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Aborto «omicidio», gender «pericolo più brutto»: il Francesco (già) dimenticato

il timone manuela antonacci May 02, 2025

di Manuela Antonacci

Papa Francesco è morto solo lunedì, ma si sono già generate una miriade di reazioni diverse, anzi contrapposte. Si scatena soprattutto la Rete, in queste ore: il popolo degli internauti (e non solo quello), alcuni con il vizio della “tuttologia” esprimono opinioni contrastanti sul Papa «venuto dalla fine del mondo». «Papa rivoluzionario», «Papa riformatore», si tira in mezzo anche la teologia della rivoluzione, a proposito del suo pontificato, ma si trascura il lievissimo dettaglio della sua presa di posizione sempre chiara e netta sui principi non negoziabili.

Se infatti a livello pastorale, Bergoglio ha sempre dato spazio alla misericordia, a livello etico e bioetico, non si è però mai discostato, anzi, da ciò che detta la dottrina della Chiesa e in sostanza dall’antropologia cristiana. L’ha fatto in mille modi diversi: dai discorsi a braccio, ai libri, alle interviste ma soprattutto, spesso, attraverso documenti ufficiali. Partiamo da Dignitas infinita, uno dei suoi documenti più recenti, in cui il Papa, non solo mostra con chiarezza il fondamento su cui si basa il senso della vita umana e il suo valore infinito, ma soprattutto indica le violazioni più gravi commesse al riguardo e non ce n’è per nessuno: aborto, maternità surrogata e eutanasia fino alla condanna della teoria del gender, espressa peraltro dallo stesso Pontefice in più occasioni, anche attraverso pubblicazioni.

In una di queste, usa un’espressione veramente forte: «La teoria gender come la bomba atomica». Lo dice nella lunga intervista rilasciata ai vaticanisti Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi, raccolta nel libro Papa Francesco: questa economia uccide. «Pensiamo alle armi atomiche  – afferma Bergoglio nella sua intervista – alla possibilità di annientare in pochi istanti un numero molto alto di esseri umani. Pensiamo anche alle manipolazioni genetiche, alla manipolazione della vita o alla teoria gender, che non riconoscono l’ordine del creato». E non la tocca piano quando chiosa: «Con questa attitudine l’uomo commette un nuovo peccato contro Dio il Creatore».

Più e più volte è tornato sulla teoria del gender, durante il suo pontificato, ribadendo con forza la sua condanna: lo scorso anno, durante il  convegno «Uomo-donna immagine di Dio. Per un’antropologia delle vocazioni», promosso dal Centro di Ricerca e Antropologia delle Vocazioni, rivolgendosi ai partecipanti, dopo aver definito il gender «opera nefasta» e «pericolosissima» ha detto: «Ho chiesto di fare studi a proposito di questa brutta ideologia del nostro tempo» che «annulla le differenze e rende tutto uguale». E non aveva lasciato mai spazio a dubbi, quando l’aveva definita pubblicamente: «Colonizzazione ideologica», «sbaglio della mente umana», «espressione di frustrazione e rassegnazione», «tsunami», «guerra al matrimonio».

Ma non solo il gender, nel mirino della condanna papale è finito anche l’aborto, questione su cui si è espresso, non solo in termini inequivocabili, ma con parole talmente forti da causare scalpore: definite addirittura «inaccettabili», dal primo ministro del Belgio Alexander De Croo, quando durante la visita del Papa in Belgio, fermatosi a pregare sulla tomba del re Baldovino, Francesco, replicando alla domanda di un giornalista aveva risposto: «Non dimentichiamoci di dire questo: l’aborto è un omicidio. La scienza dice che a solo un mese dal concepimento tutti gli organi sono presenti. Un essere umano muore, un essere umano viene ucciso. I medici che prendono parte a tutto questo sono dei sicari. Sono sicari. Su questo punto non c’è discussione. Una vita umana viene uccisa». E in tutto questo si sarebbe rivelato mediaticamente più incisivo dei Papi precedenti “tradizionali”.

Inoltre, nell’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium, il suo primo documento, ribadisce la costante dottrina della Chiesa sulla sacralità della vita umana fin dal concepimento e sull’inammissibilità di praticare l’aborto, argomento «che non è soggetto a riforme e modernizzazioni». Inoltre, il documento condanna categoricamente l’eutanasia, definendola un attacco alla vita umana e un crimine contro la dignità della persona. C’è stata poi una fase del suo pontificato in cui è stato accusato di essere poco chiaro e in cui le sue dichiarazioni sono state spesso utilizzate o anche strumentalizzate dall’agenda progressista: Pensiamo alla famosa frase «Chi sono io per giudicare?» diffusa continuamente da giornali e televisioni, avendo cura di omettere il resto ovvero «un omosessuale che cerca Dio».

Diciamo che qui entra in gioco la responsabilità e l’onestà mentale dei media che, chissà perché il Francesco “dottrinalmente corretto”, su tv, radio e giornali non lo hanno rimbalzato quasi mai, forse perché, in quelle vesti risultava scomodo? L’aborto come omicidio, il matrimonio solo tra uomo e donna (nella parte finale della criticatissima Amoris Laetitia) il gender come peccato contro Dio Creatore: allora viene da chiedersi se è stato veramente un Papa progressista, in senso politico, come lo accusano o forse, Francesco è stato solo un pontefice capace di uscire dalla comfort zone e andare incontro alle pecore, anche a quelle dimenticate, per farsi «tutto a tutti per salvare a tutti i costi qualcuno», come diceva san Paolo? (Foto: Imagoeconomica)

FONTE : IL TIMONE

 

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