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Meglio tardi che mai

silvana de mari Jan 27, 2023

di Silvana De Mari

Sono due i proverbi che si contendono l’avverbio tardi: meglio tardi che mai e non è mai troppo tardi. Meglio tardi che mai: finalmente Matteo Messina Denaro è stato assicurato alla giustizia.  Ora nessuno comincerà la battaglia per levare l’ergastolo ostativo, perché darebbe l’impressione di andare in soccorso ai boss. Per quanto riguarda  Matteo Messina Denaro date le sue condizioni di salute, potrebbe non essere lungo il periodo che gli resta da vivere, ma la sua cattura ha ricordato che esistono individui che hanno perso il diritto di vivere nella società. La pena è un punto fondamentale, perché è l’unica e ultima possibilità di pentimento e riscatto. Una delle tragedie di questa nazione è che l’ergastolo ostativo non sia stato inflitto ai vari terroristi e brigatisti rossi. Come fa notare l’avvocato Giovanni Formicola nel suo tragico libro “68, macerie e speranze”, i brigatisti e i terroristi possono diventare ex brigatisti ed ex terroristi, anche se non si sono mai pentiti, perché smettono di fare brigata e terrorizzare, ma ci sono alcune situazioni che non diventano mai ex. Le vittime non diventano mai ex vittime. I morti restano morti. Gli orfani restano orfani. Le vedove restano vedove. Quelli sulla sedia rotelle restano sulla sedia rotelle.

Vale per le vittime del terrorismo politico e vale anche per il terrorismo criminale, che può essere una definizione della Mafia. Probabilmente a causa di decenni di cinematografia acrobatica, pensavamo tutti che per arrestare un pericoloso boss ci volessero dei tizi che si calano dall’alto col passamontagna e mitragliatori. Pensavamo tutti che, per non farsi arrestare, il pericoloso boss doveva spostarsi almeno fino in Polinesia,  fare interventi di chirurgia facciale, cambiare statura con i tacchi nascosti nelle scarpe. Vedere un quieto signore con la faccia che somiglia a sé stessa, nel posto dove è sempre vissuto, accompagnato gentilmente dai carabinieri anche senza manette, ha dato onestamente una strana impressione. Meglio così, nessuna sparatoria. La cattura però è arrivata tardi. Tardi è un avverbio che indica, secondo la definizione della Treccani,  che qualcosa si compie, o si è compiuta  o si compirà, dopo il termine normale, stabilito o conveniente.

Gli arresti di Matteo Messina Denaro, Riina e Provenzano, sono avvenuti tutti dannatamente tardi, dopo decenni che questi boss hanno trascorso praticamente al paese loro. Possiamo quindi affermare che c’è un evidente fallimento dello stato, della magistratura, soprattutto, nell’antimafia. Lo stato è stato estremamente civile con Matteo Messina Denaro. È stato arrestato senza manette, accompagnato gentilmente dai carabinieri verso l’auto. Si tratta di un uomo malato, ma anche un paziente oncologico è in grado di levare la pistola che il carabiniere ha nella fondina che, come si vede nella foto, è a  dieci centimetri dalla sua mano. Sono stati arrestati, però, con infinita brutalità persone che protestavano in maniera pacifica per il diritto costituzionale di lavorare o salire su un treno senza subire l’inoculazione farmaci dubbi, con effetti collaterali anche mortali. Lo stato ha mandato i droni a dare la caccia a chi ha organizzato una grigliata sul tetto.

Tutti abbiamo nella memoria la terribile fotografia di poliziotti che osano interrompere una Messa al momento della consacrazione. Una foto rimasta storica mostra cinque poliziotti che, impavidi, entrano in un negozio di parrucchiere per verificare che tutte le presenti abbiano il green pass. Veramente mentre Matteo Messina Denaro  era libero, governi italiani, Conte bis e Draghi, hanno sottratto poliziotti e li hanno mandati a fare azioni contrarie alla costituzioni, contrarie all’etica, ma anche contrarie alla prevenzione della salute che ordina di stare all’aria aperta almeno un’ora al giorno?  Se invece avessero usato poliziotti, vigili urbani e droni per cercare Matteo Messina Denaro, che non era in Polinesia e non ha mai fatto una plastica facciale, chissà, magari lo avrebbero trovato.

Per curiosità: ma Matteo Messina Denaro  è vaccinato? E il green pass lo aveva? Il tardi, decenni di ritardo, sono il fallimento della magistratura. In quei decenni di ritardo sono migliaia le persone che Matteo Messina Denaro ha incontrato. Supponendo che almeno il 10% lo abbia riconosciuto, abbiamo centinaia di testimoni che hanno preferito farsi gli affari loro che andare in questura e dichiarare di avere incontrato il boss, perché evidentemente non si fidano della giustizia del nostro paese. Dove la giustizia non è uguale per tutti, il chi me lo fa fare prevale, ed è anche comprensibile. Ogni cittadino italiano ha potuto verificare che la giustizia non è uguale per tutti.

Quando le nostre case sono svaligiate, nessuno prende le impronte digitali e nessuno va a recuperare i nostri beni anche se siamo in grado di localizzarli, per esempio grazie un cellulare. Quando sono state svaligiate case di persone più importanti di noi, sono state prese impronte digitali e  sono state fatte indagini. Ad alcuni è stata rubata addirittura la casa, tutta la casa, il problema si è (a volte) risolto perché è intervenuto Mario Giordano. Per quanto possa essere prezioso quello che ci è stato rubato, le forze dell’ordine non lo cercheranno, ma abbiamo mandato i sommozzatori pagati dai contribuenti italiani a ripescare nel Tevere l’orrida statuina della Pachamama, acquistabile in Perù su qualsiasi bancarella per cinque dollari.

Dove la legge è disuguale, perché fare l’eroe? Il fallimento totale di quei trent’anni di ritardo è quello dell’antimafia. Come racconta L’ inganno. Antimafia. Usi e soprusi dei professionisti del bene, il libro di Alessandro Barbano, imprese sono state distrutte, famiglie sono state distrutte, vite sono state distrutte. Riccardo Greco si è suicidato con un colpo di pistola. Nel 2007 aveva denunciato il pizzo e fatto condannare i mafiosi che lo ricattavano, ma la procura lo ha ritenuto complice. Nonostante una sentenza della Cassazione che lo definiva vittima, è stato punito con un interdittiva antimafia, il divieto di partecipare alle gare di appalto Nel giro di pochi giorni ha perso gli appalti, chiuso l’azienda e licenziato gli operai per una condanna di un oscuro burocrate da cui non era in grado di difendersi. Grazie al suo suicidio la sua azienda però è stata riabilitata ed è tornata libera. Io devo andare perché voi siate liberi è la terribile frase sul suo diario.

Tutto questo mentre Matteo Messina Denaro si faceva gli affari suoi a casa sua. In nome di Greco, di tutte le vittime della Mafia non combattuta e di tutte le vittime dell’Antimafia, il momento è venuto di creare un nuovo sistema di valori, una nuova Antimafia e soprattutto una nuova  magistratura, fatta di uomini e donne che rispondano in sede civile e penale delle loro azioni e dei loro sbagli. Non è mai troppo tardi. Possiamo ancora farcela.

 

 

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