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Il mio ringraziamento alla dottoressa Silvana De Mari

rachele sagramoso silvana de mari Jun 12, 2023

di Rachele Sagramoso

Era il 20 febbraio 2020 e parlavo al telefono col mio medico di famiglia che mi spiegava il fatto che era già da qualche mese che giravano, tra i suoi pazienti, delle polmoniti piuttosto resistenti. Non sono una persona che si preoccupa, tuttavia l'essere in attesa della settima figlia e l'avere dei piccoli da accudire, necessitava di saperne di più di ciò che stava accadendo. Il mio medico era tutto sommato tranquilla, la prevenzione era la scelta migliore: vitamina D (o, ancora meglio, il sole), vitamina C, Omega 3, Quercetina, Nac (N-Acetilcisteina) e tranquillità. Ricordo che ero preoccupata anche per la mia nonna di 92 anni, ma la dottoressa mi disse di stare serena e di controllare solo che mangiasse bene e si muovesse un po'. Poi venne la chiusura: ricordo l'angoscia che trasmettevano i telegiornali e, soprattutto il fatto che la scuola chiudeva. Mia nonna mi disse che neppure in guerra le scuole erano state chiuse: il che dava un’idea della gravità della situazione. Certo: nelle famiglie numerose il problema solitudine non sussisteva, tuttavia sapere che la scuola sarebbe progredita - per così dire - online, non era di mio gradimento. Ed ebbi ragione. 

Poi l'incubo più grande, per ogni donna: nessun papà poteva accompagnare la moglie a partorire, l'epidurale non era una garanzia… Non dimentichiamo le donne che hanno dovuto pure affrontare il parto da sole: ci sono ospedali ottimi dove il personale si è dato da fare, ma non scordiamoci del fatto che ciò non è vero sempre. La violenza ostetrica è aumentata esponenzialmente anche perché togliere l’accompagnatore a una donna in travaglio è dannosissimo. Le colleghe più anziane, quelle toste, quelle delle Condotte, erano contrariatissime: una volta le ostetriche le conoscevi in gravidanza, ora non esiste più una cosa del genere, e questo nuoce moltissimo. 

Purtroppo l'indomani della chiusura totale il primo ricovero nella città di Viareggio è l'anziano papà della mia più cara amica: l'ansia ci pervase, ogni giorno il bollettino peggiorava. Eppure ai nipotini che erano stati con lui i giorni prima del ricovero, il pediatra segna solo le vitamine e il sole, anche sul balcone. Sì perché non dobbiamo scordare le quarantene, ma soprattutto il fatto che i giochi per bambini sono stati considerati un bene futile, quasi un capriccio. Eccerto: mantenere la calma in famiglia magari facendo passare il tempo ai bambini improvvisamente privi di amichetti e routine quotidiana, è una bizza, un vezzo, quasi qualcosa di immorale. Tutti in ansia, ammonisce la politica: pure i bambini!! Senza contare le famiglie con piccini malati o disabili: i genitori si sono trovati a gestire situazioni enormi. Non oso pensare cosa sia potuto accadere nelle famiglie dove i genitori non andavano d’accordo, le famiglie formate da adulti ri-accompagnati con figli di precedenti matrimoni: convivenze durissime e faticose.

In questo enorme guaio sociale e sanitario, ho una roccia ferma: la mia amica Silvana. Medico d'annata e scrittrice per passione. Anche lei all'inizio è un po' perplessa, anche lei è guardinga. Poi, a metà aprile, una certezza: si può curare. Nonostante i tiggì continuino a mostrare statistiche spaventose, nonostante chi, come me, ha genitori che sono abituati a fidarsi ciecamente della Sanità, la mia certezza è riposta nei tre medici che conosco bene, tra cui c'è Silvana. 

Non dimenticherò mai la mia collega Claudia, già stata mia levatrice quando nacque Anna: lei mi dice di stare tranquilla, a Marta ci pensa lei. E mio marito entra in sala parto: promesso. I giorni vicino al parto si fanno densi: tra i mille video nei quali Silvana sorride (serve per abbassare il cortisolo, l’ormone dello stress), suggerisce semplici rimedi per prevenire l'abbassamento del sistema immunitario (la Peste Nera non è passata con un vaccino, del resto), riesce pure a fare un video nel quale chiede preghiere per la nascita di Marta, che si rivela complessa. Solo le decine e decine di Ave Maria ripetute incessantemente in tutta la penisola, guidano al meglio le decisioni dei medici e le mani della preziosa levatrice. Marta nasce a metà maggio 2020: lo stesso giorno l'anziano papà della mia più cara amica è dimesso dopo un mese di coma farmacologico. È un fuscello, al confronto con oggi che è tornato a guidare. Silvana mi chiama alle 4 del mattino, dopo la nascita di Marta: gliela mostro orgogliosa. È nata anche grazie alle sue preghiere. 

Poi il Covid sparisce, con l'estate. Il mio medico di famiglia e il pediatra dei miei figli mi raccomandano di non smettere le vitamine, di vigilare… L'autunno si prospetta incasinato. Quando racconto a Silvana il mio timore mi spiega, mi racconta, mi ascolta: frena le mie preoccupazioni di mamma ansiosa. La tragedia delle mascherine e delle quarantene è solo all'inizio. Chi ha figli vive in un incubo: ogni colpo di tosse è una tragedia, ogni starnuto un mea culpa, ogni febbre un'ammissione di essere degli untori. Persino la mia nonna è spaventata di abbracciare i nipotini e mi ritrovo, di nuovo, a chiedere una soluzione a Silvana: "Le facciano dei disegni, giochino nel suo giardino: lei non deve chiudersi in casa o si ammalerà!". Le Zone Rosse, le stramaledettissime Didattiche a Distanza, l'incremento di acquisti degli smartphones che nuoceranno a un sacco di ragazzi che si nutriranno di social… Silvana lo prevede: sarà un guaio! "Non dare cellulare ai bambini, usa un computer dove controlli cosa vedono su internet, proteggili!". E ha ragione. Dopo quel periodo sarà un picco di dolore psichico per un sacco di bambini e ragazzini (oggi si fanno i titoloni). Ma verrà dopo, il peggio. 

Non sono una che si è mai lasciata “intortare” dalla Farmaceutica: complice la guerra contro le violazioni del Codice Internazionale per la Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno, big pharma non ho mai creduto facesse tutto per il nostro bene e il bene dei bambini. Come può una formula lattea impedire un ipotetico reflusso gastroesofageo? Appunto. E questo lo dicevo decenni fa. I vaccini? Utili eh, ma con calma: avevo frequentato già in tempi non sospetti i convegni del dottor Eugenio Serravalle, avevo letto libri e articoli del dottor Roberto Gava… La faccenda, per me, era una sola: si vaccina quando un corpo può usare bene la prevenzione vaccinale. Quando uscì il vaccino per prevenire il contagio del Covid, io - e non solo io - eravamo convinti che già la faccenda mascherine ai bambini per 6 ore di fila a scuola, fosse un errore. Tutte quelle regole per far stare lontani i bambini gli uni dagli altri, per tappare loro le bocche, per evitare si toccassero, si abbracciassero. Eppure la socializzazione era così fondamentale: quando Rebecca stette a casa per l’educazione parentale, pure dei parenti acquisiti cercarono di impedirmelo chiedendo se potessi essere denunciata. E meno male che sono parenti. Detto questo, nel 2021 mi ritrovo con un bambino di tre anni che acquisisce diversi difetti di pronuncia per via della maestra che deve stare con la mascherina, un altro figlio che inzia a manifestare disturbi dell’apprendimento abbastanza importanti (li avrebbe avuti lo stesso, ovviamente, ma la DAD è una sentenza di morte per qualunque problema scolastico) che si ritrova una maestra che chiede ai bambini chi è vaccinato e chi non lo è. Comincia così una segregazione: è solo a quel punto che la mia nonna - memore della storia passata - inizia a raccontarmi che c’è qualcosa che non le piace, in tutto questo. Racconto a Silvana di Teresa, l’amichetta ebrea compagna di banco di mia nonna, che da un giorno all’altro scompare. La mia paura che i miei figli più grandi possano essere obbligati a qualsiasi tipo di trattamento sanitario obbligatorio (t.s.o., per gli “amici”) per frequentare scuole e università, è altissimo. Silvana mi tiene ferma: piuttosto stanno a casa, piuttosto stanno fermi un anno. Non si cede ai ricatti. Se la Sanità ti ricatta, vuole dire che c’è un tranello, come quando dicono alla mia amica Alessia che la sua bambina è malata: se le vuoi bene - la abortisci - le dicono. Eh no: questo no. Per non parlare delle colleghe marchiate a fuoco dalle sospensioni. Un Paese democratico non ricatta. I medici che conosco si vaccinano quasi tutti: alcuni si fanno sospendere, altri - pur di rimanere vicini alle famiglie degli assistiti - lo fanno, ma non tutti volentieri, sia chiaro. 

Il terrorismo psicologico aumenta sempre di più. Le mamme nelle chat del catechismo, nelle chat di scuola, nelle chat degli sport: vaccinate i bambini perché altrimenti muoiono. Le peggiori - spiace dirlo - sono le mamme infermiere o medici. Paiono ipnotizzate. Così pure i parenti intorno alla mia famiglia: tutti soggiogati alle statistiche delle terapie intensive. E pure nella Chiesa le cose non vanno bene: gruppetti di genitori proni al momento della Consacrazione, si fanno beffe dei bollati “no-Vax” che muoiono come mosche. Un papà dice che si meriterebbero una colonscopia senza anestesia mentre sono in coma, giusto per punirli. Gli altri ridono. Ricordo le battute velenose, ricordo la cattiveria continua. Silvana però c’è. Tieni duro mi dice. Non cedere, aggiunge. Intanto il Covid per ora non ci tocca anche perché non facciamo tamponi: l’influenza l’abbiamo sempre presa, ci cureremo lo stesso. Mio marito lavora chiuso nello studio, grazie a Dio ha una professione che gli consente parziale libertà. Intanto la Croce Rossa perde un volontario con trent’anni di esperienza. Cavoli loro.

Poi il tampone positivo. La febbre alta. Mi dicono di isolarmi pure dalla Marta. Silvana mi dice che non serve. Mi controlla la terapia che, vorrei sottolinearlo, è la stessa del mio medico di famiglia. Medico che ha avuto un solo decesso anche per Covid di un paziente grave già compromesso. Anche se lei il vaccino lo suggerisce, mentre Silvana no. I miei genitori sono spaventati, infatti li informo del fatto che sono “positiva” dopo qualche giorno. Mia mamma è terrorizzata. Piano piano ci ammaliamo tutti. E tutti guariamo in tre-quattro giorni. Il castello sta per crollare: non saremmo tutti dovuti morire… Strana questa patologia.

Quando sono positivi i bambini comunico a Silvana (e al pediatra) i loro sintomi: nessuno. Cominciano a sbucare fuori interviste di medici estremamente perplessi sul da farsi. Silvana è tra questi. La narrazione sul cosa sia servito il cosiddetto vaccino, ossia giustificare il lasciapassare vere, è oramai pubblicamente chiarita. 

Silvana può stare antipatica e non penso che il suo obiettivo sia mai stato piacere a tutti: chi sente quest’esigenza di ricevere dei “mi piace” reali o virtuali, è senza personalità, un insicuro, un fragile. Chi attacca Silvana spesso non ha argomenti, ma slogan, e questo lo sa chi, come me e altri, la conosce e la stima. Silvana in questi ultimi anni ha ascoltato, risposto, curato tantissime persone, disponibile in orari improbi e infondendo forza a chi ne aveva bisogno, come me. Il sistema messo in piedi dal 2020 - quello del terrorismo, quello dell’elite che possiede un lasciapassare - ha forgiato le persone: chi si è opposto ha compiuto la scelta. Non ho alcuna reprimenda da esprimere ad amici e conoscenti che hanno optato per vaccinarsi, poiché il Creatore ci ha fatto liberi e muniti di libero arbitrio. Tuttavia io libera desidero continuare a vivere come desidero che i miei figli, a scuola, possano essere liberi di esprimere pensieri e opinioni, cosa che non è più detto che accada. E questo è stato silente sino al 2019, ma del tutto plateale dal 2020. Ed è questo che Silvana mi ha insegnato, o meglio, è in questo che Silvana mi ha educata: si deve pretendere la libertà d’opinione, chi non te la concede ha paura della tua determinazione. 

Per cui grazie Silvana. Combattente per tutti noi.

 

 

 

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