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In Ucraina c’è abbastanza buio

guerra russia ucraina silvana de mari Apr 13, 2022

di Silvana De Mari

Le alternative sono due, o le stragi in Ucraina sono autentiche oppure sono una messinscena. In guerra la prima vittima è la verità, assassinata dalla propaganda di entrambe le fazioni, motivo per cui è sempre sbagliato ascoltarne una sola. L’obiezione russa su quanto sia bizzarro che il sindaco della cittadina di Bucha, rientrato il 31 marzo, denunci la strage solamente quattro giorni dopo, ha un suo senso. Il 2 aprile inoltre la polizia nazionale ucraina aveva pubblicato un video in cui non si vedono morti per le strade. Il video si intitolava: Ripulire la città dagli occupanti. Un titolo inquietante. La città era già stata lasciata dalle truppe russe.

Le possibilità sono tre: non c’è stato nessun massacro, o c’è stato un massacro e sono stati i russi o c’è stato un massacro e non sono stati i russi. Le vittime cioè sarebbero cittadini ucraini di lingua russa considerati collaborazionisti, assassinati dalle milizie ucraine.

I morti se ne stanno a terra da almeno 4 giorni se li hanno ammazzati i russi e in quattro giorni di città “libera” nessuno li ha coperti, nessuno li ha spostati? Nessuno li piange? Nessun sacerdote li benedice?

Sembra una scenografia, e pure di basso livello, più teatrale che cinematografica.

La verità è assassinata per tenere nascosto il fatto che in molte guerre, e sicuramente quelle in Ucraina è un esempio, ci sono terze parti che hanno interessi atroci e immensi perché la guerra continui, o, meglio ancora, peggiori, si incarognisca.

Il compito delle nazioni perbene è la mediazione, è buttare acqua sul fuoco, inviare aiuti umanitari, ascoltare tutti e portarli a un tavolo di trattative, al più presto possibile. Se anche fosse vero, e ho veramente molti dubbi, che i russi siano “cattivi” e senza giustificazione, questo sarebbe un motivo di più per arrivare alla pace al più presto possibile, a firmare un trattato che garantisca la neutralità dell’Ucraina e fermi il massacro del suo popolo, la fuga della popolazione dalle proprie case e la destabilizzazione delle nazioni che accoglieranno questo enorme flusso di migranti.

Esattamente per quale motivo un ucraino dovrebbe essere così indignato dall’idea di essere demilitarizzato, al punto tale da trovare tollerabili la distruzione della sua nazione e la distruzione del mondo scaraventato una terza guerra mondiale? Se abbiamo ritenuto corretta l’indipendenza di Croazia, Slovenia e Kosovo, per quali incredibili motivi la Crimea e le regioni del Donbass non potrebbero fare quello che vogliono? L’autodeterminazione dei popoli o vale per tutti o non vale per nessuno. Se ce ne siamo infischiati dei morti dello Yemen, se abbiamo contribuito ai morti di Bagdad e a quelli di Belgrado, la nostra incredibile indignazione esattamente su cosa poggia? Se fossimo intervenuti di più, anzi se fossimo intervenuti in una qualche maniera, per le violenze in Ucraina dal 2014 ad adesso, per le discriminazioni durissime verso cittadini di lingua russa, adesso saremmo un pochino più credibili.

In tutti i casi, è un assoluto crimine dare armi ai civili. I civili sono appunto civili, quindi non hanno una struttura militare e la capacità si inserirsi utilmente in una strategia. La loro utilità per la guerra, per la risoluzione della guerra, è zero. Non sono inseriti in una strategia militare. Non hanno un capo che si arrabbia se commettono inutili crudeltà, non rischiano un processo militare in questo caso. Particolarmente grave e tragica è l’idea di dare armi a civili ucraini.

L’ucraina ha due popolazioni diverse in guerra tra di loro da 2014. Gli ucraini di lingua ucraina e gli ucraini di lingua russa sono due popolazioni in questo momento nemiche. Le armi sono state date solamente ai cittadini di lingua ucraina mentre quelli di lingua russa sono disarmati. Una volta che ha  in mano un’arma, un cittadino non addestrato che non riceve quindi ordini all’interno di una strategia per fermare una invasione, troverà infinitamente più facile usare la sua arma non contro un soldato russo armato fino ai denti, ma contro un disarmato cittadino ucraino di lingua russa, che considera una liberazione quella che lui chiama un’invasione.

Distribuire armi ai civili aumenterà le violenze già perpetrate contro i cittadini ucraini di lingua russa, ora considerati collaborazionisti. Il secondo motivo tragico per cui è un crimine dare armi civili è che i civili sono civili. In guerra ci sono due popolazioni: i militari, che sono armati  e che sono distinguibili grazie a un uniforme che devono obbligatoriamente indossare, e i civili che non sono armati e non devono far parte del conflitto. Nel momento in cui si armano alcuni  civili, tutti i civili vengono trasformati in un bersaglio. Traduco in parole povere. Immaginate di essere un soldato russo a cui viene sparato addosso da un civile affacciato a una finestra. Quel soldato russo comincerà a considerare tutti i civili e tutte le case un pericolo, giustamente. È verosimile che cominci a sparare verso tutti civili, prima di avere il tempo di verificare se sono amati o meno, perché nel caso i civili siano armati, questo tempo potrebbe essere troppo lungo per la sua sopravvivenza e potrebbe considerare positivamente la distruzione di tutte le case. Distribuire armi ai civili quindi è un meraviglioso sistema per aumentare la morte dei civili, l’imbarbarimento del sistema e l’imbarbarimento della guerra in una meravigliosa spirale rappresaglie.

Quello che corretto è il paragone con la resistenza italiana, che con buona pace della retorica che la ammanta è stata una terrificante guerra civile, con un sacrificio spaventoso di civili, buttati in pasto alle rappresaglie naziste, oppure uccisi dai partigiani per saldare i conti che non sempre avevano un senso, e con una ferocia che in molti casi ha avuto poco da invidiare a quella del nemico. È questo il caso di assassini efferati e comunque senza processo, di violenze atroci contro le donne, dei desaparecidos del cosiddetto triangolo rosso, la zona dell’Emilia Romagna dove a guerra finita sono state fatte innumerevoli esecuzioni senza alcun processo, con i cadaveri eliminati negli allevamenti di maiali. A episodi luminosi come il valore dei partigiani della valle dell’Ossola e di quelli della divisione Osoppo, questi ultimi massacrati dai partigiani rossi, si affiancano episodi che pudicamente ci limitiamo a definire di buio. In Ucraina c’è abbastanza buio. Non aggiungiamone.

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