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Una rosa non sarà mai un lillà.

bugie della comunicazione indottrinamento loretta fortuna Jun 05, 2022

In questi giorni Milano è stata letteralmente invasa dalle immagini di uno dei cartoni animati più affascinanti di tutti i tempi, sicuramente il più universalmente amato, Lady Oscar. Per i pochissimi che non lo conoscessero - probabilmente solo i neonati - la storia si svolge nella Francia dell’Ancien Régime, più precisamente durante il regno di Luigi XIV prima e Luigi XVI poi, e racconta il ventennio che ha preceduto gli avvenimenti che hanno travolto la Francia - e il mondo intero - con lo scoppio della Rivoluzione francese.

L'aspetto storico viene veicolato dagli intrighi di corte e le vicende personali di alcuni personaggi, reali e di fantasia, che hanno appassionato generazioni intere, in particolare la mia.

L'occasione del cambio d'abito di Milano sembrerebbe essere la nuova Capsule Collection di Max&Co. ispirata alla nostra prode eroina, in realtà ben pochi faranno fatica a notare la "coincidenza" con il Pride Month.

Ma c'è un ma. Da sempre madamigella Oscar è utilizzata come icona del mondo LGBTQ+, un utilizzo improprio che manifesta un'assoluta ignoranza della storia come venne presentata alle famiglie italiane negli anni '80 e ispirata al manga di Riyoko Ikeda (che pure è da sempre propensa ad inserire personaggi con tendenze omosessuali). Nel caso del personaggio di Lady Oscar, tuttavia, il risultato è un autentico autogol.

Oscar cresce con un'educazione maschile per volere del padre, il Generale Jarjayes, ma la sua natura, sebbene venga soffocata per tutta la sua vita, non può che esplodere in tutta la sua potenza e verità quando Oscar si innamora - non ricambiata - del conte di Fersen, il cui cuore batte per la regina Maria Antonietta. A quel punto Oscar, scalfita ormai la corazza che le era stata imposta, non può che riconoscere ed accettare i sentimenti che ha sempre provato nei confronti del suo fedelissimo scudiero André Grandier, un amore questa volta corrisposto ma che non avrà il tempo di essere vissuto. I due, infatti, saranno tra le prime vittime della Rivoluzione francese.

Proprio di questa pagina di storia bisognerebbe, forse, fare un ripassino (e farlo fare pure ai docenti) perché mi sembra che molti non abbiano le idee ben chiare in proposito.

E un ripassino urge anche a chi si ostina ad ignorare la frase emblematica che André rivolge ad Oscar nel momento in cui le si dichiara: una rosa non sarà mai un lillà. Con buona pace degli attivisti.

Loretta Fortuna

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