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DOCUMENTO PER LA DIFESA DEI DIRITTI DELLA PERSONA IN VARI CONTESTI SOCIALI

covid mascherine silvana de mari May 30, 2022

di Silvana De Mari

 

Dall’inizio della pandemia si sono verificati vari casi di ingiustificati divieti, quando non di vere e proprie discriminazioni di persone che chiedevano di potere accedere a strutture o assistere o difendere i propri cari e alle quali ciò è stato ingiustamente impedito.

Questo documento ha quindi lo scopo di fornire uno strumento che, alla luce della letteratura scientifica, possa servire a dimostrare quanto questi divieti siano infondati.

Sull’uso e l’efficacia delle mascherine sottoponiamo le seguenti evidenze:

Spira B (April 19, 2022) Correlation Between Mask Compliance and COVID-19 Outcomes in Europe. CUREUS 14(4): e24268. DOI

10.7759/cureus.24268

Dove si dimostra che dati provenienti da 35 paesi europei sulla morbidità, mortalità e utilizzo delle mascherine analizzati in un periodo di 6 mesi, ai coefficienti di correlazione di Spearman tra utilizzo della mascherina e Covid19, erano risultati nulli o positivi, questi ultimi maggiormente in paesi occidentali rispetto a quelli orientali. I risultati mostrano che i paesi con elevati livelli di utilizzo della mascherina non avevano esiti migliori rispetto a quelli con scarso utilizzo del dispositivo.

Giacomo De Giorgi, Maria Maddalena Speziali Felix Michalik: The Impact of Face-Masks on Total Mortality. medRxiv preprint doi: https://doi.org/10.1101/2021.06.08.21258545

 

Gli AA. hanno calcolato l’impatto causale sulla mortalità della politica dell’obbligo di indossare mascherine in luoghi pubblici. Hanno constatato che estendere l’obbligo di indossare la mascherina in luoghi pubblici aveva un impatto eterogeneo sulla mortalità con scarsi effetti positivi sulla mortalità maschile soprattutto in gruppi di anziani (ultranovantenni). Infine, dimostriamo che aggiungendo alla misura dell’obbligo della mascherina il tracciamento dei contatti e un distanziamento più rigoroso non dà migliori risultati in termini di mortalità

G.L.Sullivan J.Delgado-Gallardo T.M.Watson S.Sarp. An investigation into the leaching of micro-and nano particles and chemical pollutants from disposable face masks – linked to the COVID-19 pandemic.

Water Research Volume 196, 15 May 2021, 117033

https://doi.org/10.1016/j.watres.2021.117033

Gli AA. hanno studiato l’impatto della mascherina sull’ambiente. Micro- e nanoparticelle emesse dai dispositivi sono state depositate su membrane di ossido di alluminio. Le particelle emesse dai dispositivi sono state identificate come fibre plastiche e a base di silicone. Il percolato è stato analizzato con la spettrometria di massa per metalli pesanti e composti organici polari e sono stati trovati piombo, cadmio, antimonio e varie specie organiche.

Qixia Jiang,,Siping Song, Jihong Zhou, Yuxiu Liu,

Aihua Chen, Yuxuan Bai, Jing Wang, Zhixia Jiang,

Yanhong Zhang, Haiying Liu, Jiao Hua, Jinli Guo,

Qiuying Han, Yongli Tang, and Jiayu Xue

The Prevalence, Characteristics, and Prevention

Status of Skin Injury Caused by Personal Protective

Equipment Among Medical Staff in Fighting COVID-19:

A Multicenter, Cross-Sectional Study

ADVANCES IN WOUND CARE, VOLUME 9, NUMBER 7 j 357

In questo vasto studio multicentrico (14 istituti cinesi) si è voluto indagare la prevalenza, le caratteristiche e lo stato dei danni cutanei indotti da dispositivi di protezione individuale in personale sanitario. La prevalenza complessiva di danni cutanei è stata del 42,8%. I danni alla cute sono severi e registrano un’insufficiente prevenzione e trattamento.

Il dottor Donzelli, Medico, specialista in Igiene e Medicina preventiva, esperto di sanità pubblica, già membro del Consiglio Superiore di Sanità, spiega che la mascherina può trasformare un asintomatico in un sintomatico, o far aggravare un paucisintomatico fino a portarlo a essere un malato vero. Non c’è nessun lavoro serio che dimostri con certezza l’efficacia delle mascherine. Allo stato non ci sono prove certe che la mascherina riduca la trasmissibilità del virus influenzale. Gli studi per essere considerati di qualità devono essere randomizzati, controllati e pragmatici, così che i due gruppi paragonati siano parificati per tutte le condizioni. Il gruppo sperimentale indossa la mascherina e il gruppo di controllo no. Questi studi arrivano alla conclusione che non c’è differenza tra l’indossare le mascherine chirurgiche rispetto al non indossarle per l’influenza e le sindromi influenzali in genere. Un gruppo di cardiologi tedeschi ha preso sanitari in ottima salute, spesso atleti, di 38 anni di media, e li ha divisi in tre gruppi: a un gruppo è stato chiesto di indossare mascherine chirurgiche, a un altro mascherine con filtro, il terzo è rimasto senza mascherine. La funzione cardiaca è stata misurata in condizioni normali e sotto sforzo. I soggetti con mascherina hanno avuto un indiscutibile peggioramento della condizione cardiorespiratoria più grave con le mascherine col filtro, importante però anche con la mascherina chirurgica. Il cuore ha dovuto lavorare di più, ed è aumentata la pressione transmurale. I cardiologi segnalano che le condizioni sono state innocue in soggetti sani, ma potrebbero essere non reversibili in soggetti anziani, cardiopatici e obesi.

Un anziano con i sacchetti della spesa è sotto sforzo. Sta facendo uno sforzo massimale come un maratoneta. “attualmente NON vi è alcuna evidenza scientifica diretta (dagli studi sul COVID-19 e nella popolazione sana generale) sulla efficacia dell’utilizzo generalizzato da parte delle persone nel prevenire infezione respiratorie da virus, COVID-19 compreso. [pag 6, righe 35-39, WHO, Interim Guidance, 5 june 2020]. Studi su influenza, patologie simil-influenzali e patologie da coronavirus umani (COVID_19 escluso), forniscono evidenza che l’uso della maschera chirurgica [medical mask] possa prevenire la propagazione di goccioline infettive (NB: non la infezione) da un soggetto infetto sintomatico [source control] a qualcun altro e possa prevenire la potenziale contaminazione dell’ambiente da parte di tali goccioline [pag 6 righe 10-16]. Gli studi analizzati sottolineano altresì, però, che ogni individuo dovrebbe essere in stretta prossimità [close proximity] di una persona infetta nella famiglia o in un assembramento in cui non sia raggiunta la distanza fisica di almeno un metro tra le rime buccali, per poter essere infettato dal virus [pag 6 righe 24-28]. Sempre a pag 6, colonna dx, righe 34-39, si ribadisce l’importante concetto che “molti Stati hanno raccomandato l’uso di maschere di stoffa, non mediche, coprenti la faccia, per l’impiego nella popolazione.

Allo stato attuale, l’impiego molto esteso [widespread] dell’uso della maschera da parte di persone sane nella comunità, NON E’ SUPPORTATO DA EVIDENZA SCIENTIFICA NE’ EVIDENZA almeno DI ALTA QUALITA’ , e vi sono potenziali benefici e DANNI DA CONSIDERARE”.

Se si fosse allontanati in quanto non vaccinato e quindi privo del certificato verde, per chi è guarito dalla Covid la testata DottNet, il social network di Merqurio Editore dedicato ai professionisti della sanità italiana, ha pubblicato il seguente articolo:

Avere avuto il Covid garantisce un’immunità superiore al vaccino – DottNet:

La protezione immunitaria naturale che si sviluppa dopo un’infezione da

SARS-CoV-2 offre uno scudo molto maggiore contro la variante Delta del coronavirus pandemico rispetto a due dosi del vaccino Pfizer-BioNTech, secondo un ampio studio israeliano. Lo studio, condotto in uno dei paesi più vaccinati contro il COVID-19 al mondo, ha esaminato le cartelle cliniche di decine di migliaia di israeliani, registrando le loro infezioni, sintomi e ricoveri tra il 1° giugno e il 14 agosto 2021, quando predominava la variante Delta in Israele. È il più grande studio osservazionale del mondo realizzato finora per confrontare l’immunità naturale e indotta dal vaccino con SARS-CoV-2, secondo i suoi leader. “È un esempio da manuale di come l’immunità naturale sia davvero migliore della vaccinazione”, afferma Charlotte Thålin, medico e ricercatrice di immunologia presso il Danderyd Hospital e il Karolinska Institute che studia le risposte immunitarie al SARS-CoV-2. “Per quanto ne so, è la prima volta che questo è stato davvero mostrato nel contesto di COVID-19.”

Comunicato stampa congiunto delle cliniche universitarie di Freiburg, Heidelberg, Tübingen und Ulm. (https://www.klinikum.uni-heidelberg.de/newsroom/kinder-entwickeln-langfristige-immunitaet-gegen-covid-19/)

Gli scienziati hanno mostrato che i bambini all’interno delle famiglie sono stati infettati molto meno spesso degli adulti e che il decorso era di solito molto più lieve. Allo stesso tempo, la risposta immunitaria nei bambini era più forte in media e durava più a lungo che negli adulti, indipendentemente dal fatto che i sintomi si verificassero. 548 bambini tra i 6 e i 14 anni. I bambini hanno mostrato livelli di anticorpi specifici più forti e duraturi rispetto agli adulti da undici a dodici mesi dopo l’infezione. Questo era vero indipendentemente dal fatto che ci fossero o meno segni di malattia. Gli anticorpi dei bambini sono ben efficaci contro diverse varianti del virus, così che anche i bambini che non sono visibilmente malati dovrebbero essere protetti dopo un’infezione. Nessuno dei bambini infetti ha dovuto essere curato in ospedale. NON VI È QUINDI ALCUN MOTIVO PER VACCINARE I MINORI, TENERLI DISTANTI E MASCHERATI AL BANCO.

 

 

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