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Pensierino… Ch’a costa lòn ch’a costa

giglio reduzzi Nov 24, 2023

di Giglio Reduzzi

La vicenda dell’imprenditore romagnolo che investe 25.000 euro per salvare una pecora in Scozia ben esprime l’indole misericordiosa del popolo italiano. 

Nessuna meraviglia, dunque, che il nostro governo si fosse fatto in quattro per curare la piccola Indi Gregory, che è qualcosa di più di una pecora, prima ancora che i magistrati inglesi decidessero di staccarle la spina perché……. era finito il budget delle cure palliative. 

Del resto, la vicenda della pecora ha un precedente di poche settimane fa. 

Infatti, non molto tempo fa l’Italia si era occupata anche di orsi, non esitando a impiegare droni ed elicotteri per la ricerca ed il monitoraggio di due orsetti, alla cui madre un cittadino italiano, impauritosi dal trovarsela davanti, aveva sparato, uccidendola. 

Sicchè i due piccoli orsi, privati del latte materno, correvano il rischio di morire di fame! 

(Certo l’idea di impiegare elicotteri per monitorare gli spostamenti degli orsetti avrà destato sorpresa, non solo nella povera Somalia, ma neppure nel ricco Canada, dove tutti coloro che di questa stagione vanno a caccia di cervi non si preoccupano sicuramente di sapere, prima di sparare, se, così facendo, stanno rendendo orfani dei cerbiatti.) 

Anche per quanto concerne i bambini, non è la prima volta che ci siamo offerti di prenderne cura. 

Già in passato l’ospedale “Bambin Gesù” di Roma si era fatto carico di curare le piccole creature per le quali gli inglesi ………avevano esaurito il budget delle cure palliative. 

Neppure deve meravigliare se i naufraghi raccolti in mare dalle navi ONG si mettono a cantare e ballare quando vengono a sapere che saranno sbarcati in Italia invece che in un altro Paese. 

Dove lo trovi uno Stato come il nostro che ti accoglie, ti rifocilla, ti offre vitto, alloggio e pocket money ed, in più, ti lascia libero di andare dove vuoi, estero compreso? 

Dove lo trovi un Paese in cui, se rubi la borsetta ad una signora anziana, te la cavi con una notte in questura, invece di subire il taglio della mano cui probabilmente ti condannerebbero a casa tua? 

Dove lo trovi uno Stato dove, se trovi un’ alloggio sfitto e ci vai ad abitare, nessuno verrà mai a cacciarti? 

A questo punto viene spontaneo chiedersi quale Paese sia nel giusto. 

L’Italia o il Regno Unito? 

Visto che siamo entrambi considerati Paesi democratici, la domanda è più che legittima. 

Secondo me, messi di fronte al bivio, noi italiani scegliamo sempre la via della Misericordia, mentre gli inglesi (ed un sacco di altri paesi) scelgono quello del rispetto delle regole vigenti, non importa quanto severe. 

La quantità di denaro pubblico stanziata e sottesa alla parola “budget” è una di queste regole. 

Che loro non vogliono violare. 

E siccome Giustizia e Misericordia sono entrambe due validi criteri di scelta, è difficile dire quale sia da preferire. 

Noi latini, impregnati di buonismo cattolico, propendiamo per la Misericordia, gli europei del nord preferiscono il rispetto delle leggi. 

Molta gente da noi è convinta che il governo abbia mezzi illimitati e che, se non ti dà tutto quello di cui hai bisogno, è solo perché manca di umanità. 

Purtroppo lo credono anche molti dipendenti pubblici, a partire dai signori magistrati. 

Penso a quei procuratori che utilizzano soldi pubblici per rintracciare gli autori di un reato commesso trenta o quarant’anni prima. 

In Inghilterra (ma forse anche in Germania) direbbero che il tempo è scaduto e che la soluzione del caso non interessa più a nessuno. 

Penso ai magistrati inquirenti che, per convalidare la loro tesi accusatoria, prescrivono l’esame del DNA a 30.000 persone diverse, sottraendole alle loro quotidiane occupazioni. 

In Inghilterra direbbero che il budget è stato largamente superato già dopo i primi cento esami. 

Gli esempi potrebbero continuare, ma amor di patria ci suggerisce di non farlo. 

Un ultimo esempio non riesco a soffocare, perché, secondo me, è il peggiore di tutti. 

L’episodio si è verificato quando Matteo Renzi ordinò il recupero in acque profonde della barca piena di migranti che era finita in fondo il mare con tutto il suo carico umano. 

La motivazione era quella di dare una degna sepoltura a quella povera gente. 

A parte il fatto che quando noi sentiamo parlare di degna sepoltura, istintivamente pensiamo ad una tumulazione di tipo cristiano (lastra di marmo, cassa di radica, luce perpetua), cioè ad una pratica sconosciuta nei paesi d’origine di quei migranti, (dove anche il ricco viene avvolto in un semplice lenzuolo e subito interrato), a parte tutto questo -dicevo-, a nessun componente del governo è venuto in mente che le difficoltà tecniche inerenti il ripescaggio di quella barca avrebbero richiesto un tempo molto lungo e che, a prescindere dal costo, questo avrebbe impedito alla seconda sepoltura di essere più dignitosa della prima. 

E così è stato: tirata su la barca, ci si è accorti che la decomposizione dei corpi aveva reso impossibile, non solo dare loro una degna sepoltura, ma anche districare l’uno dall’altro. 

Non credo esistano esempi di danno erariale più gravi di questo. 

Quando si usano i soldi dei contribuenti  la regola del  “costi quel che costi” (o, come direbbero i piemontesi “ch’a costa lòn ch’a costa”) non vale. 

Pardon!

 

 

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