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ANALISI TEOLOGICA DEL DISCORSO DEL ROMANO PONTEFICE LEONE XIV

emanuele sinese libertĂ  e persona papa leone xiv May 15, 2025

di Emanuele Sinese

Alle ore 18:08 dell’8 maggio 2025 dopo due giorni di votazioni e attesa, dal comignolo della Cappella Sistina la fumata è bianca. La Chiesa ha il 267° pontefice. Il Cardinale Robert Francis Prevost è il successore di Pietro con il nome di Leone XIV. 

Informazioni biografiche 

Robert Francis Prevost nasce il 14 settembre 1955 a Chicago in una famiglia cattolica. Nel 1973 compie gli studi presso il seminario agostiniano e nel 1977 consegue la laurea in scienze matematiche. Il 1° settembre 1977 entra nel noviziato di Saint Loius il 29 agosto 1981 emette la professione solenne. Nel 1982 consegue il Master in Teologia. Nel 2014 papa Francesco lo nomina amministratore apostolico di Chiclayo e Vescovo titolare di Sufar. Riceve l’ordinazione episcopale il 12 dicembre 2015, scegliendo come motto In Illo, uno unum. Il 9 luglio 2023 viene nominato Cardinale da papa Francesco e riceve la berretta cardinalizia il 30 settembre. L’8 maggio 2025 viene eletto papa assumendo il nome di Leone XIV. 

  

Discorso di Sua Santità 

La pace sia con tutti voi! Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra. La pace sia con voi! Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente.

Ancora conserviamo nei nostri orecchi quella voce debole ma sempre coraggiosa di Papa Francesco che benediva Roma!. Il Papa che benediva Roma dava la sua benedizione al mondo, al mondo intero, quella mattina del giorno di Pasqua. Consentitemi di dar seguito a quella stessa benedizione: Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti, e il male non prevarrà! Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto, senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi andiamo avanti.

Siamo discepoli di Cristo. Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di Lui come il ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore. Aiutateci anche voi, poi gli uni gli altri a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace. 

papa Leone XIV

Il Sommo Pontefice nell’affacciarsi alla loggia di San Pietro ripropone le parole che Cristo ha rivolto ai discepoli riuniti nel cenacolo: pace! La pace cristiana non è la semplice assenza di guerra, essa è una realtà che ha origine in Dio e si sviluppa mediante il perdono, che il Padre offre costantemente nel Figlio. La pace di Gesù, divenendo poi evento umano, non è scevra dai conflitti, ma fornisce sempre all’uomo in virtù del Kerygma pasquale la redenzione e quindi la possibilità di mutare la propria esistenza. Il Pontefice chiosa che suddetta pace entri nel nostro cuore, nelle famiglie, a tutte le persone, a tutti i popoli.

Le famiglie

Esse sono la Chiesa domestica, come lo furono i discepoli riuniti nel cenacolo con Maria per timore dei giudei. Le famiglie sono l’istituzione primaria su cui la società si fonda e la Chiesa pone la sua speranza. E’ nella famiglia che si origina la vocazione sacerdotale e religiosa. E’ nella famiglia eterosessuale che si è partecipi del progetto di creazione iniziato in Genesi da Dio. La famiglia per essere fattiva deve avere come esempio la semplice, ma autentica famiglia di Nazareth.

A tutte le persone, a tutti i popoli

L’epoca post contemporanea pur vantando l’emancipazione del soggetto è tecnocratica. Essa è schiava di un nuovo modello sociale, che il più delle volte non la nobilita, ma la conduce alla deriva. L’opulenza di pochi, l’indigenza di molti, come ben afferma la Dottrina Sociale della Chiesa sono manifestazioni assolute della superbia, di chi non sottopone i modelli politici, sociali ed economici alla verità, ma ne fa un uso strumentale per i soli fini personalistici. Molti uomini sono smarriti, soprattutto in Europa, perché hanno chiuso le porte a Dio. Taluni si sono creati nuovi vitelli d’oro, ove conta l’esclusività dell’io. L’io ha valore se sottoposto al soprannaturale, se si riconosce come creatura e non creatore. La razionalità, quale dono massimo del Padre, è capace di Dio e quindi di realtà di benessere, nella dimensione dell’umiltà, ove il soggetto non svanisce, ma si riconosce creatura bisognosa di redenzione e purificazione. 

Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente.  

La violenza non appartiene a Dio. Chi in nome di Dio compie atti di ferocia si pone in asimmetria con il divino stesso. La violenza è l’irrazionalità del soggetto, il quale tra le tante creature ha il vantaggio di essere destinataria della grazia. Chi esercita forme di violenza va in contrasto con la stessa legge naturale, che come massima ha la conservazione dell’uomo e non l’autodistruzione. La Chiesa degli ultimi secoli ha ribadito l’importanza della pace, affinché la dignità umana sia rispettata e la concordia generi situazioni di sviluppo tra i popoli. 

Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti, e il male non prevarrà! Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto, senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi andiamo avanti. Siamo discepoli di Cristo. Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. 

Papa Leone XIV riprende San Giovanni Paolo II papa, mettendo nuovamente in evidenza l’amore di Dio. Codesto amore lo si vede nell’evento cristologico che è la croce. La paura non appartiene al cristiano. Il cristiano non è un individuo temerario, ma in relazione alla luce che emana la Pasqua non teme la persecuzione, l’incomprensione e l’estromissione sociale. Il cristiano si preoccupa di piacere a Dio non all’uomo! Si pensi a Santa Bakita, ella ha vissuto ingenti umiliazioni fisiche e morali, ma a conclusione ha vinto, perché in lei albergava la grazia, che anche nell’atrocità più intensa, ove tutto sembra aver fine, essa, la grazia prevale e salva. Salva dal peccato, come dalle sofferenze del momento. 

L’umanità necessita di Lui come il ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore. Aiutateci anche voi, poi gli uni gli altri a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace. 

Il fulcro della storia è Gesù di Nazareth. Il Messia porta a compimento l’antica alleanza, mediante il mistero dell’incarnazione. Lui rigenera il patto sponsale antico, interrotto dal peccato originale. Lui riapre attraverso la Chiesa, senza la quale non c’è salvezza come ricorda Sant’Agostino il varco per giungere alla beatitudine gloriosa. La Chiesa oggi si pone in dialogo. Il dialogo, tanto annunciato dal Concilio Ecumenico Vaticano II e dai successori di San Giovanni XXIII papa, deve essere ovviamente evangelico, quindi trarre la sua origine dagli insegnamenti di Cristo. Un dialogo esclusivamente umano può cedere al relativismo nelle svariate forme. Dialogare denunciando il peccato, dialogare anche con le altre espressioni religiose tenendo conto però che solo Cristo offre la pienezza della conoscenza di Dio, perché nei sacramenti mostra la substantia della salvezza. Certo anche coloro che professano una fede estrinseca al Cristianesimo per una grazia particolare possono salvarsi, ma si ribadisce che solo con l’accettazione della creatura di Dio: la Chiesa si comprende il trascendente. Al dialogo sono chiamate anche le altre forme cristiane, nell’attesa che l’ecumenismo divenga fattivo, quindi nel tornare in seno alla madre Chiesa e accettare quanto essa professa da secoli, dacché è testimone, ma anche maestra della verità assoluta che è Cristo. L’unione della Chiesa si sviluppa anzitutto dalla proclamazione del Vangelo che richiede un ermeneutica in correlazione alla Tradizione Apostolica. Ogni battezzato in virtù del sacerdozio comune è annunciatore e missionario; ma non si dimentichi che la prima forma di missionarietà è a intra, quindi nell’ascolto della parola, nella ricezione del perdono e dell’Eucaristia. Non c’è missione senza altare, quindi senza memoriale della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù Salvatore. Papa Leone XIV ha un precedente missionario di ragguardevole posizione, ove ha toccato le ferite umane, ma ricorda il Magistero che la prima forma di missione si attua sull’altare, inginocchiandosi dinnanzi all’archè che è poi il logos.  

Sono figlio di Sant’Agostino 

Agostino è un esempio lampante della grazia che agisce. Da uomo dedito ai piaceri di vario genere e alla costante ricerca della verità, che lo condusse ad aderire alla setta manichea, grazie all’orazione costante della madre Monica e del Vescovo Ambrogio divenne uno dei più influenti pensatori e pastori della Chiesa. Celebre la sua espressione: “Signore ti ho cercato e ho trovato la verità in te”. 

Sono cristiano

Papa Leone XIV richiama l’attenzione al Battesimo che definisce la creatura membro del Corpo di Cristo. Col Battesimo si sviluppa la dimensione sacerdotale, ossia il compito di annunciare il Sommo e unico Sacerdote. Il Battesimo è poi in circolarità con gli ulteriori sacramenti, affinché si giunga alla pienezza della vita di fede. 

Vescovo

Il Vescovo è colui che conduce il suo gregge. Il vincastro è il pastorale che gli consente di essere un chiaro baluardo, di appoggiarsi nelle difficoltà che lo attraversano. Il pastorale è simbolo della dignità del Vescovo che deriva da Cristo. Il papa è il Vescovo che precede nella carità, quindi colui che custodisce il Depositum Fidei e lo preserva dalle nefandezze. La volontà attuale di Leone XIV da quanto si evince è il Cristocentrismo. Far convergere ogni realtà umana a Lui, anche se essa può suscitare derisioni e incomprensioni. Si è Chiesa solo se si accetta l’insegnamento apostolico e se vi sono errori si è chiamati a rimanere nella sposa di Cristo, senza emulare lo sbaglio. In una società che offre soluzioni esistenziali anche positive, si ricorda che ogni sviluppo è sempre frutto del volere di Dio. Chi volontariamente si scinde da Dio danneggia se stesso e il prossimo suo.

FONTE : Libertà & Persona

 

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