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Pensierini...

giglio reduzzi Nov 06, 2023

di Giglio Reduzzi

1. E’ tornata la caccia all’ebreo? 

Nonostante la barbara aggressione compiuta il 7 Ottobre scorso dall’organizzazione terroristica di Hamas ai danni di Israele, la solidarietà espressa a favore del Paese aggredito è durata solo qualche ora, come Paolo Mieli aveva correttamente previsto. 

Le sfilate che si sono svolte in occidente erano tutte a favore dei Palestinesi a costo di far passare Hamas come legittimo rappresentante degli interessi di quest’ultimi. 

Cosa che si sa non essere vera. 

Neanche una striminzita fiaccolata è stata dedicata al Paese aggredito! 

Inoltre tutte le sfilate sono state organizzate dai partiti di Sinistra. 

Il che dimostra quanto fosse stata strumentale l’idea di questa parte politica di istituire la Commissione Senatoriale contro l’Odio. 

Essa infatti mirava a far passare il sentimento dell’odio come un’esclusiva del Centro-Destra, che non a caso non partecipò al voto istitutivo di quella Commissione, pur accettando di farla presiedere da una signora (Liliana Segre) che aveva subito sulla propria pelle le conseguenze del nazifascismo. 

Infatti, sino a quella data, il nazifascismo sembrava a tutti essere stata la massima espressione dell’odio antisemita. 

Ora non è più così. 

Quelle sfilate hanno purtroppo evidenziato che tutti coloro (e sono tanti) che si rifiutano di condannare Hamas contemporaneamente dimostrano di odiare Israele più di quanto non amino i Palestinesi. 

Se è vero che, in cambio di 239 ostaggi, Hamas chiede la liberazione oltre 7000 prigionieri, essa dimostra un’ostilità verso gli ebrei che è nettamente superiore a quella dei nazisti. 

Infatti nel 1944, a Roma, questi ultimi si erano “accontentati” di fucilare un numero di cittadini pari a dieci volte quello dei nazisti uccisi, mentre ora Hamas, per lo scambio dei prigionieri, pretenderebbe che il rapporto fosse di 1 a 30. 

L’antisemitismo che sta emergendo in tutte le piazze occidentali è certamente imbarazzante per tutti, ma dovrebbe esserlo ancora di più per la signora Segre in quanto presidente della Commissione contro l’Odio. 

Organismo che, come già detto, era stato eletto con i soli voti della Sinistra, cioè proprio della parte politica che ora, sfilando per le strade, disvela apertamente il suo (peraltro mai sopito) odio per Israele. 

 

2. Perché ho scritto il saggio “La preghiera di Josè Arturo”, che trovate nella Libreria 

E’ facile da spiegare. 

Josè Arturo è nipote del defunto card. Antonio Quarracino, già arcivescovo di Buenos Aires. 

Anche lui, come Bergoglio, era di origine italiana. 

Avendo una diocesi molto grande da amministrare, egli aveva bisogno di farsi coadiuvare da vescovi ausiliari. 

Per questo incarico, un gesuita suo amico (padre Ismael Quiles) gli suggerì di chiamare Jorge Bergoglio, anche per sottrarlo dall’esilio di Cordova, dove era stato confinato dai superiori del suo ordine religioso (i Gesuiti di S. Ignazio di Loyola) a motivo dei suoi continui dissapori con i confratelli. 

Si vede che di questi disaccordi era giunta notizia anche a Roma, perché pare che non sia stato facile per Quarracino ottenere il benestare del Vaticano per la promozione di Bergoglio a vescovo (1992). 

Fatto sta che, per effetto di questa nomina, il futuro Pontefice poté tornare a Buenos Aires e, con il tempo, anche assumere la carica di “Vicario con diritto di Successione” (1997). 

Per cui, alla morte di Quarracino, Bergoglio divenne Arcivescovo di Buenos Aires in modo automatico (1998). 

Lo stesso Papa (S. Giovanni Paolo II) che nel 1992 l’aveva nominato vescovo, nel 2001 lo nominò Cardinale. 

Quest’ultima nomina gli spalancò la porta alla possibilità di diventare Papa, perché è vero che per diventare Capo della Chiesa Cattolica non serve essere cardinale, ma tutti sappiamo che in pratica, almeno negli ultimi anni, non c’è stato Papa che non sia stato prima cardinale. 

Ma torniamo a Josè Arturo ed alla sua preghiera. 

Abbiamo già detto che egli è uno dei cinque nipoti del card. Quarracino. 

Non so cosa facciano i suoi fratelli, ma so che egli ha una laurea, che insegna (o ha insegnato) e che s’intende di teologia, anche se non può essere considerato un teologo di professione. 

Dunque è perlomeno un intellettuale. 

Purtroppo, dopo l’entusiasmo che deve aver provato all’inizio per l’elezione a Papa di un suo concittadino (come anch’io provai a suo tempo per quella di Roncalli), egli dev’essere rimasto molto deluso dagli atti compiuti da Bergoglio una volta Papa. 

Lo dimostra la preghiera che egli ha scritto per invocare da Dio nientemeno che la grazia di riportare Papa Bergoglio sulla retta via. 

Proprio così! 

Ecco perché ho sentito il bisogno di scrivere quel saggio. 

E’ come se Josè Arturo, con quella preghiera, volesse -e voglia- chiedere scusa ai cattolici delusi da Bergoglio per l’involontario errore commesso da suo zio (che non lo può più fare di persona), cioè l’errore di averlo nominato vescovo ausiliario di Buenos Aires e quindi, seppur inconsapevolmente, aver spianato la via al Pontificato di una persona che poi si è dimostrata nettamente impari alla bisogna. 

Tutto qui.

 

 

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