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La profezia di Humanae Vitae

humanae vitae il blog di costanza miriano May 20, 2023

di Costanza Miriano

Avrei voluto dare un attacco scioccante a questo pezzo, scrivendo che i preti non considerano più la contraccezione un peccato, e se la menzioni in confessionale, fanno spallucce. Poi però ieri un’amica mi ha scritto che addirittura è stato il suo parroco a suggerirle di prendere la pillola, e mi è caduta la penna, insomma la mano sul computer.

La verità è che questa notizia sciocca solo pochi, “noi felici pochi”, perché anche se il Catechismo su questo è chiarissimo e granitico, ormai rarissimi pastori nella Chiesa hanno il coraggio di dire la verità sull’argomento, a cominciare dagli accademici e da quelli che dovrebbero dettare la linea. E mentre nel mondo, fuori, i metodi naturali conquistano consensi fra le donne più consapevoli, seppur solo per alcune delle motivazioni dei cattolici (sono sicuri; sono, appunto, naturali e non bombardano di ormoni il corpo; non inquinano; aumentano la consapevolezza di sé;  non mettono a rischio la fertilità; non procurano embolie né problemi di circolazione; non fanno venire la cellulite, argomentazione che avrei messo per prima, ma pareva brutto), mentre insomma le donne più attente cominciano a fidarsi, proprio i cosiddetti credenti dimostrano di non crederci, e li ignorano in massa. Ma non tutti.

E così, cattolici da tutto il mondo si sono dati appuntamento all’Augustinianum a Roma, su invito della Cattedra internazionale di Bioetica Jerome Lejeune, venerdì 19 e sabato 20 maggio per rilanciare “dal popolo” la profezia di Humanae Vitae, l’enciclica con cui Paolo VI nel 1968, con un coraggio da leone, ribadì il no della Chiesa alla contraccezione, nonostante i cinque anni di lavori della Commissione istituita da Giovanni XXIII avessero dato un responso diverso. La Chiesa si spaccò, molte conferenze episcopali si ribellarono, laici di tutto il mondo gridarono allo scandalo, ma il Papa non arretrò di un centimetro.

La verità è che moltissimi non hanno capito il senso dell’enciclica, “che tanto da vicino tocca la felicità degli uomini”. Dire no alla contraccezione artificiale e fare all’amore dentro una unione benedetta da Dio significa dire all’altro: “io prendo tutto di te. Non voglio solo che tu mi dia piacere”, benché il piacere non sia un accessorio (infatti lo ha inventato Dio e gli ha affidato la vita; san Tommaso sostiene che Adamo ed Eva prima del peccato originale lo provassero alla grande: catholics do it better!). Significa dire: “voglio tutto di te, la tua persona, non solo una parte del tuo corpo. Accolgo te, la tua storia, i tuoi limiti, mi prendo tutto e ti do tutto, senza riserve, e se viene un figlio ci sto, una persona con i geni miei e tuoi, di mia madre e mio padre e dei tuoi, e tutti i tuoi antenati, geni che non potranno mai più essere separati”. Chi non vuole essere amato così? In modo incondizionato e indiviso?

La verità è che la proposta della Chiesa sulla sessualità risponde al cuore dell’uomo, è quindi reale e ragionevole, ma ha bisogno del passo in avanti che ti fa fare la fede, per dire sì a ogni vita che arriva. Facendo i conti con la calcolatrice, quando mai decidi che hai abbastanza tempo, soldi, spazio, energie per accogliere tutti i figli che verranno? I nostri nonni facevano schiere di figli anche senza risorse, semplicemente perché arrivavano: si tiravano su le maniche e trovavano il modo di farcela. Ma se la decisione viene messa nelle tue mani, puoi buttarti solo se sai che in questa impresa si è impegnato al tuo fianco Dio. Che è precisamente il motivo per cui il no alla contraccezione è ampiamente ignorato nella Chiesa, sia dai fedeli che, cosa ben più grave, da molti pastori: perché non credono in Dio. Al massimo lo stimano. Possono considerare la sua opinione sull’ecologia e la guerra, forse, ma sulle questioni importanti, quelle che toccano la gente da vicino, non hanno il coraggio di chiedere troppo ai fedeli. “Sugli affari miei, cioè i soldi e il cuore, decido da solo”. Che ne sanno della felicità di vivere sapendo che non sei da solo, che qualcuno di molto, molto forte gioca nella tua squadra, e ti difende da tutto, “whatever it takes”, perché Lui sì che può dirlo…

 

 

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