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La guerra nascosta all’Italia tramite l’immigrazione clandestina. Laporta.

generale piero laporta marco tosatti stilum curiae Sep 09, 2023

di Marco Tosatti

Cari amici  il generale Piero Laporta offre alla vostra attenzione queste riflessioni sul fenomeno dell’immigrazione clandestina, che vede nel nostro Paese il bersaglio privilegiato. Buona lettura e condivisione.

Che cos’è la guerra. Sono numerose le definizioni di guerra. Quella che mi suggestionò più di tutte fu di Michel Foucault: «Guerra è Potere». Una sintesi formidabile, con la quale si afferma che il potere s’arroga la competenza sulla vita e sulla morte delle persone.

La mia definizione è più lunga e prosaica: «La guerra è rapina. Se l’assalito resiste, è rapina a mano armata». Credo renda l’idea dei rapporti che intercorrono in una guerra, oltre agli squilli di tromba, ai bei discorsi e ai tamburi rullanti. I beni di uno Stato sottratti con una guerra sono le ricchezze materiali (mobili e immobili), le sue leggi, la sua civiltà, infine la sua esistenza.

Noi stiamo alimentando la guerra in Ucraina. Facciamo bene e spiego perché, sebbene l’abbia detto più volte. Non possiamo fermare questa guerra, né orientarla né condizionarla in alcun modo. Dobbiamo quindi alimentarla affinché i grandi si azzannino il più profondamente e irreparabilmente possibile. Solo così possiamo sperare di risalire la china, in fondo alla quale i nostri grandi alleati e amici ci hanno condotto.

Noi non dobbiamo fare il tifo per Biden o per Putin. Nessuno dei due è nostro amico. Dobbiamo essere consapevoli che il nemico principale di Mosca e Pechino non è Berlino, né Parigi e neppure Roma. Noi siamo il mercato di Mosca e Pechino. Il loro secolare nemico è Londra. Un missile nucleare russo su Londra non è da escludere nei prossimi mesi perché indurrebbe gli Stati Uniti a farsi da parte lasciando il caro alleato, come tutti i rimanenti sinora, a sbrigarsela da solo.

Su questo mio modo di vedere si può essere d’accordo o meno. Resta tuttavia il fatto che la guerra è in corso e noi non possiamo fare nulla per fermarla, se non pregare, sermoneggiare e picchiare energicamente sulle tastiere. Quindi meglio che i grandi si scannino fino a dissanguarsi. Se qualcuno ha un’idea migliore, si faccia avanti.

Mentre questa guerra è in corso, tutti la vedono perché i cannoni fanno rumore e le tivù di più, un’altra la subiamo da aggrediti e non ne siamo consapevoli abbastanza, lo siamo tuttavia più che nel recente passato, perché i fatti ci scoppiano davanti agli occhi. Non abbiamo tuttavia la cultura per esaminarli con profitto.

«Il contrario della pace non è la guerra» disse Aleksandr Solzhenitsyn «è la violenza». La guerra d’altronde si manifesta nella sua pienezza con la violenza. Ovvio? Non tanto. Mentre la guerra in Ucraina è in pieno svolgimento, l’Italia subisce un’ulteriore guerra, attraverso la rapina delle sue ricchezze mediante l’immissione illegale di clandestini, violando i confini marittimi grazie a un piano poggiato ad alcuni capisaldi: 1) lo sfruttamento bestiale e neocoloniale delle ricchezze dei paesi africani da parte dei paesi del G20 e in particolare del G7, fra i quali l’Italia è ben ultima; 2) le differenti politiche “umanitarie” che consentono l’uso brutale della forza sui confini francese, spagnolo, maltese e greco, ma è sacrilego se impiegato dall’Italia; 3) l’intervento ripetuto delle più alte autorità italiane per promuovere l’«accoglienza», dimenticando che essa ha un costo sociale, economico e culturale oramai insostenibile, tutt’al più utile a un generale per pianificare una svolta alla propria carriera.

Le autorità italiane fingono di non sapere la conclusione di questo fenomeno incontrollato: la violenza, il sangue nelle strade, come appunto in qualunque guerra.

La moltiplicazione degli ingressi dei clandestini nel corso del 2023 è anche conseguenza delle politiche inconsistenti di questo governo ma è soprattutto frutto delle deboli reazioni dei precedenti governi dagli anni ’90 a oggi: 30 anni. L’Italia è il ventre molle tra Francia, Spagna, Grecia e persino Malta, è quindi ovvio che l’assalto all’Italia sia vantaggioso per quanti speculano sui clandestini, in Africa, sul mare, in Italia, in Europa.

Che cosa si può fare? In realtà si è ormai obbligati a usare la forza con sagacia e fermezza, per impedire che entro breve la forza sia esercitata incontrollabilmente a causa degli scoppi di violenza, inevitabili se si lascia il fenomeno fuori controllo.

Interi quartieri di città importanti (Roma, Napoli, Caserta, Torino, Milano…) nei quali la giurisdizione italiana è aleatoria, ben presto saranno fuori controllo. Quanto accadde a Firenze, col rapimento di quella povera piccola, è emblematico della progressiva incapacità di garantire l’ordine pubblico.

Per ora i rapporti di forze sono ancora (ma non dappertutto) a favore delle nostre costose forze di polizia. Abbiamo più polizia d’ogni altro paese al mondo ma la sicurezza è solo nelle statistiche del Viminale. L’aggregazione di numeri sovrastanti di clandestini ribalterà i rapporti di forza a favore dei malintenzionati o, meglio, di quanti vedranno semplicemente l’opportunità di conquistare un territorio e le sue ricchezze. E’ indispensabile l’uso della forza. I provvedimenti da assumere immediatamente sono per ora possibili e sufficientemente agevoli.

1)  Controllare le basi di partenza e affondare tutti i natanti che si apprestano a caricare clandestini;

2)  Schierare la squadra navale e la Guardia Costiera sui confini marittimi e impedire l’ingresso di clandestini come si fa sui confini terrestri;

3)  Confiscare e affondare le navi delle ONG, irrogando multe milionarie agli armatori e pene detentive non inferiori ai dieci anni agli equipaggi che partecipano al traffico di carne umana;

4)  Intimare all’Unione Europea il rimborso di almeno un milione di euro per ogni clandestino maggiorenne accolto sinora e doppio per i minorenni; la mancata contribuzione toglie alla UE ogni diritto di eccepire;

5)  Ove l’UE nicchi, cominciare a dare la cittadinanza e quindi il passaporto europeo a quanti diano garanzia di trasferirsi all’estero; in particolare sul confine di Ventimiglia;

6)  Diffidare il Vaticano dall’interferire nelle questioni interne italiane, a meno che non contribuisca partecipando alle spese e all’accoglienza dei clandestini con una somma non inferiore a 500mila euro a testa e la disponibilità degli alloggi nei conventi, nei seminari e negli alberghi di proprietà di enti ecclesiastici, da trasferire in comodato d’uso gratuito perpetuo allo Stato italiano.

Quanti stiano per dire che tutto ciò sarebbe crudele e ingiusto, sappiano che lasciando a se stesso questo fenomeno, da qui a uno o due anni la violenza, oggi crescente ma episodica, diventerà progressivamente sistematica e incontrollabile; sarà il caos e sangue che scorre, prima in porzioni limitate del territorio poi mano a mano ovunque. E la guerra, che non abbiamo voluto vedere sinora, ci guarderà negli occhi e chiederà il conto a tutti, inclusi politici, ecclesiastici, magistrati e i troppi innocenti vittime di tutto, clandestini inclusi. Se questo governo non è in grado di fronteggiare questa guerra, si faccia da parte. Non è più tempo di attesa. Cristo Vince e non è venuto, come si sa, a portare la pace.

www.pierolaporta.it

Gen. D.g.(ris.) Piero Laporta

 

 

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