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Nigeria, cresce nei seminari la spiritualità del martirio

il timone manuela antonacci Jan 31, 2024

di Manuela Antonacci

L’esperienza del martirio è ormai il pane quotidiano per i cristiani nigeriani.  Un’esperienza che frate Peter Olarewaju, postulante del monastero benedettino della diocesi di Ilorin (Nigeria), rapito insieme ad altre due persone del monastero, ha definito “una benedizione”, nonostante i diversi tipi di torture subiti in carcere e l’aver assistito all’uccisione del suo confratello Gidwin Eze. Eppure, dopo il suo rilascio, Olarewaju ha detto che il suo rapimento è stata una benedizione perché ha rafforzato la sua fede. Ha anche affermato che ora è anche disposto a morire per Cristo.

«Sono pronto a morire come martire in questo paese pericoloso. Sono pronto in ogni momento a morire per Gesù. Lo sento molto forte» ha detto il 26 novembre 2023 in un’intervista ad ACI Africa, un’agenzia del gruppo ACI, pochi giorni dopo essere stato liberato dai suoi presunti rapitori di etnia Fulani. Eppure, quello di Olarawaju non è un caso isolato in Nigeria (come ha sottolineato anche il nostro giornale ) dove coloro che sono sopravvissuti a questa terribile esperienza hanno affermato di essere tornati più forti di prima e di essere pronti a morire per la loro fede.

Il seminarista Melchior Maharini, tanzaniano, rapito insieme a un sacerdote della comunità dei Missionari africani nella diocesi di Minna, nell’agosto 2023, ha affermato che la sofferenza sopportata durante le tre settimane di prigionia ha rafforzato la sua fede. « Ho sentito la mia fede diventare più forte. Ho accettato la mia prova e ho affidato tutto a Dio» ha detto ad ACI Africa il 1° settembre 2023. Molti altri seminaristi in Nigeria sono stati rapiti dai militanti di Boko Haram, dai pastori Fulani e da altri gruppi criminali che operano nella nazione più popolosa dell’Africa.

La Nigeria è il paese africano con il maggior numero di cristiani uccisi nel 2023 – 4.118 su 4.998 -, quello con il maggior numero di cristiani rapiti – 3.300 su 3.906 – e che ha visto attacchi a ben 750 chiese lo scorso anno: con una media di più di due al giorno. Eppure, questa escalation di violenze, sembra non scoraggiare affatto le vocazioni, nonostante rapimenti e brutali uccisioni di seminaristi, alcuni addirittura bruciati vivi. Nell’ottobre 2021, il Seminario Maggiore Cristo Re della diocesi di Kafanchan era stato attaccato e tre seminaristi erano stati rapiti.

Tra le vittime, il seminarista Michael Nnadi, brutalmente assassinato dopo essere stato prelevato insieme ad altri, dal Seminario Maggiore del Buon Pastore, nella diocesi di Kaduna, perché, come hanno confessato i suoi aguzzini, non smetteva di evangelizzarli, invitandoli senza timore alla conversione. Ma c’è di più, perché, dopo l’omicidio di Nnadi, i suoi compagni, una volta liberati, si sarebbero diretti al Seminario Maggiore Saint Augustine a Jos, nello stato nigeriano di Plateau, dove hanno coraggiosamente continuato la loro formazione. E proprio nei seminari, viene fatto comprendere, a chiare lettere, ai futuri sacerdoti, che la loro vocazione implica, ormai, la volontà di difendere la fede fino alla morte.

Padre Peter Hassan, rettore del Seminario Maggiore St. Augustine, ha, infatti affermato, in un’intervista del 12 gennaio ad ACI Africa che i seminaristi, sono arrivati ​​ad accettare “l’imminenza della morte” proprio in quanto cristiani: «Da quasi mezzo secolo i cristiani nigeriani sono vittime di una violenza di proporzioni apocalittiche. Posso dire che abbiamo imparato ad accettare la realtà della morte imminente», ha chiosato. 

(Fonte foto: Pexels.com)

FONTE : IL TIMONE

 

 

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