PER UNA COMPRENSIONE DEL PONTIFICATO DI PAPA BENEDETTO XVI(parte terza)
Apr 29, 2025
di Emanuele Sinese
La ripresa della liturgia Eucaristica antica
Nel 2007 venne pubblicata l’esortazione post sinodale Sacramentum Caritatis che ribadiva l’uso della lingua latina nelle celebrazioni liturgiche. Suddetta lingua non è stata abrogata dal Concilio Ecumenico Vaticano II. L’uso della lingua latina è strumento e manifestazione dell’ universalità e unità della Chiesa. In correlazione alle celebrazioni Eucaristiche, si rammenta l’utilizzo del canto gregoriano, quale patrimonio della Chiesa. In relazione il 7 luglio 2007 mediante il Motu Proprio Summorum Pontificum, Benedetto XVI offre la possibilità a ogni sacerdote di poter celebrare avvalendosi del Messale romano promulgato da papa Pio V e rivisto nel 1962 da san Giovanni XXIII papa. In precedenza il ministro ordinato, per avvalersi della forma straordinaria del rito, doveva ottenere il permesso dal Vescovo diocesano, oppure dalla Santa Sede con precisione dal Dicastero per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti. In riferimento va precisato che la riforma liturgica promulgata da san Paolo VI papa a livello giuridico non ha mai abrogato l’utilizzo antiquor della celebrazione. La scelta del Sommo Pontefice da un versante ha la volontà di far conoscere una forma celebrativa, che per secoli ha forgiato l’esperienza di fede di molti battezzati e allo stesso tempo includere coloro che pur essendo in accordo con gli aggiornamenti conciliari, sono uniti all’uso vetusto della celebrazione Eucaristica. Si evince che non vi è stato alcun retrocesso e nemmeno tentativo di reputare invalida la riforma liturgica. Benedetto XVI ha in proposito esplicitato che i due messali (Pio V e Paolo VI) non contengono riti diversi, ma due usi differenti del rito romano.
Papa Benedetto XVI e la lotta alla pedofilia
La pedofilia è una piaga, che corrode l’intero tessuto sociale. Essa non riguarda la sola Chiesa, ma anche ulteriori istituzioni quali la scuola e la famiglia. Numerosi infatti i casi di alunni abusati da docenti, oppure di infanti violati da un componente di una nuova relazione affettiva. Joseph Ratzinger è il primo papa che con coraggio ha chiesto perdono alle vittime di pedofilia, intervenendo con la riduzione allo stato laicale di differenti chierici, tra cui Marcial Maciel Degollado.
Caso Marcial
Marcial Maciel Degollado è stato un presbitero messicano, fondatore dei Legionari di Cristo. Il 19 maggio 2006 dopo un’indagine accurata, durata un anno venne scomunicato secondo la pena latae sententiae, per aver perpetrato abusi sessuali e atti di pedofilia nei confronti di numerosi seminaristi. Maciel è stato un falso profeta, un uomo che ha sprecato l’esistenza e il ministero conducendo una vita dissoluta andando al di là di ciò che è morale.
La lotta al relativismo
Fin da Cardinale più volte papa Benedetto XVI denunciò la costituzione di una nuova forma di dittatura: il relativismo. Nell’omelia tenuta in occasione della Missa pro eligendo Romano Pontefice proferì le seguenti parole:
Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie.
La crisi di fede dell’uomo post contemporaneo è proprio il relativismo. Esso è il famoso fumo di Satana, che offusca la razionalità del soggetto, anzitempo dei chierici, i quali piuttosto che proporre gli insegnamenti della Tradizione Apostolica si adottano e adattano la fede stessa alle vogliuzze del momento. La difesa del Depositum Fidei non è atto di estremismo, ma bensì di fede e adesione al Kerygma pasquale. Il relativismo si acuisce sempre più perché lo scientismo e il tecnicismo oltre ad aver il trascendente si sono posti come nuove forme di religiosità, tali da condizionare la morale e plagiare le menti, sino a condurre l’uomo alla perdizione. Il relativismo è l’amputazione della razionalità, che anche in ambito religioso può condurre a estremismi.
Benedetto XVI e la ragione
In occasione del Viaggio Apostolico in Baviera avvenuto nel 2006 Joseph Ratzinger ha sviluppato una profonda dissertazione circa il rapporto ragione e fede.
La ragione è la facoltà che l’uomo possiede, affinché compia scelte a garanzia del bene comune. La ragione è però limitata e solo in relazione con il soprannaturale potrà creare condizioni sociali, che rispettino la dignità umana. La fede quindi non limita la ragione, ma l’accresce in quanto solo in virtù del logos, che è Dio l’uomo può divenire un essere compiuto. Se la ragione ha la pretesa di divenire autosufficiente, in successione non nobiliterà l’uomo, ma lo ricondurrà al suo primordiale stato animale ove soddisfatti i bisogni perlopiù materiali cederà al vuoto esistenziale. La capacità di ogni cristiano è l’esercizio della volontà che va oltre la costituzione di una fede kantiana o nietzschiana il cui fine è solo l’uomo materiale. La fede in Cristo chiede al soggetto, in relazione al primato della coscienza di testimoniare la verità in toto, scevro da adattamenti relativisti. Chi propone una fratellanza secondo l’impostazione della Rivoluzione Francese (libertà, fraternità e uguaglianza) non annuncia la Rivelazione cristologica, ma umana che non può risolvere le sorti della storia. I risvolti negativi della Rivoluzione Francese hanno sviluppato il Marxismo, il quale in nome di un ideale: la libertà proletaria è sfociato in un totalitarismo. Il Marxismo non ha ristretto il dramma della povertà, ma favorito un maggior incremento del materialismo. Il Marxismo converge la ragione nella sola dimensione utilitarista, esaltando il principio economico della persona. Codesto modello ineluttabilmente va a danno dell’uomo, dacché lo considera un esclusivo costrutto economico. La storia assume significanza solo se riconosce il suo status: Dio! Non si afferma di voler creare un modello socio culturale sulla fede, ma soltanto riconoscere che la ragione è dono trascendete, ovvero divino.
FONTE : Libertà e Persona
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