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ROBERT LOUIS STEVENSON -L’AVVENTURA NEL CUORE

edizioni ares letteratura paolo gulisano Mar 23, 2022

di Silvana De Mari

Robert Lewis Stevenson ha riempito la mia infanzia. Restavo sveglia fino a tardi con il libro e la lucina nascosti sotto le coperte per arrivare fino all’isola misteriosa che celava un tesoro pieno di sangue o per seguire le frecce nere.

Robert Lewis Stevenson ha riempito la mia maturità. Leggevo de Lo strano caso del Dottor Jekill e del Signor Hyde  durante le guardie, ed era evidente che, tra gli infiniti significati, c’era anche una raccomandazione agli scienziati di ricordarsi del dolore  e dell’estrema fragilità della vita, il secondo libro, dopo Frankenstein, che cerca di mettere in guardia dalle follie dell’arroganza che sfida la legge di Dio.

Mi affascinava la sua vita. La tubercolosi non lo aveva piegato, lo aveva spinto lontano dalle spinose brume della Scozia fino al sole accecante dei Mari del Sud, dove, in un’epoca di colonialismi che potevano essere feroci e razzismi che lo erano sempre, ha difeso i nativi con un coraggio da leone.

Robert Louis Stevenson  -L’avventura nel cuore – è il titolo del nuovo libro di Paolo Gulisano (Edizioni Ares)

Robert Lewis Balfour Stevenson nacque a Edimburgo, Scozia, il 13 novembre 1850, in piena Età Vittoriana. Le sue opere entrano a pieno titolo nella fucina artistica dell’Ottocento, il secolo che vide la nascita di grandi scrittori quali Dickens, Barrie, Lewis Carrol, Chesterton, solo per citarne alcuni. I suoi scritti sono opere senza tempo, in grado di conquistare sempre nuovi lettori e svelare significati inediti a chi li aveva letti in età giovanile.

Pirati con una gamba di legno, bandiere nere e mappe del tesoro sono entrati nell’immaginario collettivo grazie al romanzo l’Isola del Tesoro, ma è certamente il racconto Lo strano caso del Dottor Jekill e del Signor Hyde  quello che ha influito maggiormente in questo senso.

L’imperdibile saggio di Paolo Gulisano introduce il lettore nell’affascinante viaggio alla scoperta dell’Autore che proprio del viaggio, reale o metaforico all’interno dell’animo umano, ha fatto il protagonista della sua opera.

Figlio di Thomas, ingegnere che si occupava della progettazione e realizzazione di fari e di Margaret Balfour, di famiglia nobile, il cui padre era il Reverendo Lewis Balfour, Ministro della Chiesa scozzese, il giovane Robert accompagnò più volte il genitore nei viaggi di lavoro e questo contribuì certamente alla passione dello scrittore per il mare e l’avventura. Figlio unico e affetto da problemi di salute, costretto dalla malattia a frequenti assenze da scuola, Robert Stevenson venne istruito  da insegnanti privati che seppero stimolare la sua curiosità  e l’amore per la lettura. La passione per i racconti gli era stata trasmessa fin dall’infanzia dalla sua bambinaia, Alison Cunningham, attraverso le storie della Bibbia e del folklore scozzese. A lei lo scrittore dedicherà una lirica contenuta nel volume A Child’s Garden of Verses, pubblicato nel 1885, in cui la ringrazia teneramente delle notti insonni trascorse al suo capezzale. Cresciuto in una famiglia di solida fede calvinista, Robert Stevenson successivamente prese le distanze dalla Chiesa Presbiteriana di Scozia, tuttavia dai suoi scritti traspaiono una religiosità profonda e un profondo senso della giustizia, del bene e del male.

Paolo Gulisano offre un ritratto meravigliosamente delineato dell’uomo e dello scrittore attraverso l’analisi accurata della sua opera e delle vicende storiche e culturali dell’epoca in cui questa si inserisce. Uno spaccato della società britannica in cui vigeva una sorta di darwinismo sociale e dove il successo negli affari era, secondo la morale calvinista, prova della benevolenza di Dio. L’epoca in cui la produzione dei beni materiali si separa dall’artigianato inteso come “arte”, titolo che viene riservato da quel momento esclusivamente all’attività intellettuale. Alla scienza e alla tecnologia  si attribuisce il compito di risolvere tutti i problemi dell’individuo. I principi dello scientismo e del materialismo vengono contestati nell’opera di Mary Shelley, che appena ventenne scrive Frankenstein, lo straordinario racconto in cui il dottor Victor Frankenstein vuole vincere la morte creando un individuo in laboratorio. Un racconto che aveva appassionato Robert Stevenson. Forse non è un caso che anche il personaggio di una delle opere più celebri (se non addirittura la più celebre) dello scrittore: Lo  strano caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde,  sia un medico. Pubblicato nel 1886, il romanzo si discosta nettamente dai racconti di avventura e dai racconti per ragazzi che avevano caratterizzato fino a quel momento la produzione letteraria di Stevenson. Il tema del viaggio a lui tanto caro  non riguarda più luoghi esotici e fantastici, bensì gli aspetti oscuri dell’animo umano. La storia narra di uno stimato medico che realizza nel segreto del suo studio un siero in grado di scindere il bene e il male insiti nella sua natura. Il miraggio di eliminare il male per mezzo della scienza si rivela un tragico errore. Con il tempo la parte malvagia diventa predominante, il dottor Jekill si trasforma  in Hyde senza bisogno del preparato mentre diventa sempre più difficile il processo inverso. A causa di un’alterazione di un ingrediente della pozione, lo scienziato non può più a produrre il siero. Grazie all’ultima dose riesce a diventare nuovamente Jekill per scrivere la sua confessione, poi si trasforma per sempre nell’omicida Hyde.

Paolo Gulisano argomenta in modo illuminante come la vicenda del Dottor Jekill rappresenti una profezia sul pericolo del transumanesimo, la volontà di modificare gli aspetti considerati negativi dell’essere umano: la malattia, la vecchiaia, la morte. Un fine che necessita per la sua realizzazione di interventi di tipo biochimico e tecnologico, nanotecnologie e ingegneria genetica. La storia terrificante dello scienziato Jekill che si trasforma, a causa del farmaco di sua invenzione, in un essere malvagio e assassino, Hyde, che alla fine prenderà il sopravvento, rappresenta un monito all’uomo che cerca di raggiungere l’immortalità attraverso la tecnologia anziché affidarsi a Dio. La condizione transumana, come aveva intuito Stevenson, non sarà una condizione di libertà, bensì di schiavitù.

Noi che nel transumanesimo ci viviamo immersi e che assistiamo a una scienza che, incurante del dolore, ritiene che qualsiasi cosa, per il solo fatto che possa essere fatta, deve essere fatta, non possiamo che apprezzare.

È stata la cosiddetta scienza che ha creato il razzismo scientifico dal quale sono poi nati il razzismo è l’antisemitismo politici. È stata la cosiddetta scienza a condannare la classe borghese nelle tetre terre del socialismo reale. È una geniale scienza quella che ordina il “ vaccino” ai guariti e vieta le cure, che ci ha rinchiuso in una fortezza fatta di tamponi, dove tutte le nostre libertà sono state annientate. Paolo Gulisano ne parla anche nell’imperdibile libro L’ultima religione, scritto insieme a Marletta, e in Cavie per legge , scritto insieme a G. Amato.

Tutte le volte che leggo un libro di Paolo Gulisano mi precipito a leggere ogni testo che ha citato. Se la scienza arrogante dannerà l’uomo, la tecnologia ha però qualche pregio: ho scoperto che l’opera omnia di Stevenson in ebook costa meno di due euro.

Il fatto che il dottor Gulisano sia uno dei veri medici che curano veramente, quelli che hanno combattuto la tachipirina vigile attesa salvando innumerevoli persone, me lo rende ancora più caro.

 

 

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