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TRUTH

Restare saldi nella fede speranza e carità. di Don Bux e Don Vitiello.

Jul 17, 2025

Per rimanere saldi nella fede in questo tempo difficile, occorre seguire uomini che insegnino una dottrina sicura. La dottrina non è innanzitutto un patrimonio di nozioni, ma sapienza e ricchezza di contenuti, paragonabili ad un nutrimento. Infatti, può essere considerata una sorta di pasto; non a caso, Gesù è chiamato “Pastore”, cioè, colui che procura il cibo alle pecore. San Paolo, nel dare le istruzioni a Tito, dice: “Mi raccomando, la tua dottrina sia sicura, non vacillante, né fluttuante; sia sana, cioè retta, basata sulla verità da seguire e infine, sia una dottrina pura, nella sacralità del culto e nel portamento da tenere.
Ecco, queste tre disposizioni sono decisive per resistere nella fede, perché senza di esse vengono meno la dottrina, la filosofia e la liturgia. Possiamo dire che sono come una specie di tripode, dove nessuno sta in piedi da solo, perché è necessario dare importanza alla mente, al cuore, all’anima. Oggi, purtroppo, con il termine “sacro”, non si rende più l’idea di un Dio presente e troviamo una liturgia spettacolo, intrattenimento, curata da “animatori”, come se Cristo dovesse essere animato.
Nel passato, invece, si parlava di un “servizio”, curato dagli “inservienti”. Da qui l’uso della parola “diacono” (colui che serve), “accolito”, (colui che esegue), “ministro” (colui che amministra). Davanti a Dio, si va per servire.
L’importanza della liturgia, intesa come atto pubblico, interessa tutto il popolo cristiano, anche quando il prete celebra la messa da solo o con tre persone. E’ triste riconoscere che da almeno 50 anni, viviamo in una situazione di scarsa o nulla educazione religiosa: le verità sull’uomo non vengono più riproposte e dovunque regna l’emozione e l’irrazionalità.
Tuttavia, in questi ultimi tempi, molte persone stanno riscoprendo il senso del sacro e il ritorno allo studio del catechismo. Occorre partire dalla domanda fondamentale: “Dio è presente? Se non siamo coscienti di questa presenza, i nostri atti di culto non hanno un destinatario, non si capisce a chi sono rivolti. C’è bisogno di mettersi davanti a Dio, come ad un innamorato che guarda, contempla e ascolta, prima ancora che l’altro parli. Solo questo rapporto favorisce una vita morale ma, allo stesso modo, essa è la condizione del rapporto con Lui.
L’autore della lettera agli ebrei afferma che: “La fede è il fondamento delle cose che si sperano” (quindi, la speranza, per essere solida, deve avere come fondamento la fede) e termina “… e la fede è prova delle cose che non si vedono”. Senza di essa, anche la speranza e la carità fanno fatica a svilupparsi. Consiglio per questo, di imparare bene gli atti di fede, speranza e carità.

Don Salvatore Vitiello:

E’ utile riflettere su come S.Tommaso concepisce il tema del dubbio. A differenza di Cartesio e dei suoi discepoli che, negli ultimi due secoli e mezzo, hanno messo in discussione l’esistenza stessa della realtà e quindi la sua conoscibilità, Tommaso afferma che, se l’intelletto oscilla tra due opzioni e non ha sufficienti ragioni per affermare il sì o il no, occorre fare una distinzione tra il dubbio positivo, quando la mente intravvede la possibilità di una risposta e il dubbio negativo, quando non ci sono ragioni per sostenere né una tesi, né l’altra.
Tommaso risolve la questione affermando che dubbio e domanda sono sinonimi, così che è possibile elaborare una riflessione, un’ipotesi positiva o negativa, che non ha però, ancora, la forza del giudizio.
A questo proposito, anche Aristotele sosteneva che, per iniziare il cammino della conoscenza, non è necessario avere tutto chiaro, ma è sufficiente l’intuizione del vero. Se ci assalgono dei dubbi, dobbiamo trasformarli immediatamente in domande, sia di tipo teoretico, catechistico, teologico, dottrinali, o nella domanda per eccellenza, quella che noi chiamiamo, preghiera. Quando si afferma che i sacramenti non sono assoluti, si intende dire che non sono l’unica via attraverso cui la Grazia può giungere. E’ utile ricordare che il Concilio Lateranense IV ha condannato la sentenza secondo cui “Extrae Ecclesiam nulla conceditur graziam” (al di fuori della Chiesa non è concessa alcuna grazia ad alcuno).
Qui si fa riferimento al Vangelo di Marco (16,16), dove Gesù dice che sarà condannato colui che non crederà. Anche s. Agostino afferma che Dio ha legato la salvezza ai sacramenti, ma non per questo, tutti i non battezzati saranno dannati. Da ciò, deduciamo con certezza che il sacramento non è un assoluto. In realtà, di assoluto c’è solo la Santa Trinità. Anche la Chiesa terrena, come noi la conosciamo, non è un assoluto, perché nell’eternità rimarrà solo l’aspetto comunionale di essa. Lassù vedremo Cristo così, come Egli è; ci sarà quindi una comunione sacramentale, cioè nella dinamica di amore della Santissima Trinità.
Vorrei, inoltre, approfondire i temi che si riferiscono al “fallimento di Dio”, al fatto che “Dio muore in croce per noi” e che Gesù è “l’eterno Figlio del Padre… In realtà, in croce non muore Dio, ma muore l’uomo Gesù, o meglio, muore il corpo fisico dell’uomo Gesù; la Sua anima, come la mia, è immortale e quindi non può morire. Eterno è il logos. L’uomo Gesù inizia ad esistere nel grembo di Maria, il 25 marzo; prima non esisteva, eppure noi diciamo che è “l’Eterno Figlio”, perché si tratta di un’unione ipostatica tra l’umanità di Cristo e il logos eterno. Quindi, è vero che Dio cammina per le strade del mondo, anche se è Gesù che cammina, ma tutte le Sue azioni sono teandriche, cioè hanno un duplice carattere.
Così possiamo parlare di fallimento di Dio, perché sulla croce, dal punto di vista umano, l’uomo Gesù ha fallito, non ha redento, non ha avuto un seguito di popolo, non ha cambiato la storia di Israele in quel momento, Forse, usando un linguaggio più prudente, come suggerisce Ratzinger, sarebbe opportuno parlare di auto annientamento di Cristo. Infatti, è stato il Suo atto che ha permesso all’uomo di esistere e di redimersi.

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