo contraccettivo, e quindi tanto vale che la Chiesa consenta la contraccezione. Ora, è ovvio che anche i metodi naturali possono essere usati male, come ogni atto buono; per esempio posso fare qualcosa oggettivamente buona per fare bella figura. Tutto può essere fatto con un’intenzione poco limpida, ma il bene rimane bene, in assoluto, e il male è male. Se si fa volontariamente e con piena coscienza qualcosa che è male, l’intenzione non può essere retta. Il fatto che anche il bene possa essere fatto in modo opaco, non lo trasforma in male, né il male può essere bene.

L’Humanae Vitae è una diga che impedisce il trionfo di una visione della sessualità finalizzata al mio piacere, se salta questo, allora qualsiasi tipo di sessualità diventa accettabile, compresa quella con persone dello stesso sesso, con bambini, qualsiasi forma di perversione… la sessualità ordinata al disegno di Dio è aperta alla vita, quindi fra un uomo e una donna adulti, gli unici che possano generare la vita, e da questo discendono una quantità enorme di implicazioni, dobbiamo fare attenzione a non dimenticarlo.

Non è un cavillo, è una questione centrale. E se Dio, attraverso la sapienza della Chiesa e di un papa santo, indica una strada, non è perché è contro il nostro piacere, non è che voglia toglierci il divertimento, ma vuole custodire il nostro cuore, vuole che la nostra vita sia piena e porti frutto. La liberazione sessuale non ha portato tutta la felicità che prometteva, mi pare che sia un dato innegabile, e forse la Chiesa invece che chiedersi come andare dietro al mondo in questo fallimento, dovrebbe riflettere su come rilanciare la sua proposta. Su questo si ragionerà al convegno che si svolgerà a Roma il 19 e 20 maggio (il sabato solo la mattina, perché il pomeriggio c’è la Marcia per la vita): vale la pena esserci, e se non potete mandate qualcuno. Ci saranno riflessioni (don Antonello Iapicca viene apposta dal Giappone!) e persone che racconteranno la loro esperienza: gente che si è fidata di Dio (magari anche non subito, non c’è bisogno di avere la “fedina penale” immacolata per stringere alleanza con Dio) e ha potuto testimoniare la sua fedeltà, perché se ti fidi di Lui e ti metti in gioco, lui non si fa battere in generosità.

Per informazioni : https://www.congreshumanaevitae.org/it/accueil-italiano-2/

 

 

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