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La Francia vuole auto-distruggersi con l’aborto nella Costituzione

aborto fabio fuiano francia universitari per la vita Mar 12, 2024

di Universitari per la Vita

Il 4 marzo l’Assemblea Nazionale francese (le due Camere riunite), ha approvato a schiacciante maggioranza (780 favorevoli, 72 contrari), la modifica della Costituzione inserendo «la libertà garantita» all’aborto. È il primo caso al mondo in cui un Paese inserisce il diritto all’aborto nella propria Costituzione, in quanto, pur essendo materia di legislazione positiva in diversi paesi del mondo, l’aborto non era mai arrivato a toccare esplicitamente il vertice dell’ordinamento giuridico.

La discussione su questo punto era stata innescata nel giugno 2022, dopo il rovesciamento della storica sentenza Roe v. Wade che aveva liberalizzato la pratica abortiva negli Stati Uniti nel 1973. Infatti, il 24 novembre 2022, l’Assemblea nazionale francese aveva già approvato una proposta di legge costituzionale volta a modificare l’articolo 66 della Costituzione, presentata dalla deputata Mathilde Panot. Si tratta, dunque, di una levata di scudi del mondo abortista, che si arrocca intorno a quel che gli rimane, a mo’ d’esercito che si trincera in una fortezza assediata. Si può constatare in primis che l’abortismo ha paura di perdere ciò che ha ottenuto dopo aspre lotte in cui minoranze determinate sono riuscite a plasmare maggioranze tiepide. Di più, tutti hanno avuto l’evidenza plastica che la tanto paventata “irreversibilità del processo storico” è in realtà null’altro che un artificio volto a scoraggiare chi dovrebbe opporvisi con tutte le forze.

In secundis, questi sono gli ultimi tentativi per preservare l’iniquo status quo che tale artificio ha contribuito a generare. Il processo rivoluzionario, così ben descritto dal dott. Plinio Corrêa de Oliveira nel suo saggio Rivoluzione e Contro-rivoluzione, sta scoprendo le sue ultime carte prima di giungere ad esaurimento. E poiché, come scrive il filosofo, «la quintessenza dello spirito rivoluzionario consiste nell’odiare per principio e sul piano metafisico qualsiasi disuguaglianza e qualsiasi legge, specialmente la legge morale» (Rivoluzione e Contro-rivoluzione, tr. it. Sugarco, Milano 2009, p. 130), l’ultima carta è quella di cristallizzare un anti-principio (cioè che compiere un male intrinseco, come l’aborto, è un “diritto”, ovvero un bene) nella massima espressione moderna della legge umana positiva. D’altro canto, non riconoscendo alcuna legge superiore a questa, per i rivoluzionari relativisti, ciò significa ergere la trasgressione dell’ordine morale naturale a legge che deve essere osservata da tutti e ciascuno. Si tratta di una vera e propria anti-legge, che però contraddice il postulato relativista e nichilista, per il quale non dovrebbe esistere legge alcuna. Era questo, infatti, il significato che Friedrich Nietzsche (1844-1900) attribuiva all’ultima metamorfosi dello spirito in “Così parlò Zarathustra”: il fanciullo, ultima fase della trasfigurazione dell’uomo, rappresenta l’oltre-uomo, colui che andrebbe “oltre” l’uomo cristiano (simboleggiato dal cammello) e quello moderno (simboleggiato dal leone) in quanto supererebbe l’esigenza di vivere secondo un principio, una logica. L’oltre-uomo nietzscheano interiorizza a tal punto la “morte di Dio” che non sostituisce la Sua legge con la propria, ma va al di là di qualsiasi legge, in una indeterminazione assoluta del bene e del male (Così parlò Zarathustra, tr. it. Fratelli Bocca, Roma 1915, parte prima, Delle tre metamorfosi, p. 23 e ss.). D’altra parte, il medesimo autore ardiva d’affermare «quel che si fa per amore, è sempre al di là del bene e del male» (Al di là del bene e del male, aforisma 153, capitolo IV “Sentenze e intermezzi”). Oggi, si arriva persino alla convinzione che uccidere un innocente nel grembo materno può essere “un atto d’amore”.

Il corpo dell’Occidente, di quell’Occidente un tempo plasmato dalla Civiltà cristiana, sembra oggi arrancare, fa fatica a reagire davanti ai suoi aggressori interni ed esterni. Ciononostante, il processo rivoluzionario, pur essendo una malattia che momentaneamente affligge questo corpo, è tanto più vicino al suo fallimento, quanto più si avvicina al perseguimento del suo obiettivo: infatti, la malattia può esistere soltanto finché c’è un corpo da aggredire. Morto questo corpo, essa cesserebbe inevitabilmente. Osserva perspicacemente san Dionigi Aeropagita: «se il disordine fosse completo, non ci sarebbe nemmeno la malattia. Rimane e c’è la malattia in quanto ha come sostanza l’ordine minimo e in esso sussiste» (De Divinis Nominibus, IV, 20, 720c).

Se la Francia, come anche l’Occidente, non torneranno sui propri passi, ciò che non rendono volontariamente per giustizia a Dio, dovranno renderlo in altro modo: questo male reclama infatti un castigo che ha lo scopo di soddisfare la giustizia, ma allo stesso tempo è un medicinale. Sant’Agostino osservava: «Colui che non rende a Dio ciò che gli deve, glielo rende soffrendo quel che deve. Non vi è altra via di mezzo […]. La bellezza dell’ordine universale è tale che non può tollerare nemmeno un istante di essere macchiata dalla bruttezza del peccato, senza essere ripassata dalla bellezza della vendetta» (S. Agostino, De libero arbitrio, 3, 44).

Tuttavia, la reazione a questo male può venire anche dagli uomini di buona volontà, a patto che si spendano unicamente per un bene integrale, senza compromessi. Bisogna ricordare a pieni polmoni che qui non si tratta meramente di “diritti umani” violati, ma soprattutto di una contrapposizione al sovrano dominio che solo Dio ha sulla vita umana. L’uomo non riceve dai genitori il diritto alla vita, né dalla società, ma direttamente da Dio, creatore immediato dell’anima, principio vitale del corpo. La vita umana innocente è pertanto intangibile e nessuno ha titoli giuridici per disporne direttamente. Se l’autorità comanda in tale senso non può e non deve essere obbedita. In modo magistrale si rivolgeva il Sommo Pontefice Pio XII alle Ostetriche cattoliche in un discorso a loro indirizzato il 29 ottobre 1951, meritevole d’esser letto nella sua interezza: «ogni essere umano, anche il bambino nel seno materno, ha il diritto alla vita immediatamente da Dio, non dai genitori, né da qualsiasi società o autorità umana. Quindi non vi è nessun uomo, nessuna autorità umana, nessuna scienza, nessuna “indicazione” medica, eugenica, sociale, economica, morale, che possa esibire o dare un valido titolo giuridico per una diretta deliberata disposizione sopra una vita umana innocente, vale a dire una disposizione, che miri alla sua distruzione, sia come a scopo, sia come a mezzo per un altro scopo, per sé forse in nessun modo illecito».

E conchiudeva: «la vita di un innocente è intangibile, e qualunque diretto attentato o aggressione contro di essa è violazione di una delle leggi fondamentali, senza le quali non è possibile una sicura convivenza umana. — Non abbiamo bisogno d’insegnare a voi nei particolari il significato e la portata, nella vostra professione, di questa legge fondamentale. Ma non dimenticate: al di sopra di qualsiasi legge umana, al disopra di qualsiasi “indicazione”, si leva, indefettibile, la legge di Dio». Custodiamo e meditiamo queste parole, frutto di profonda sapienza. Solo così potremo sperare in un ritorno a quei principi della Civiltà cristiana che hanno fatto grande l’Occidente.

Fabio Fuiano

Fonte: CR

 

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