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Parigi nel disastro

silvana de mari Mar 19, 2024

di Silvana De Mari

A Parigi si è illuminata la Tour Eiffel, la gente ha ballato per le strade felice. Finalmente, mentre siamo sull’orlo di una guerra nucleare e stiamo sprofondando nell’islamismo più atroce e aggressivo, l’aborto è diventato un diritto costituzionale. L’aborto è il crimine più vile, il bimbo viene ucciso mentre è nel luogo che dovrebbe essere più sicuro al mondo per volontà della persona che dovrebbe essere la sua prima protettrice. Essendo antifisiologico, tutta la civiltà deve diventarne complice, fornendo gratuitamente sale operatorie e medicinali.

L’introduzione dell’aborto tra i diritti costituzionali vieta l’obiezione di coscienza che non può che diventare reato, ma potrebbe anche vietare ogni libro, articolo o predica che condanni l’aborto o cerchi di dissuadere da questa decisione. Il filosofo francese Henri Hude ha spiegato l’esistenza di due pericoli, di cui forse chi ha legiferato non si è reso conto, o forse se ne è reso conto benissimo, e allora vuol dire che è stato fatto un grande passo verso la dittatura più micidiale.

Ci sono due possibili conseguenze che, entrambe portano alla rottura del patto sociale. Le donne hanno avuto l’impressione che questo aumentasse il loro potere di autodeterminazione, ma in realtà levando ogni sia pur minimo valore alla vita del bambino, e considerandolo non soggetto, ma oggetto giuridico di cui è lecita la distruzione in qualsiasi momento e con qualsiasi motivazione, si è aperta la porta al diritto dello stato di pretendere una politica demografica attraverso l’obbligo di aborto. Un diritto fondamentale può diventare oggetto di dovere essenziale e, conseguentemente, di obbligo giuridico. Costituzionalizzando un diritto, lo Stato proclama e dichiara che l’aborto non è un male minore, che deve essere eseguito in determinati tempi perché altrimenti diventa un danno per il nascituro. Lo stato dichiara che l’aborto non fa male a nessuno, perché il nascituro è in tutto e per tutto equiparato a un tumore o una cisti parassitaria. L’aborto diventa un bene come è un bene estirpare un tumore. Se qualcuno rifiutasse di farsi estirpare un tumore, potrebbe essere  interdetto e sottoposto di autorità all’intervento. Se l’individuo ha diritto inalienabile all’aborto, lo stesso diritto lo ha lo stato.

La seconda conseguenza è l’abolizione de diritto di parola e di discussione. Non potremo più chiederci se l’embrione è una persona (lo è, ma i laici si interrogano), occorrerà negare che il feto è una persona (sul fatto che il feto sia un persona nemmeno i laici hanno dubbi). Ricordare che il feto è perfettamente in grado di percepire il dolore e la paura della morte sarà reato. Pubblicare articoli sul dolore fetale o sulla ricchezza della vita emotiva e cognitiva fetale porterà alla distruzione di carriere accademiche, ma anche alle aule di tribunale. Come sottolinea il filosofo Hude il divieto di obiezione critica su un argomento così controverso come l’aborto, spesso condannato anche da menti molto laiche, non può che essere l’inizio dell’abolizione totale della libertà di parola. Aggiungo io che l’abolizione totale della libertà di religione, perché l’aborto volontario, ora costituzionalizzato e quindi messo al di sopra di ogni critica, nel cristianesimo è un crimine che grida vendetta a Dio. Gesù Cristo ha sottolineato: tutto quello che farete al più piccolo tra voi, lo avrete fatto a Me. Cristo buttato nei rifiuti speciali è diventato un bene costituzionale.

Concludo questo articolo con una considerazione mia: pubblicare la fotografia di una donna con un neonato in braccio, continuerà ad essere lecito, o potrebbe essere considerato un sistema per creare sensi di colpa o tristezza a chi sta attuando un suo diritto garantito dalla Costituzione? Le immagini della Madonna nelle poche chiese francesi ancora non demolite o non trasformate in moschee, potrebbero non essere al sicuro. Un’ultima considerazione: se l’aborto è diritto costituzionale per una donna altrettanto granitico deve essere il diritto per un uomo a non mantenere un figlio se non desidera farlo. La sessualità di una donna non può essere appesantita dalla responsabilità di un figlio non voluto. La sessualità di un uomo non può essere appesantita dalla responsabilità di un figlio non voluto.  L’irresponsabilità deve essere uguale per tutti.

 

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