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Se tiri troppo la corda, prima o poi si spezza

silvana de mari Dec 16, 2022

di Silvana De Mari

Nel Purgatorio di Dante c’è una citazione di una corda di balestra che se troppo tesa si spezza. La frase potrebbe riferirsi alla commozione che, prima o poi, ci fa scoppiare in lacrime o alla stanchezza che prima poi fermerà le nostre gambe, alla pazienza che prima o poi si infrange in un’esplosione di collera. Sono principalmente due i campi dove questa frase brilla e scintilla di saggezza: lo stress e le relazioni umane asimmetriche.

Lo stress viene sempre identificato come qualcosa di disastroso. In realtà in fisiologia la parola stress nasce per indicare semplicemente una reazione di adattamento a una modificazione. Il fisiologo francese  Claude Bernard nel 1878 elaborò per primo il concetto di ambiente interno, ponendo la base dello studio dell’autoregolazione. Un organismo deve sempre preservare se stesso. Nel 1932, Walter Cannon introdusse il concetto di omeostasi per definire le condizioni costanti che sono mantenute nel corpo Nel 1935, Hans Selye definì lo “stress” come la risposta aspecifica dell’organismo a uno stimolo, così da poter mantenere la propria omeostasi vale a dire mantenere costante l’ambiente interno.

In termini molto poveri e rozzi possiamo dire che l’organismo, quando il suo equilibrio sia destabilizzato, cerca di tornarci attraverso l’escrezione dei cosiddetti ormoni da stress, principalmente cortisolo e adrenalina. Il periodo più lungo della permanenza della creatura umana sul pianeta è il paleolitico, l’età della pietra. In questo periodo i pericoli erano soprattutto fisici e immediati. Supponiamo di essere un uomo primitivo e di avere di fronte il pericolo: la tigre dai denti a sciabola oppure un altro uomo dotato di clava in cerca della cena. Il paleolitico è spesso stato caratterizzato dal cannibalismo: l’essere umano è costituito da diversi chili di proteine non protette da artigli o da fame di una qualche potenza. Il cortisolo e l’adrenalina aumentano la pressione sanguigna, accelerano il battito cardiaco, così che i muscoli abbiano a disposizione corazza, di conseguenza più sangue: una maggiore potenza per scappare o per contrattaccare.

Lo stress può essere buono o cattivo: eustress e distress. La mancanza di stress è disastrosa. Il nostro organismo è stato creato per essere in grado di affrontare lo stress. Le situazioni prive di stress, completamente deresponsabilizzante, prive di pericoli e con fornitura costante di generi di conforto, temperatura costante, uomo in pensionamento, ospite (ben accudito) di una Rsa, rampollo di famiglia facoltosa, parlamentare Cinque Stelle, sono un disastro. La nostra vita ha bisogno di cambiamenti, ha bisogno di stress, ma deve essere poco e di buona qualità. Noi abbiamo bisogno di sfide. È nel confrontarsi con le sfide che restiamo vivi.

Lo stress buono è uno stress breve, meglio se fisico, possibilmente, ma non necessariamente, coronato da successo. Supponiamo che sia in ritardo per un appuntamento importante: fabbrico cortisolo e adrenalina, i muscoli camminano più in fretta, arrivo in orario. Sono trionfante. Il leone che insegue la gazzella rischia di restare senza pranzo, ma se riesce ad acchiapparla avrà una qualità di cibo infinitamente superiore al leone in gabbia e avrà una sensazione magnifica. Se anche non prende la gazzella, avrà fatto allenamento e sa che ci riuscirà la volta successiva.

Questa magnificenza è tale da valere la pena di essere liberi, correre il rischio di saltare un pranzo o anche due o anche quattro, vale la pena di annaspare in una savana infuocata cercando una stilla d’acqua. Quello che è pericoloso per noi è uno stress prolungato dove non ci sia possibilità di azione fisica. Supponendo che sia ritardo per un appuntamento importante: sono bloccata da un ingorgo infinito. Scarico cortisolo adrenalina ma non ci sono muscoli da far contrarre. La potenza degli ormoni da stress si abbatterà quindi sulla muscolatura liscia, facendo contrarre quella: avrò delle coliche e un aumento di pressione arteriosa, a meno che non sia in grado di gestire lo stress, di dirmi che, pazienza, è andata così, non c’è nulla da fare. Tanto vale che mi goda la musica che mi trasmetterà l'autoradio, e usi il tempo per scrivere una poesia o l’inizio di un racconto.

Quello che ci uccide, che diventa una tragedia per noi è uno stress prolungato senza possibilità  di azione fisica. Un esempio spettacolare di stress micidiale, mortale è quello che ci è stato imposto nella gestione della cosiddetta pandemia. Siamo stati rinchiusi in casa, terrorizzati, ricattati, trattati da deficienti, costretti all’idiozia: puoi prendere il caffè in piedi ma non seduto. Come hanno spiegato i reduci dei gulag e dei lager è fondamentale per spezzare le persone l’irragionevolezza, la stupidità. Le regole ferree e idiote causano uno stress che distrugge la nostra personalità. Anche l’imprevedibilità è un danno micidiale, le regole covid cambiavano a giorni alterni, il maledetto virus era combattuto col coprifuoco, perché di notte peggiora. La gestione della cosiddetta pandemia è stata il meglio del meglio per causare il massimo dello stress, il massimo della destabilizzazione psicologica e il massimo della destabilizzazione immunitaria, perché lo stress distrugge il sistema immunitario, predispone a depressione, favorisce alcune  psicosi, favorisce il cancro, causa ipertensione e quindi peggiora qualsiasi tipo di malattia cardiovascolare.

Il secondo campo dove la corda può spezzarsi e quello delle relazioni asimmetriche, le relazioni cioè dove uno dei due ha più potere dell’altro, per esempio perché dei due è quello che ama di meno, oppure perché ha un potere, ad esempio re di Inghilterra. Anna Bolena aveva un notevole fascino su Enrico VIII. Era riuscita a ottenere addirittura il posto di regina. In cambio aveva promesso gioia, allegria, sesso e soprattutto un figlio maschio. Nel momento in cui non riesce ad avere il figlio maschio, il suo fascino si spezza. Enrico si trova ridicolizzato. Ha ripudiato una moglie che, lei sì, è una vera sovrana, Caterina d’Aragona, per una nobiluccia. Ha sommerso l’Inghilterra di sangue e fango staccandola dal cattolicesimo. È la barzelletta in tutte le corti d’Europa che non hanno una grandissima opinione sulle virtù della sua nuova sovrana. Anna potrebbe ancora salvarsi se, dopo non essere riuscita ad avere il figlio maschio che aveva garantito, cercasse di restare allegra, sorridente, magari anche affettuosa. Al contrario: diventa depresse astiosa, rimprovera al re le sue infedeltà senza calcolare che anche lei è,  rispetto a Caterina d’ Aragona, un’infedeltà. Non si rende conto che quando Caterina d’ Aragona muore, la sua posizione diventa terribilmente instabile, perché a questo punto ufficialmente Enrico è vedovo e quindi un suo nuovo matrimonio sarebbe valido davanti a tutta l’Europa. Aumenta la sua arroganza. Enrico VIII inscena un falso processo per adulterio accusandola di avere avuto diversi amanti tra cui il suo stesso fratello. Tutti muoiono sul patibolo, ma re Enrico fa una figura miserabile davanti a tutte le corti d’Europa. Non si è accorto che la moglie aveva quattro amanti? L’amore si trasforma in odio totale, l’odio del perdente radicale. Pur di umiliare e offendere Anna Bolena Enrico offende sé stesso, la sua corte, le sue figlie, entrambe, l’Inghilterra. Attenzione: le corde si spezzano. Attenzione anche alla pazienza dei popoli. I popoli possono subire molto, moltissimo. Però poi le corde si spezzano.

 

 

 

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