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Non dimentichiamo come è stata uccisa Terri Schiavo

universitari per la vita Apr 01, 2023

Il 31 marzo 2005, la morte di Terri Schiavo ordinata dal tribunale è stata l’incipit di un inquietante punto di svolta culturale. Come molti lettori ricorderanno, la causa legale è iniziata quando il marito di Terri, Michael Schiavo, ha richiesto che fosse rimosso l’ausilio per l’alimentazione alla moglie affetta da disabilità cognitiva così da causarle una morte per inedia e disidratazione. I genitori di Terri, Bob e Mary Schindler, insieme ai suoi fratelli Bobby e Suzanne, hanno combattuto contro questo progetto in tribunale, e questo ha consentito di tracciare delle di battaglia culturali e legali estremamente importanti, destinate a cambiare il Paese.

La battaglia legale infuriò per diversi anni durante i quali si discusse in merito ad aspetti di giustizia e morale riguardanti il caso. Quando questa vicenda ebbe inizio, pochi erano consapevoli del fatto che i pazienti con disabilità cognitiva potevano essere legalmente uccisi attraverso la rimozione delle sonde per l’alimentazione. Qualche anno dopo, quando la famiglia di Terri (con il supporto di organizzazioni per i diritti dei disabili e per la vita) ha fallito nel suo intento di salvarle la vita, questa forma di quasi-eutanasia è stata approvata dalla maggioranza dei sondaggi.

L’accettazione generale della disidratazione di Terri da parte dell’opinione pubblica ha seguito uno schema ormai familiare, con il pendio della cultura della morte che diventa ogni giorno più scivoloso.

Inizialmente, la maggior parte delle persone era scioccata, ma quando i media hanno fatto squillare le trombe a sostegno di Michael, l’atteggiamento è cambiato. Questo cambiamento culturale è stato incentivato da eminenti esperti di bioetica e politici che hanno rassicurato il pubblico sul fatto che rimuovere alimentazione ed idratazione a Terri Schiavo non era solo legale, ma eticamente giustificato. Quando Terri è stata lasciata agonizzare per due settimane – nonostante suo fratello affermasse che avesse raggiunto un grado di disidratazione tale che il sangue le si stava accumulando negli occhi – la maggior parte del Paese si era convinta che la sua morte forzata fosse sia giusta che compassionevole.

D’altronde la percezione di questa tragedia che viene data dai media, non solo americani ma anche italiani, è totalmente falsata e volta chiaramente alla normalizzazione dell’eutanasia. Basti vedere cosa scriveva Carlo Trollo su “Il Fatto Quotidiano” nel 2018, esordendo con l’affermazione “a 13 anni dalla morte di Terri Schiavo dobbiamo ancora dire grazie, non solo a lei”. Si può legittimamente dubitare che Terri avrebbe accettato in coscienza una morte per fame e sete, dunque non c’è proprio nulla di cui ringraziare. Ma ciò che fa veramente rabbrividire è il fatto che l’autore si sia soffermato sulla sistemazione del sondino per l’alimentazione, definendone le operazioni di distacco e riattacco come “una autentica, efferata tortura”, salvo poi riportare freddamente il fatto che Terri sia morta dopo 14 giorni di agonia, senza un minimo commento sulla barbarie perpetuata. Tutto è giustificato, pur di portare alla morte.

Quasi 20 anni dopo, il caso di Terri può essere giudicato come uno spartiacque culturale che ha schiacciato la sacralità della vita. Di questi tempi, lo scopo principale della società sembra essere la prevenzione e l’eliminazione della sofferenza, anche se ciò significa eliminare il malato. In questo clima nichilista, l’atto di uccidere – quando presumibilmente motivato dalla “compassione” – trova spesso un forte sostegno pubblico.

Questo mutamento ha portato a cambiamenti radicali nelle leggi di tutto il mondo. Quando Terri morì, solo l’Oregon aveva legalizzato il suicidio assistito. Oggi, nove giurisdizioni hanno approvato statuti che consentono ai medici di prescrivere farmaci letali ai pazienti morenti (Oregon, Hawaii, Colorado, New Mexico, Maine, New Jersey, Vermont, California, oltre al Distretto della Columbia). Questi Stati comprendono circa un terzo della popolazione degli Stati Uniti.

Non solo, ma la maggior parte di questi Stati ha già avviato il processo di estensione dell’accesso al suicidio assistito rispetto a quanto originariamente consentito, con periodi di attesa ridotti, consentendo ai medici di esaminare i richiedenti su Internet piuttosto che di persona e consentendo ad infermieri di prescrivere l’iniezione letale. Il Vermont ha eliminato i suoi requisiti di residenza, seguito presto dall’Oregon, aprendo la porta al “turismo suicida” e consentendo potenzialmente ai pazienti di tutta la nazione di ricevere dosi letali senza incontrare mai di persona il medico prescrittore.

Nel frattempo, il movimento per l’eutanasia sta cercando di aumentare il numero di giurisdizioni che consentono ai medici di praticare il suicidio assistito. Quest’anno ci saranno intense battaglie politiche sulla legalizzazione del suicidio assistito a New York, Rhode Island, Connecticut, Massachusetts, Minnesota e Maryland, solo per citarne alcuni.

Non contenti di attendere tali cambiamenti, i gruppi a favore dell’eutanasia promuovono il suicidio di anziani e persone disabili per fame/disidratazione, noto nel gergo del movimento come VSED (Voluntarily Stopping Eating and Drinking).  Il VSED è una forma di suicidio quasi assistito. Morire di fame è un modo straziante di morire, come lo è stato chiaramente per Terri Schiavo se era in qualche modo cosciente, quindi di solito è necessario un medico per alleviare l’agonia. Altrimenti, la maggior parte delle persone non riesce a completare il processo.

Gli attivisti promuovono anche il “VSED tramite direttive anticipate” per pazienti ancora lontani dall’idea di morire. L’idea è di consentire alle persone di redigere documenti scritti, legalmente vincolanti, che ordinano di farli morire di fame se in un dato momento non fossero più in grado di intendere e di volere. In base a queste proposte, gli operatori sanitari sarebbero tenuti a rifiutare il sostentamento ai loro pazienti, anche se loro stessi dovessero richiederlo, in base alla teoria che la decisione del paziente precedentemente cosciente dovrebbe applicarsi in ogni momento, anche quando la volontà attuale ed effettiva del paziente fosse diversa.

Quanto potrebbe aggravarsi questo programma di morte? Il Canada, cugino culturale degli USA, fornisce un esempio allarmante. Qui non solo si consente l’eutanasia per iniezione letale, ma non è necessario che i pazienti siano malati terminali per candidarsi. Pertanto, pazienti anziani soli e fragili sono stati uccisi dai medici, così come persone con disabilità e malattie croniche, persino i depressi.

L’anno prossimo l’eutanasia potrebbe divenire legale anche per persone con malattie mentali, e ci si sta muovendo anche per consentire l’uccisione di bambini, forse senza l’assenso dei genitori qualora i medici reputino il bambino sufficientemente “maturo”. Non solo, ma in Ontario, i candidati per l’eutanasia verranno contattati da un ente di beneficenza per il trapianto di organi e verranno loro richiesti fegato, cuore, pancreas e reni.

Se lo stesso terribile paradigma di morte si sviluppa negli Stati Uniti, è perché la morte di Terri Schiavo ha spianato la strada. Negli anni trascorsi da quando la società ha acconsentito alla morte per disidratazione di una donna indifesa, possiamo rintracciare una profonda diminuzione del nostro impegno per il valore della vita umana, insieme a un concomitante aumento di un velenoso utilitarismo nell’assistenza sanitaria.

In effetti, potrebbe presto arrivare il giorno in cui l’uccisione di pazienti gravemente malati, anziani e disabili non solo sarà vista come una legittima “scelta di fine vita”, ma anche come una doverosa modalità di morte normalizzata.

Nota: Articolo tradotto e adattato da LifeNews

FONTE : universitariperlavita.org

 

 

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