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È lecito cercare di salvare embrioni crioconservati con l’adozione prenatale? Una risposta del compianto Mario Palmaro

mario palmaro universitari per la vita Apr 30, 2025

Riteniamo molto utile riportare, a beneficio dei nostri lettori, una sintesi di una trasmissione del compianto Mario Palmaro su Radio Maria del 14/12/2012 in merito alla vexata quaestio della sorte degli embrioni crioconservati il cui numero, purtroppo, a seguito del massiccio aumento del ricorso alla fecondazione artificiale, sta crescendo a dismisura, lasciando questi esseri umani in un limbo di ghiaccio anche per anni. Nel mondo pro-life e, in particolare, in ambito cattolico, si sta facendo sempre più pressante la necessità di dare una risposta alla domanda su quale possa essere la sorte degli embrioni crioconservati dopo la fecondazione artificiale: da anni si paventa la possibilità che tali embrioni possano essere adottati, ovvero impiantati nel grembo di una gestante, dando loro la possibilità di nascere. Di recente, il ministro della Famiglia e delle Pari Opportunità, Eugenia Roccella, ha avanzato l’ipotesi di accelerare un disegno di legge in merito.

Si tratterebbe di ipotizzare che una legge apposita consenta a donne che non sono le madri biologiche di questi embrioni, di candidarsi a ricevere gli embrioni congelati per poter consentire loro di nascere. Per questo si parla di “adozione”: una coppia, ma anche eventualmente una donna single, potrebbe adottare un embrione e ciò prospetterebbe una soluzione per la sorte di embrioni concepiti con fecondazione artificiale e crioconservati.

Le tecniche di fecondazione artificiale comportano ordinariamente la produzione di un numero di embrioni superiore a quelli che poi vengono effettivamente trasferiti in utero. Di conseguenza gli embrioni non trasferiti devono essere congelati. Il congelamento può avvenire anche (a) in caso di ripensamento della donna che in prima istanza potrebbe volere il trasferimento e poi cambiare idea e (b) quando a seguito di una diagnosi preimpianto infausta, i genitori dovessero non procedere all’impianto del concepito.

Noi non sappiamo con precisione quanti embrioni crioconservati vi siano in Italia, ma certamente il numero è in aumento data anche la sentenza con cui, nel 2009, la Corte Costituzionale abolì il divieto di produrre più di tre embrioni per ciclo. A seguito della variazione della legge 40, i centri di fecondazione artificiale hanno cominciato a produrre molti più embrioni, con l’esito logico della crioconservazione di quelli sovrannumerari.

Sotto il profilo soggettivo, l’intenzione dei promotori dell’adozione prenatale per la nascita è buona, tuttavia, come insegna la legge naturale, affinché un’azione sia buona non è sufficiente che sia mossa da buoni propositi: possiamo benissimo avere delle buone intenzioni ma usare dei mezzi che sono cattivi. Scopo e mezzo dell’azione morale devono entrambi essere buoni affinché un atto sia buono.

Le ragioni a favore della tecnica di adozione sono le seguenti:

  1. Gli embrioni ci sono, sono congelati e se non ipotizziamo l’adozione essi non hanno una prospettiva di sviluppo e rimarranno in una prigione di ghiaccio.
  2. Se non indichiamo una soluzione alternativa di sviluppo degli embrioni, essi verranno distrutti oppure usati per la sperimentazione scientifica.

D’altra parte, gli argomenti contro l’adozione prenatale possono distinguersi in due macro-categorie: una di ordine pratico e una di ordine morale dottrinale.

Argomenti di ordine pratico

Un primo argomento è che le tecniche di fecondazione artificiale sono penalizzate da uno scarsissimo successo. Bisogna sapere che per ottenere due bambini in braccio si deve essere disposti a sacrificare circa cento embrioni. Dunque, poiché l’adozione altro non sarebbe che una fecondazione artificiale eterologa, bisogna tenere conto che, con la sua legalizzazione, per 100 embrioni adottati, ne nasceranno tra 3 e 5.

Si potrebbe anche osservare che l’adozione prenatale rischierebbe di essere una sorta di accanimento terapeutico, ovvero uno strumento che invece di rispettare la dignità di questi esseri umani, che è stata già sfregiata e violata all’atto della produzione in provetta (in quanto non è degno dell’uomo essere prodotto come un oggetto) e ulteriormente violentata tramite l’atto del congelamento, potrebbe costituire un ennesimo atto di violenza in quanto l’embrione deve essere scongelato e poi trasferito nel corpo della adottante, peraltro con una percentuale di nascita così scarsa.

Un altro problema di ordine pratico è che il congelamento non è privo di conseguenze sull’embrione, nel senso che una parte degli embrioni congelati muore all’atto del congelamento, o dello scongelamento. Inoltre, vi sono studi che paventano l’influenza negativa del congelamento sulla salute dell’embrione e sulla sua eventuale condizione nello sviluppo della gravidanza o alla nascita. Non ultimo, si ipotizza una correlazione tra congelamento e prematurità nel parto (in effetti, la quantità di nati prematuri aumenta sempre di più, anche a causa delle tecniche di fecondazione artificiale).

Per di più, l’introduzione dell’adozione prenatale potrebbe rappresentare quasi sicuramente una forma di incentivo alla crioconservazione degli embrioni. Infatti, se si organizzasse un intero sistema di adozione prenatale, chi utilizza tecniche di fecondazione artificiale potrebbe sentirsi “rassicurato” o giustificato nel continuare proprio per chi li adotta. Coloro i quali devono essere contro ogni forma di fecondazione artificiale finirebbero così, seppur con intenzioni buone, per alimentare la stessa patologia contro cui vorrebbero battersi.

Alcuni paventano la possibilità di introdurre l’adozione prenatale dopo aver fatto una moratoria per proibire la crioconservazione degli embrioni ma questa aspettativa è utopica, essendo la fecondazione artificiale divenuta oramai una pratica quotidiana: infatti, per non avere più embrioni crioconservati l’unica soluzione sarebbe smetterla di produrre embrioni in provetta.

Argomenti di ordine morale dottrinale

Un primo punto fondamentale è che il concepimento di un essere umano dovrebbe avvenire come conseguenza di un atto coniugale di un uomo e di una donna all’interno del matrimonio. Si deve continuare a testimoniare che questo è il modo con cui Dio ha pensato all’ingresso dell’essere umano nel mondo. Il fatto che ciò non accada sempre non vuol dire che noi possiamo farci cooperatori di atti che tradiscano questa verità. Il problema non è dunque quello di impedire in assoluto che il concepimento avvenga con processi diversi, ma non dobbiamo certamente farci coinvolgere in tali processi, come ad esempio quello della fecondazione artificiale.

Come conseguenza di questo insegnamento, il figlio si deve trovare nel corpo della madre che lo ha generato. L’adozione spezzerebbe questo vincolo. Ulteriore considerazione: c’è da chiedersi se e in che modo giustificare l’atto stesso di trasferimento dell’embrione, che si inserisce pienamente nell’alveo delle tecniche di fecondazione artificiale, la quale, per di più, sarebbe anche eterologa.

Infine, il n. 19 del documento prodotto nel 2008 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, Dignitas Personae, affronta proprio il problema degli embrioni congelati già esistenti.

È stata inoltre avanzata la proposta, solo al fine di dare un’opportunità di nascere ad esseri umani altrimenti condannati alla distruzione, di procedere ad una forma di “adozione prenatale”. Tale proposta, lodevole nelle intenzioni di rispetto e di difesa della vita umana, presenta tuttavia vari problemi […]. Occorre costatare, in definitiva, che le migliaia di embrioni in stato di abbandono determinano una situazione di ingiustizia di fatto irreparabile. Perciò Giovanni Paolo II lanciò un «appello alla coscienza dei responsabili del mondo scientifico ed in modo particolare ai medici perché venga fermata la produzione di embrioni umani, tenendo conto che non si intravede una via d’uscita moralmente lecita per il destino umano delle migliaia e migliaia di embrioni “congelati”, i quali sono e restano pur sempre titolari dei diritti essenziali e quindi da tutelare giuridicamente come persone umane»”.

Nel momento in cui ci si infila nella strada della fecondazione artificiale, sia essa eterologa, omologa, o applicando la legge 40, si determina di fatto una situazione di ingiustizia irreparabile per gli embrioni per cui, qualunque atto ipotizziamo di mettere in campo, sarebbe moralmente inaccettabile. L’unica soluzione è quella di fermare la produzione di embrioni umani, e ciò vorrebbe dire fermare la pratica di fecondazione artificiale nel suo insieme. La strada dell’adozione prenatale presenta dunque amplissimi problemi di ordine pratico e morale e, al di là delle nobili intenzioni che animano alcuni, tale documento della CDF mette una pietra tombale sul dibattito in merito all’adozione prenatale per la nascita.

FONTE : Universitari per la Vita

 

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