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Pensierini...

giglio reduzzi Jun 10, 2025

di Giglio Reduzzi

Il problema delle stelle

Qualche giorno fa una giornalista della RAI ha annunciato tutta felice che gli astronomi avevano scoperto l’esistenza di una nuova stella sita ad alcuni milioni di anni-luce da noi.

Non capisco il motivo di tanta felicità.

C’è qualcuno che sentiva la mancanza di una nuova stella?

Capirei la soddisfazione dell’annunciatrice se avesse detto,  che so, che era stato trovato un consistente quantitativo d’oro o di “terre rare” nel sottosuolo d’Italia, ma rallegrarsi perché era stata individuata una nuova stella a quella distanza proprio non ne vedo la ragione.

Come se il pubblico ignorasse che:

  1. la distanza della nuova stella è tale che la sua luce potrebbe benissimo essere arrivata da noi a stella estinta, cioè dopo la sua morte (detta trasformazione in buco nero);
  2. se anche fosse ancora lì, essa non avrebbe la benchè minima influenza su di noi, a differenza di quanto ne avrebbe la scoperta di un giacimento di terre rare sotto i nostri piedi;
  3. non avrebbe alcuna influenza benefica su di noi, ma non ne avrebbe neppure di cattive, così come del resto non ne ebbe prima che la scoprissimo, anche solo in base alla sua distanza.

Basti pensare che la stella più vicina a noi (Proxima Centauri) è situata a circa quattro anni-luce dalla Terra, cioè ad una distanza che, con i mezzi attuali, noi non riusciremo mai a coprire, ripeto mai.

E parlo della stella più vicina a noi, dopo il Sole.

Infatti le migliaia di stelle che vediamo in cielo in una notte stellata sono tutte più lontane.

Lo stesso sole, che consideriamo “nostro”, è a soli 8 minuti- luce. Altro che anno-luce!

E quando Elon Musk parla di andare su Marte, in realtà si riferisce ad un astro che sta a soli 3 minuti-luce da noi.  E già ci sembra che egli persegua una chimera.

In realtà, informandoci dell’esistenza di quella stella così lontana, la giornalista altro non fa che sottolineare come il centro dell’Universo debba essere spostato molto più in là rispetto alla posizione della Terra, con conseguente ulteriore perdita di centralità del nostro pianeta.

Cosa che però già sapevamo e che tuttavia non è servita a far perdere la fede a chi credeva e tuttora crede che la Terra abbia un ruolo centrale nell’Universo.

Infatti tutte le scoperte astronomiche, anche le più recenti, hanno dimostrato come, di tutti i pianeti sinora individuati, solo la Terra abbia i requisiti necessari per ospitare la vita.

Tant’è che, per andare su Marte, la squadra del sig. Musk dovrà portarsi dietro tutto, anche l’aria per respirare e l’acqua da bere.

(Non a caso viene spontaneo chiedersi perché allora ci vada.)

Sicché tutto porta a concludere che alla centralità della Terra cui credevano i nostri progenitori (mi riferisco ai tempi in cui si credeva che la Terra fosse al centro dell’Universo e che il Sole, con il suo corollario di stelle, le girasse intorno) si è sostituito un altro tipo di centralità: quella che nasce dalla sua inedita apertura alla vita con tanto di aria, acqua, flora e fauna.

Da una centralità solo geografica a quella, ancora più importante, legata al fatto di possedere i requisiti per ospitare la vita.

 

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