Pensierini...
Jun 03, 2025
di Giglio Reduzzi
Paesi a democrazia limitata
Ultimamente abbiamo scoperto, non senza stupore, che accanto alle nazioni antidemocratiche, ne esistono altre “a democrazia limitata” e che tra queste figurano nientemeno che le due nazioni più popolose dell’Unione Europea, oltrecchè la stessa UE.
Ma procediamo con ordine.
In un suo articolo sul “Messaggero” del 18 maggio 2025, Luca Ricolfi dice, inter alia, :
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Questa possibilità (cioè la possibilità di riscontrare democrazie limitate in seno a Stati che venivano considerati esempi di democrazia) si è presentata in Francia, con una sentenza della magistratura che ha sancito l’ineleggibilità di Marine Le Pen, ossia della leader del principale partito francese, candidata favorita alla presidenza della Repubblica.
Si è presentata in Germania, con un’indagine dei servizi segreti sul maggiore partito tedesco (la AfD, Alternative für Deutschland), che ne ha messo in dubbio il diritto a ricevere fondi pubblici e, forse, persino a concorrere nella competizione elettorale.
E si è presentata pure in Romania, dove un’elezione presidenziale è stata annullata perché la Corte costituzionale ha ritenuto che i consensi a un candidato fossero stati gonfiati dalla propaganda russa (le elezioni che si svolgono oggi in Romania sono la ripetizione di quell’elezione annullata).
In tutti e tre i casi le forze politiche penalizzate sono di destra, più o meno estrema e più o meno nostalgica, e in tutti e tre i casi a interferire con il voto sono stati organismi preposti a tutela della legge (Magistratura, Corte costituzionale, Servizi di intelligence interni).
Qui non voglio discutere della opportunità di escludere dalla competizione elettorale determinati partiti o candidati in quanto giudicati antidemocratici. Questione complicatissima, che inevitabilmente scalda gli animi.
Quel che vorrei far notare, però, è che – sul piano logico – questa eventualità è l’esatto opposto di quello delle democrazie illiberali. In quel caso si trattava di democrazie imperfette in quanto sacrificavano lo stato diritto.
Qui, se certe forze politiche vengono messe al bando, è lo stato di diritto che prevarica la democrazia.
Come chiamare questo nuovo tipo di democrazie?
A me il termine appropriato pare “democrazie limitate”, perché – nel momento in cui si esclude la forza politica che ha i maggiori consensi, è precisamente l’essenza della democrazia, ovvero il principio della sovranità popolare, che viene intaccato alla radice.
Su quale sia il male maggiore, la democrazia illiberale o la democrazia limitata, ognuno la pensa a modo proprio.
Quel che vorrei far notare è soltanto un punto: ove il principio di escludere le forze politiche giudicate come “antidemocratiche” dovesse affermarsi dove già si è affacciato (in Germania, Francia, Romania), in paesi “a democrazia limitata” si verrebbero a trovare quasi 200 milioni di cittadini, poco meno della metà di quelli dell’intera Unione Europea. Non proprio un bel biglietto da visita per un’istituzione che ama sentirsi faro di libertà e democrazia.
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Queste parole sono molto simili a quelle pronunciate alcune settimane fa da J.D. Vance, il Vice Presidente degli USA, che tanto clamore hanno sollevato a sinistra, ma sono state scritte da Luca Ricolfi e di lui possiamo fidarci.
In effetti noi siamo cresciuti talmente abituati a ritenere che le nazioni si differenziassero solo tra democratiche e non democratiche da non accorgerci che ce n’erano anche di intermedie.
Tutt’al più pensavamo (e speravamo) che lo stato di democrazia limitata fosse solo un’orbita di parcheggio sfruttata dalle democrazie non democratiche prima di passare alla democrazia piena.
Mai avremmo pensato che essa potesse essere utilizzata anche nella direzione opposta.
Invece è proprio questo lo spettacolo che nazioni come Francia e Germania ci stanno offrendo.
Prendiamo il caso della Germania.
Friedrich Merz, se avesse voluto rispettare sino in fondo il sentimento nazionale, per fare il suo governo, avrebbe dovuto allearsi con l’AFD.
Invece, ancora prima che intervenissero i servizi segreti a dargli una mano, decise di allearsi con la sinistra, benchè questa nei sentimenti popolari fosse la forza numero tre e non la numero due.
Non solo, ma mentre ADF era in crescita, la sinistra era in calo. Dunque contro tendenza.
Qualcosa di simile è avvenuto anche al governo dell’Unione Europea al cui vertice troviamo una Commissione composta da un’alleanza di Centro-Sinistra che è decisamente contro tendenza.
Tant’è che, per dialogare con il potente alleato di oltre oceano si ritiene utile usufruire dei buoni uffici offerti da una forza estranea alla Commissione.
Per quanto concerne la Francia, il meccanismo che ha portato alla limitazione della democrazia è diverso da quello che abbiamo visto in Germania, anche se ha prodotto i medesimi risultati.
Qui infatti c’è di mezzo la legge elettorale che, essendo basata sul doppio turno, costringe larga parte della popolazione a scegliere, non il partito che ritiene migliore, ma il meno peggio.
Il che è meglio di niente, ma è pur sempre una limitazione alla democrazia.
Non a caso una legge elettorale a doppio turno era l’opzione del defunto e mai rimpianto PCI.
Per effetto di questo meccanismo anche in Francia, come in Germania, troviamo un governo a democrazia limitata.
In questo caso la situazione è ancora peggiore perché troviamo la forza numero due che si sposa con la numero tre a scapito della numero uno.
Per onestà dobbiamo riconoscere che non sempre il rispetto della volontà popolare porta a governi efficienti.
Per esempio, quando in Italia dalle elezioni generali del 2018 emersero due sole grandi forze (la Lega ed il M5S) e si volle assecondare il volere popolare formando un’alleanza tra di loro, ne nacque un governo molto fragile, che difatti durò pochi mesi.
Occorre però precisare che in quel caso le due forze non erano programmaticamente contigue, bensì collocate agli estremi opposti dello schieramento politico, tant’è che, per trovare un Premier, si dovette ricorrere ad una persona che non si era mai occupata di politica e che, nominato, produsse i guai che conosciamo.
In Francia, Germania e nella stessa UE invece troviamo che le forze che avrebbero potuto allearsi e non si sono alleate erano programmaticamente contigue e dunque non c’era motivo di non assecondare il sentimento popolare.
Né di ricorrere ad acrobatiche triangolazioni per dialogare con Paesi, come gli USA, dove il governo rispecchia in toto il mandato elettorale e la democrazia non è limitata.
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