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Odiano i russi e soprattutto gli italiani

guerra russia ucraina ora pro nobis silvana de mari Apr 02, 2022

di Silvana De Mari

Esistiamo perché la Lega Santa ha vinto la battaglia di Vienna del 1683. Di fianco agli ussari alati di Polonia che avevano sugli stendardi Nostra Signora che schiaccia la testa al drago, hanno cavalcato i cosacchi ucraini, i cosacchi del Dnepr. I cosacchi sono nostri fratelli. Gli ucraini sono nostri fratelli.

Chiedo perdono all’ Ucraina perché faccio parte di un’ Europa, anzi di un Occidente, che sta facendo tutto il possibile per trasformare la guerra in corso in un conflitto permanente che distruggerà il paese, che lo trasformerà in una seconda e più terribile Siria.

Il figlio del presidente degli Stati Uniti lascia sbadatamente in giro sul proprio computer, dimenticato in riparazione, le prove certe sul suo coinvolgimento nella creazione di micidiali laboratori militari in Ucraina. L’anno scorso ben tre esercitazioni sono state fatte dalla Nato in Ucraina. Dal 2014 ad ora, migliaia di morti hanno versato il loro sangue sulla terra dell’Ucraina orientale di lingua russa. I russi sono nostri fratelli. Ci hanno portato aiuti indispensabili nel momento peggiore dell’epidemia covid, inviando, col rischio di contagio,  i loro soldati a sanificare i nostri ospedali e le nostre RSA, e i loro medici a curarci.

L’impressione è che ci sia un piano preciso, e che questo piano abbia come scopo la destabilizzazione della Russia. Per arrivare a questo scopo è stato scelto con notevole cinismo di distruggere l’Ucraina.

Il presidente Biden, diciamocela francamente questa verità, ha qualche problema di memoria. Nell’entusiasmo dei suoi brillanti discorsi in pubblico non sempre ricorda quello che può dire e quello che non dovrebbe dire, e quindi si è cortesemente lasciato scappare delle esternazioni, prontamente smentite da tutto il resto dell’establishment statunitense, esternazioni che danno l’impressione di rivelazioni sul piano ultimo. Analizzando le frasi del presidente Biden deduciamo che può esserci un piano per destabilizzare la Russia abbattendo il presidente Putin, che gli Stati Uniti potrebbero forse anche usare armi chimiche, e che non è escluso che venga dato ai soldati statunitensi in questo momento in Polonia l’ordine di spostarsi in Ucraina.

È commovente vedere con quanto entusiasmo l’establishment italiano stia buttando benzina sul fuoco, nella fiduciosa attesa, come è già stato verbalizzato di una catastrofe umanitaria in Ucraina, nazione di cui in realtà non importa un accidente a nessuno, spregiativamente definita popolo di badanti, amanti e cameriere.

L’esistenza dei cosacchi ucraini deve essere sfuggita. La catastrofe umanitaria è augurata perché permetterebbe di isolare ulteriormente la Russia, con un odio isterico che non ha nulla di politico perché diventato odio etnico, e con un ministro degli esteri che fa a gara di insulti con il presidente Biden, ed evidentemente, come il presidente Biden, è disposto a combattere fino all’ultimo europeo e soprattutto fino l’ultimo ucraino.

La nostra classe politica ha astutamente creato una crisi economica senza precedenti e senza via di uscita. Negli ultimi decenni le regole europee hanno permesso di massacrare l’agricoltura italiana, riducendo la  produzione di latte, carne, grano, imponendo l’importazione da altre nazioni. In questo momento ci vogliono 400 € per fare il pieno a un trattore. I pescherecci si sono già fermati, mentre il budget militare è stato raddoppiato.

La gestione del ministro Speranza della cosiddetta pandemia ha permesso la distruzione capillare del turismo che era l’asse portante della nostra economia e soprattutto la nostra principale fonte di moneta forte.

Il cambiamento della Costituzione che è diventata ecologista e entusiasticamente “ gretina”, impedirà per sempre lo sfruttamento del gas dell’Adriatico  e del petrolio della Basilicata.

Le sanzioni contro la nazione da cui importiamo il cibo e l’energia che ci servono disperatamente e che pagavamo grazie al turismo e al made in Italy che abbiamo accuratamente annientato, sono la prova che l’establishment italiano odia il popolo russo, ma odia ancora di più il popolo italiano.

Con un notevole colpo di genio, Biden, che con le sanzioni non rischia nulla, grazie alle sanzioni venderà a noi il GPL americano al posto del gas russo. Ce lo venderanno a un prezzo più caro e ce lo manderanno per nave e liquefatto, con costi terrificanti di trasporto e la necessità  di uno spaventoso numero di ore per scaricarlo e renderlo utilizzabile, con ulteriore fantastico aumento dei costi.

Tutto quello che sta succedendo è talmente illogico che dicono le malelingue che Draghi stia facendo una politica di assoluta obbedienza ai voleri di Biden e assolutamente contro gli interessi del popolo italiano, perché desidera come incarico successivo il posto di segretario generale della Nato.

Se questo fosse vero configurerebbe il reato di alto tradimento. Se si portasse dietro Speranza, Di Maio e Lamorgese però potrebbe almeno limitare i danni, ma non se li porterà e li lascerà a noi.

Per inciso, ho l’impressione che in una situazione analoga alla nostra, o se proprio non analoga non del tutto dissimile, ci sia la Polonia. Io non sono così certa che il popolo polacco sia così felice di essere trascinato in guerra. Ci sono inoltre memorie atroci della storia recente, memorie contro i sovietici, come l’alleanza con Hitler, il massacro di Kathin, la durezza spietata dell’occupazione, ma anche memorie terrificanti contro le milizie ucraine, i 100.000 civili, quasi tutti donne e bambini, assassinati nel massacro di Volynia e Galizia, nel 1943, compiuto con ferocia spaventosa. L’Unione Sovietica non esiste più e la Russia non può considerarsi un suo erede, non può essere imputata dei suoi crimini. Il taglio è stato netto. Nemmeno il nome esiste più. Gli ucraini di oggi non sono quelli del ’43, le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, ma la storia è lenta a cicatrizzare le ferite. Che i polacchi siano tutti felici di poter morire per la nazione ucraina, e ansiosi di accogliere milioni di profughi,  mi sembra quantomeno improbabile.

Come ha giustamente affermato monsignor Viganò, dobbiamo abbandonare per sempre l’idea che i nostri governanti vogliano il nostro bene. Abbiamo costruito un mondo dove i governanti non hanno l’interesse dei loro popoli come priorità.

In questo momento vivo in una deliziosa democrazia che mi impedisce di lavorare e di salire su un treno, per essermi rifiutata di far iniettare un farmaco con tragici effetti, molti  ancora da scoprire, per evitare una malattia che so curare.

Vivo in una squisita democrazia dove gli insegnanti che non si sono piegati non possono ritornare alle loro classi: giusto, i ragazzi meglio che non si trovino davanti un esempio di dignità e coraggio.

I medici che sanno curare devono restare lontano dai pazienti: giustissimo, nel caso pianterebbero grane se nelle flebo si mettesse il paracetamolo invece che il glutatione. Il dottor Giuseppe Delicati  di Torino è appena stato fisicamente arrestato, per aver osato esonerare pazienti dalla inoculazione di un farmaco che non avrebbe fatto loro bene e che, soprattutto, loro non volevano, e questo dovrebbe essere motivo più che sufficiente per non inocularlo.

Ho l’impressione di non essere in una nazione che sia in grado di esportare democrazia.

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