COMUNIONE: MODALITA’ DI RICEZIONE
May 08, 2025
di Emanuele Sinese
Alcuni giorni fa il Vescovo di Chieti Monsignor Bruno Forte ha vietato di ricevere la comunione sulla lingua, raccomandando ai presbiteri di amministrare la specie Eucaristica esclusivamente in mano. Su codesto fronte dall’epoca post conciliare, quindi con precisione dal 1969, vi sono differenti teorie, che hanno dato adito ad interpretazioni non sempre corrette.
AI PRIMORDI
I racconti neotestamentari pongono in risalto la semplicità delle celebrazioni Eucaristiche della Chiesa nascente, la quale ha emulato gli stessi gesti compiuti da Gesù nell’Ultima Cena. I primi cristiani celebravano nella domus, in quanto il modello di Chiesa era domestico e, dopo aver benedetto il pane, se ne nutrivano in piena autonomia. Il pane che ogni dì si assumeva alla celebrazione Eucaristica alimentava l’anima e poneva sempre più in stato di collaborazione con il Redentore. Si precisa infatti che i primi cristiani attendevano ardentemente la Parusia e in tutto volevano essere in comunione con Cristo.
LA MODALITA’ DELLA COMUNIONE NELLA TRADIZIONE OCCIDENTALE
Fino al IX secolo i cristiani ricevevano la comunione in mano e si comunicavano da soli. Questo atto non andava a desacralizzare l’Eucaristia. San Cirillo di Gerusalemme (350 – 387) mediante una catechesi mistagogica afferma:
Nell’avvicinarsi, non procedere con le palme delle mani distese e neppure con le dita disgiunte, ma ponendo la sinistra come trono della destra che deve ricevere il Re. Con la mano concava ricevi il Corpo di Cristo e rispondi: amen. Dopo che con ogni cautela avrai santificato i tuoi occhi con il contatto del santo Corpo, allora consumalo e bada che non una particella ne vada a male. E, se una minima quantità tu permettessi che andasse perduta, pensa che sia come troncata dalle tue proprie membra. Dimmi di grazia, se uno ti desse della polvere d’oro, non la costudiresti con estrema diligenza, stando attento di nulla perderne per non subire danno? E forse che non avrai cura di ciò che è di gran lunga più prezioso dell’oro e delle pietre più rare?
San Cirillo mette in evidenza anzitutto la modalità devota e corretta con cui ci si deve avvicinare alla Comunione: la sinistra è il trono su cui si appoggerà il corpo di Cristo e le mani tese stanno a indicare la predisposizione a ricevere Cristo nella propria esistenza, oltre alla dovuta attenzione che il comunicando deve prestare, onde evitare con un dono così prezioso possa essere perso.
Dal IX secolo tale pratica è sostituita dalla ricezione del Corpo di Cristo sulla lingua. Tale scelta è stata adottata per contrastare i sacrilegi, ma anche perché si è accentuata la riverenza e l’adorazione verso la Santissima Eucaristia. La motivazione? Fino al Concilio di Trento non era concesso di comunicarsi con costanza, in quanto il Sacramento della Riconciliazione veniva amministrato perlopiù in età avanzata, quindi sul finire dell’esistenza. La visione dell’Eucaristia, correlata all’adorazione, poneva l’orante in comunione spirituale, tale da porlo in unione con Dio. Saranno gli aggiornamenti tridentini a ribadire la necessità della Comunione sacramentale, in relazione alla riconciliazione giacché il peccato, fosse anche veniale, non predispone l’animo a divenire il nuovo e fattivo tabernacolo di Cristo.
Sempre nel IX secolo si costituisce come specie Eucaristica la particola, la quale sostituisce il pane comune. La causa consta nell’evitare che frammenti consacrati possano essere persi. Nel tempo sempre in riferimento a quanto da me redatto si costituisce la pratica di ricevere l’Eucaristia oltre che sul palato anche in ginocchio, per contrassegnare la considerazione verso colui che si è fatto pane per l’appagamento spirituale delle anime.
RINNOVAMENTO LITURGICO E DUE MODALITA’ DI RICEZIONE EUCARISTICA
Il documento Institutio generalis missalis romani al n 283 chiosa:
La natura di segno esige che la materia della celebrazione Eucaristica appaia veramente come cibo. Conviene quindi che il pane eucaristico, sebbene azzimo e confezionato nella forma tradizionale, sia fatto in modo tale che il sacerdote nella Messa celebrata con il popolo possa spezzare l’Ostia in varie parti e distribuirle almeno ad alcuni dei fedeli.
Il Concilio Ecumenico Vaticano II volendo su differenti fronti riprendere le prassi della Chiesa Apostolica ripropone la possibilità di ricevere l’Eucaristia, oltre che sulla lingua, anche sulla mani, purché la posizione dell’atto come ricorda san Cirillo di Gerusalemme sia corretta, quindi la sinistra posta sulla mano destra e aperta ad accogliere Cristo.
ATTENZIONE ALLE SENSIBILITA’
Ogni fedele ha una storia e soprattutto un’educazione religiosa derivata dall’ambito familiare ed ecclesiale. Si tenga quindi sempre conto di talune sensibilità e non si ceda a estremismi tipici di chi reputa valida l’Eucaristia solo se ricevuta sul palato, oppure di chi la riceve sulla mano. La substanzia della fede non è solo atto esteriore, ma anzitutto atto di coscienza. Per accostarsi a Dio bisogna essere mondi. La Comunione sacramentale non è fatto dovuto, ma atto fattivo, quindi di volontà ad assimilarsi sempre più al Divin Maestro. L’Eucaristia non è celebrazione che cede al sentimentalismo. L’esclusiva emotività della fede conduce a derive, perché allontana dalla reale comprensione di Cristo che sovrasta la componente umana.
QUALCHE PRECISAZIONE
A livello teologico non esiste l’Eucaristia tradizionale. Tutti i cristiani sono tradizionali, perché si rifanno alla Tradizione Apostolica. Il concetto di tradizionalismo e progressismo è politico e non ecclesiologico. Coloro che si avvalgono della celebrazione Eucaristica in Rito Romano Antico sono sempre in rapporto con il Magistero della Chiesa. Il Vetus Ordo Missae è una modalità certamente differente dal Novus Ordo Missae, ma il messale è sempre equivalente: Romano. Monsignor Bruno Forte, pur riconoscendo l’uso della Comunione sulle mani da parte della Chiesa antica, non può negare la comunione sulla lingua. Le sue espressioni personali “chi non riceve la comunione sulla mano è orgoglioso e più saggio ed esperto del papa e dei vescovi” sono manifestazioni di alterigia e quindi senza fondamento. Sua Eccellenza inoltre diserta l’istruzione Redemptionis Sacramentum del 2004, che sancisce il diritto di ogni fedele a ricevere la Comunione nelle due modalità, purché il comunicando assumi dinanzi al ministro l’Ostia in modo che sia consapevole se avvengano sacrilegi. I sacerdoti, così come i vescovi, devono esercitare tolleranza e fiducia, senza attuare atteggiamenti di sospetto o irriverenza, soprattutto verso coloro che sono radicati nella ricezione dell’Ostia sulla lingua.
Costoro non sono in antitesi con la liturgia, ma si avvalgono di una modalità che la Chiesa che è madre, testimone e maestra dal IX secolo autorizza.
FONTE : Libertà e Persona
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