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Pensierini...

giglio reduzzi Oct 23, 2023

di Giglio Reduzzi

 

I dubia del card. Duka

Pare che il disobbediente Luca Casarini sia stato chiamato dal Papa a far parte del Sinodo dei Vescovi con diritto di voto, senza essere né Vescovo, né teologo e forse neanche cattolico praticante. 

Faccio una semplice domanda: voi adottereste come linea guida un documento che recasse in calce la firma di Casarini? 

Io no. Ma andiamo avanti. 

Il Papa in carica ora definisce “indietristi” tutti i vescovi che vorrebbero conservare intatto il “depositum fidei “e che prima chiamava “rigidi”. 

Il termine “tradizionalisti” non gli è mai piaciuto, perché evidentemente gli ricorda troppo da vicino l’essenza del mandato (“traditionis custodes”), che lui vorrebbe addirittura abolire. 

Effettivamente, se si guarda all’età dei padri sinodali, si scopre che sono solo i prelati più anziani (e quindi più affezionati alla tradizione) ad esprimere contrarietà alla linea rivoluzionaria che sta emergendo. 

Il dato anagrafico sembrerebbe dunque dar ragione agli innovatori. 

Tuttavia se si leggono attentamente i “dubia” degli “indietristi”, si rimane colpiti dalla lucidità delle loro idee, specie si si raffrontano con quelle pasticciate contenute nella  risposta (si fa per dire) che il neo prefetto del Dicastero della Fede, card. Manuel Ferrandez, detto “Tucho”, ha dato, per conto del Papa, al card. Dominic Duka, arcivescovo emerito di Praga. 

Siamo lontani mille miglia dalla chiarezza (Sì, Sì; No, No.) che ci si aspettava. 

Anzi che ci si aspettava da anni, perché i dubbi espressi dal card. Duka erano già stati formulati da altri cardinali nel 2016 e reiterati, per ben due volte, nel 2023: 

· la prima volta (luglio) con dovizia di argomentazioni teologiche (nella presunzione che dall’altra parte ci fosse uno che se ne intendeva), 

· la seconda volta (agosto), sapendo che sarebbe toccato a Tucho rispondere, ……..ad modum recipientis. 

Fatto sta che la risposta non è stata né Sì, né No. 

Del resto la linea del Nì è molto diffusa in Vaticano. 

Dev’essere un modo di rispondere piuttosto usuale a Roma, perché è qui che io l’ho sentita dire per la prima volta, in alternativa a “Qui lo dico e qui lo nego”. 

(Cosa che manda in bestia quei precisini di  tedeschi). 

A nessuno, tuttavia, è ancora venuto in mente che essere vescovi emeriti, cioè pensionati, è la condizione ideale per dire la verità. 

Il Papa, noto per il suo carattere impulsivo e vendicativo, non ti può più fare niente! 

Sei libero di dire quello che vuoi! 

I vescovi giovani invece devono fare carriera e devono ingraziarsi il Papa! 

Ed allora accettano tutto. 

Anche i picnic in Mongolia, gli omaggi senza benedizione alle salme degli atei, ecc. ecc. ecc. 

Ma la risposta di Tucho è irricevibile anche per il modo irrituale in cui è stata redatta. 

Manca della solennità tipica di questi documenti. 

Soprattutto manca la chiosa che sempre li accompagna : 

«il Sommo Pontefice N.N., in data …, ha approvato questa Lettera (o Istruzione/Decreto/Nota, etc.) e ne ha ordinato la pubblicazione». 

Troppo evidente la furbata: se il Sinodo dovesse buttare all’aria i piani del Papa, c’è pronta la risposta del Vaticano: 

……..te l’avevo detto che quella carta non valeva niente! 

E’ stata scritta da un burlone sul tavolino di un bar! 

 

 

 

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