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Un'altra ecatombe di embrioni. Ma il Parlamento pensa green

Feb 14, 2022

In Parlamento sono passate definitivamente da qualche giorno, tra l’esultanza di pochi e l’indifferenza dei più, le modifiche agli articoli 9 e 41 che introducono la tutela dell’ambiente e degli animali nella Costituzione. Alcune settimane prima, il 12 gennaio 2022, il Ministero della Salute pubblicava la Relazione annuale sull’applicazione della Legge 40/2004, che ha normato in Italia la fecondazione artificiale avallando giuridicamente l’uso - come mezzi - dei più piccoli tra gli esseri umani: gli embrioni. Di anno in anno decine o, meglio, centinaia di migliaia di embrioni umani - ognuno di essi con un’anima immortale - vengono prodotti in laboratorio, sacrificati sull’altare del “diritto al figlio”, congelati, scongelati, importati o esportati da e verso altri Paesi. Come normali prodotti di consumo. Ma ciò continua ad avvenire nel disinteresse non solo della società in generale ma dello stesso Parlamento che ha ritoccato, ideologicamente, la Costituzione in chiave green.

Tra i pochi a sottolineare il paradosso in cui è immersa la nostra Italia c’è il dottor Angelo Francesco Filardo, vicepresidente dell’Aigoc (Associazione italiana ginecologi ostetrici cattolici), che l’11 febbraio ha diffuso un comunicato in cui analizza i dati relativi all’anno 2019 e contenuti nella suddetta Relazione ministeriale sulla Legge 40. Una legge, già di per sé tutt’altro che cattolica, che è stata picconata negli anni da varie sentenze della Corte costituzionale, con l’effetto di estendere ulteriormente la fecondazione artificiale e le pratiche - gravemente lesive della dignità umana - a essa collegate.

Diamo un’occhiata ad alcuni dei dati principali (si tenga presente che nella stessa Relazione, a volte, vi sono discrasie nei dati riportati tra una pagina e l’altra). Andando a vedere le tecniche omologhe - ossia con gameti della coppia - di II e III livello (fecondazione extracorporea, cioè formazione di embrioni in vitro), nel 2019 sono stati prelevati 338.805 ovociti, una media di 7,4 ovociti per prelievo. Di questi, ne sono stati inseminati a fresco 238.826, pari al 70,4% di quelli prelevati. Gli embrioni formati a fresco sono risultati 162.282 e, di questi, appena 47.270 sono stati trasferiti nell’utero, per una media di 1,6 embrioni a trasferimento. Chiede quindi il dottor Filardo: «Perché bombardare con dosi eccessive di ormoni queste donne per prelevare in media 7,4 ovociti quando nel 91,5% dei casi sono stati trasferiti al massimo 1-2 embrioni e nel 7,8% al massimo 3 embrioni?».

Non si tratta di un comportamento senza conseguenze, spiega il ginecologo, citando i dati della Relazione: «Il risultato di questo sconsiderato modo di operare è che nel 2019 si sono registrati 21.593 cicli annullati (42,9% del totale dei cicli iniziati a fresco) con un incremento del 2,8% rispetto al 2018. Di questi l’8,4% è stato annullato prima del prelievo ovocitario (cicli sospesi), mentre il 34,5% (+3,6% rispetto al 2018) è stato interrotto prima del trasferimento, nel 23,9% dei casi per rischio OHSS», sigla che significa: sindrome da iperstimolazione ovarica.

Ai 47.270 embrioni trasferiti in utero a fresco, vanno aggiunti altri 26.410 embrioni trasferiti post scongelamento (su un totale di 29.273 scongelati; tecnica FER) e, ancora, altri 1.724 trasferiti dopo lo scongelamento e successiva fecondazione di ovociti (su un totale di 3.980 embrioni così formati; tecnica FO). Complessivamente: 75.404 embrioni trasferiti per tecniche di fecondazione omologa extracorporea. Ma quanti i nati vivi? Si tratta di 10.607 da omologa extracorporea.

Se si è prestata attenzione alle cifresi capisce che per molte coppie gli esiti devono essere deludenti. Guardando alle tecniche con trasferimenti di embrioni a fresco, la percentuale media di parti monitorati per cicli iniziati è di appena il 10,2%, con esiti che peggiorano all’aumentare dell’età delle pazienti: si passa dal 15,7% per le donne di età uguale o inferiore ai 34 anni, all’11,8% per la fascia 35-39 anni, al 5,3% per le donne di 40-42 fino a soltanto l’1,4% per quelle con almeno 43 anni. Se si prende in considerazione la tecnica con scongelamento di embrioni (FER), la percentuale media di parti monitorati per numero di scongelamenti arriva al 20,2%, oscillando dal 23,4% (≤ 34 anni) al 6,5% (≥ 43 anni). Nel caso della tecnica di scongelamento di ovociti (FO) la percentuale media di parti per scongelamenti è ancora molto bassa, pari al 10,9%, passando dal 15% per le donne con non più di 34 anni al 3,2% per quelle con almeno 43 anni.

Se 10.607 sono stati i nati vivi, quanti i fratellini che non hanno visto la luce? Solo gli embrioni sacrificati dopo trasferimento in utero sono più di sei volte tanto: 64.797. Ma se consideriamo tutti gli embrioni prodotti/scongelati in Italia nel 2019 con tecniche di fecondazione omologa extracorporea, e sottraiamo i nati vivi e gli embrioni crioconservati nello stesso anno, arriviamo a un sacrificio ancora più grande: 137.678 embrioni umani.

Riguardo alla fecondazione extracorporea eterologa, Filardo lamenta che «la relazione di quest’anno offre molto meno dati di quelle già carenti degli anni precedenti». Tra quel poco che si sa c’è che sono nati 2.190 bambini da 2.042 parti per un totale di 7.674 coppie trattate. E con l’eterologa vanno conteggiate diverse altre migliaia di embrioni trasferiti sacrificati o di cui non si ha notizia, rispettivamente - secondo i calcoli di Filardo - 8.353 e 20.939.

In linea generale, a dispetto di un maggior numero di pagine rispetto alla precedente, nell’ultima Relazione ministeriale ci sono, secondo il vicepresidente dell’Aigoc, informazioni e dati più lacunosi. «Evidentemente il Ministro della Salute non sa o ha dimenticato che la legge 40/2004 – come la legge 194/1978 – prevede che il Ministro riferisca ogni anno al Parlamento sull’applicazione della legge in oggetto per offrire ai Parlamentari tutte le informazioni necessarie per comprendere se sia opportuno intervenire per modificare la legge, per renderla più rispettosa della dignità e della vita di tutti i soggetti interessati», spiega Filardo nel suo comunicato.

Intanto, afferma il ginecologo, le evidenze sulla scarsa efficacia sopra esposte mostrano che si dovrebbero usare diversamente quantomeno i fondi per i Lea (livelli essenziali di assistenza) destinati alle donne dai 42 anni in su, aiutando per esempio le coppie che cercano di adottare bambini abbandonati; e ripristinare l’art. 14, comma 2, della Legge 40 sul limite - abolito dalla Corte costituzionale - dei tre embrioni da produrre e poi da trasferire in un unico impianto. Così «si eviterebbe di vedere aumentare anno dopo anno il numero degli embrioni umani sospesi nell’azoto liquido o di cui non si conosce il destino…!», scrive il dottor Filardo, che al telefono con la Bussola precisa che il ripristino della suddetta misura servirebbe solo a limitare i danni, perché il problema di fondo rimane l’ingiustizia intrinseca della Legge 40 e quindi la legittimazione della fecondazione artificiale.

fonte: https://lanuovabq.it/it/unaltra-ecatombe-di-embrioni-ma-il-parlamento-pensa-green

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