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L’Economist festeggia il declino dell’aborto selettivo

il timone paola belletti Jun 19, 2025

di Paola Belletti

Le spose, per discutibile tradizione, spesso tardano non poco ad arrivare all’altare. C’è una grande quota di mondo dove non arrivano mai perché, per via di un’altra orribile tradizione, viene loro impedito di nascere o di sopravvivere. L’aborto selettivo a motivo del sesso del nascituro ha privato della vita milioni di bambine ancor prima di vedere la luce senza il filtro dell’utero materno e il mondo di milioni di donne; ma per una controtendenza che lo stesso Economist chiama benedetta sembra che  le cose vadano meglio. Il settimanale inglese di informazione politico economica che ha definito nel 2010 l’aborto di massa delle bambine come un “genericidio” ha infatti anche dichiarato che  “il declino globale di questa piaga è una benedizione”.

Secondo France Info , mancano nel mondo 150 milioni (sì, milioni!)  di bambine, intercettate ed eliminate prima di nascere in quanto femmine. Da più di 20 anni è però in corso la diminuzione di questa pratica: a inizio millennio, a livello mondiale, non sono nate 1,6 milioni di bambine, oggi, venticinque anni dopo, la cifra è scesa a 200 mila e continua a calare. Un trend che si nota di più dove la preferenza per il figlio maschio era più accentuata, come in Corea del Sud.

L’aborto selettivo in base al sesso iniziò ad aumentare significativamente negli anni ’80 e ’90 in paesi come India, Cina, Vietnam e Pakistan per questioni economiche e di sussistenza dal momento che per dare in sposa una figlia il padre spesso deve indebitarsi, mentre il maschio garantisce maggiori profitti. La diffusione degli ecografi anche tra la popolazione rurale e povera ha reso questa selezione mirata molto più rapida ed efficace, purtroppo. Così nasce la vera storia delle “ragazze interrotte” o meglio “scomparse” come disse il premio Nobel Amartya Sen nel 1990, – riporta il sito womensagenda- . In Cina è stata la politica del figlio unico a comprimere forzatamente la fertilità femminile dagli anni ’80 al 2015, portando a sacrificare milioni di bambine, per mezzo dell’aborto o dell’infanticidio per asfissia.

Da 10 anni a questa parte però la pratica dell’aborto selettivo è stata dichiarata illegale. L’enorme squilibrio che si è creato tra numero di uomini e numero di donne ha amplificato e alimentato il traffico sessuale e i matrimoni forzati ed è quindi in una terribile sintesi violenza radicale contro la donna in quanto donna, poiché ne ha private molte del bene della vita, e causa di altra violenza sulle “sopravvissute” perché di nuovo oggetto di controllo per rispondere a un bisogno che quella violenza originaria ha creato. Il rapporto attuale dei sessi alla nascita sembra avviarsi verso una maggiore uniformità in Cina, dove ogni 109 maschi nascono 100 femmine e in India dove il rapporto si è assestato a 106 maschi per 100 femmine.  Quando l’essere umano, per motivi ideologici e quindi parziali, interviene sulla vita, eliminandola, controllandola o riducendola a merce, non può succedere nulla di buono per nessuno, nemmeno per i carnefici.

Come sempre nella Chiesa troviamo la sapienza per affrontare anche questo tema, che costituisce l’asse portante per qualsiasi progresso umano: l’unione stabile, esclusiva e fedele tra un uomo e una donna nel matrimonio, l’accoglienza responsabile della vita che questa unione genera, l’onere dell’educazione dei figli e la gratitudine per la ricchezza che essi sono per disegno divino il modo più ragionevole, prospero e sostenibile, oltre che integralmente umano, per rapportarsi alla vita nascente e alla propria. Non c’è bisogno quindi di traghettare la guerra dei sessi e il girl power anche dietro le quinte della placenta materna, non devono vincere le donne schiacciando gli uomini a cominciare dal concepimento, con l’intento di vendicare decenni di violenza. “Maschio e femmina li creò” e mai congiunzione fu più salda di quella piccola, divina “e“. (Foto: Pexels.com)

FONTE : IL TIMONE

 

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