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I “GENI” DELLA OMOSESSUALITA’ di Gianni Bozzato

scienza Jul 23, 2022

 

di Gianni BOZZATO

Biologist and Bioethicist

 

Premessa

 

Questo articolo ripropone alcuni argomenti e nozioni di Genetica molecolare che sono stati approfonditi e sviluppati dall’Autore in relazioni più specialistiche. Relazioni che offrono l’evidenza che non esistono nel DNA umano i singoli geni (o gruppi di geni) che determinano (che causano) direttamente ciascuno dei “caratteri” mentali dell’individuo. Geni, per citarne alcuni:  dell’“alcolismo”, della “solidarietà’”, della “fedeltà’”, della “gelosia”, della “intraprendenza”, del “desiderio riproduttivo”, dell’“ansia”, della “curiosità”, del “sonno”, dell’“attenzione, della “timidezza”; del “successo scolastico”, della “capacità di ragionamento”, dell’“abilità di espressione verbale”, della “propensione a farsi male” (nei bambini), della “mania della televisione”, della “capacità di essere genitori più o meno buoni”, della “propensione al divorzio”, per la “scelta oculata del compagno”, “per programmare il compagno a rischiare la vita”, della “omosessualità, oppure della “tendenza alla omosessualità maschile”… E, moltissimi altri geni corrispondenti a ciascuno dei numerosi sinonimi che si possono usare per indicare ognuno di tali “caratteri”.

 

Sommario

 

La divisione di uno stormo di uccelli che volano in cielo, in due più piccoli stormi, e la divisione di un gruppo di amici che passeggiano in città, in due piccoli gruppi e uno gruppo entra in un bar per bere una birra e due degli amici, invece, si allontanano insieme verso un luogo appartato, sono due metafore scelte dall’Autore per sottolineare che questi comportamenti simili non hanno alcuna causa genetica.

Le divisioni sono soltanto l’effetto di “disturbi” (instabilità dinamica) nell’aria, nel caso dello stormo, e di “disturbi” culturali, nel caso del gruppo di amici. Entrambi i “disturbi” (del comportamento) agiscono al più alto (superiore) livello dei molteplici livelli inclusivi di cui sono costituiti gli organismi viventi e, al cui livello più basso (inferiore, incluso) c’è il DNA con i suoi geni. Ma, a tale livello biochimico, non ci sono, e non esistono come tali, ne specifici “geni della divisione” dello stormo ne specifici “geni della divisione” del gruppo di amici.

Per questa ragione, se questi amici entrano nel circolo vizioso della birra, nel loro DNA non c’è alcun “gene dell’alcolismo”. E, a maggior ragione, se due di questi amici si appartano per una esperienza omosessuale, non ci sono, e non esistono come tali, nel DNA di ciascuno di loro. i “geni della omosessualità”.

L’Autore, per avvalorare la sua analisi, che si basa su fatti biologici e genetici ineccepibili e incontrovertibili…

 

Poligenia = un gene partecipa con altri geni a determinare una particolare struttura anatomica e/o ad attivare una specifica funzione.

 

Pleiotropia  = uno stesso gene esprime una proteina che partecipa in modo essenziale o non essenziale con altri geni a determinare più strutture anatomiche diverse e/o ad attivare più funzioni anche molto diverse tra loro.

 

Policistronia = lo stesso gene esprime più proteine le quali, nella loro interazione con l’ambiente (molecolare del DNA, nucleare e citoplasmatico cellulare, embrionale-materno, organismico e naturale, famigliare, sociale, culturale) possono partecipare, con intensità espressiva differenziale ed eterocronia, a più e diverse funzioni (mentali) superiori.

 

“We sometimes say things like, ‘This gene does such-and-such.’ But that sort of statement tends to be misleading. A gene will do one thing in one set of circumstances and another if circumstances change. Indeed, it might be more helpful to avoid saying the genes do anything at all; it is more that gene are used. They operate under control. There is regulation as biologists say. Conditions in the cellular environment will switch a gene on or off to varying degrees” (NOBLE D., The Music of Life. Biology Beyond Genes, Oxford University Press 2010, 104-105)

 

Dunque, ad eccezione delle malattie monogenetiche, nessun gene (singolarmente o in associazione con altri geni) esprime esclusivamente e direttamente alcuna funzione (mentale) superiore. …

 

… riporta 19 citazioni di 13 autorevoli esperti sul tema.

 

Introduzione

 

Nella evoluzione dell’universo fisico, dalle particelle elementari agli atomi e alle molecole inorganiche ed organiche, le cellule (la vita) sono come piccole isole di ordine (negentropia) che emergono, solo per un breve istante, in un immenso oceano in continua espansione per affondare inesorabilmente nel suo profondo disordine (entropia).

Le cellule sono sistemi aperti (scambiano con l’ambiente materia, energia e informazione) e, contrariamente alle molecole, agli atomi e alle particelle elementari di cui sono costituite, sono esseri viventi. Esse sono come piccoli mulinelli d’acqua che ruotano vorticosamente in un torrente (il tempo) che scorre inesorabilmente verso valle (il disordine) ma, anche solo per un breve momento e per una piccola distanza, risalgono verso monte mantenendo la loro forma dinamica (l’ordine).

Anche l’essere umano, come tutti gli altri esseri viventi, è un sistema aperto (di sottosistemi, di sotto-sottosistemi, di …) di ordine gerarchico superiore rispetto alle singole cellule di cui ciascun sottosistema è costituito. Come un vortice (di piccoli vortici, di più piccoli vortici, di più…) ruota nel suo ambiente, dal primo istante dopo il suo concepimento e fino all’ultimo istante prima della sua morte.

L’intero corpo umano è costituito da materia disposta su più livelli gerarchici (interni, inferiori, inclusi) di diversa e crescente complessità:

 

  • Particelle subatomiche elementari (quark, bosoni, neutrini,…);
  • Atomi (H, He, O, C, Fe, Cu, I, S, Hg, U, …);
  • Molecole inorganiche (CO2, H2O, Na2CO3, H2S, …);
  • Molecole organiche a base di Carbonio (metano, glucosio, etilene, benzene, …);
  • Molecole biologiche (proteine, lipidi, carboidrati, Basi,

Geni, DNA,

Cromosomi);

  • Corpuscoli cellulari (mitocondri, ribosomi, …);
  • Cellule (neuroni, epatociti, miociti, spermatozoi, oociti, …);
  • Tessuti (muscolare, epiteliale, scheletrico, nervoso, …);
  • Organi (cuore, cervello, fegato, polmoni, …);
  • Apparati (riproduttivo, digestivo, respiratorio, endocrino, …);

 

Il corpo umano – come ogni sua cellula e come il suo DNA – è di una complessità irriducibile …

 

“La complessità del vivente pone un limite alla nostre possibilità conoscitive. Certo molti particolari degli acidi nucleici e delle proteine possono essere efficacemente descritti. Ma l’interagire di queste componenti in sottosistemi e in organizzazioni superiori rappresenta un impredicibile sistema articolato in rete a cui pertiene la caratteristica di una complessità fondamentale…. Tali sistemi presentano infatti una complessità fondamentale, sono cioè non riducibili: il tutto è maggiore della somma delle parti.” (CRAMER F., Caos e ordine…, p. 231). ) Per Noble “This complexity is “immense” (NOBLE D., The Music of Life…, p. 34); per Ageno è una complessità non computabile, “immensa” e “terrificante” (AGENO M., Punti cardinali, Mi: Sperling & Kupfer, 1992: 227).

… perché in ciascuno dei suoi livelli emergono (come effetti sistemici) nuove qualità (proprietà) che sono imprevedibili e non sono deducibili dall’analisi dei singoli componenti dei livelli inferiori.

Infatti, le emergenze di ogni livello retroagiscono sulle cause che ricorsivamente retroagiscono sugli effetti ed interagiscono sinergicamente con tutti gli altri livelli (e le loro emergenze) e con l’ambiente in una complessità reticolare spazio-temporale ingarbugliata ed inestricabile.

 

“The combinatorial of gene-gene, gene-protein and protein-protein interaction is immense and explosive”; “Try mapping all the protein-protein interactions in even a small region of a cell, and you will create a mass of density interwoven lines impossible to unpack” (BRAY D., WETWARE. A computer in every living cell, Yale University Press-New Haven & Landon, 2009, 89). Ibidem, 191: “But the networks of genes in any real organism have a richness and baroque strangeness that would be difficult to invent”.

 

Si viene così a creare un tutto sistemico diffuso nel quale sono coinvolti tutti i livelli e le cui nuove emergenze non possiedono l’origine (la causa) in nessun preciso substrato fisico. Perciò, esse non hanno l’unica e diretta origine in nessuno dei livelli che costituiscono l’essere umano e, tanto meno, nel livello molecolare del DNA e dei suoi geni.

 

 

  1. Lo stormo di uccelli

 

Cosi, se si osserva il comportamento di uno stormo di uccelli in volo, la proprietà di mutare il proprio volume e di dividersi in due stormi e di ricomporre l’unico stormo non può essere riferita al singolo uccello (l’uccello non muta il suo proprio volume e non si scinde in due e non si ricompone in uno).

Quindi, le due opposte proprietà sono imprevedibili e non deducibili dall’analisi della forma del corpo di ogni singolo uccello e lo sono, ancor meno, dall’analisi dell’ordine (della successione delle basi e sequenza dei geni) del suo proprio DNA. Infatti, queste proprietà “emergono” esclusivamente a livello dello stormo e non sono codificate, come tali, in alcuna area (o centro) del cervello di ciascun uccello. E, ancor meno, lo sono, come un datum, in alcun gene (o gruppo di geni) della molecola del DNA.

Il comportamento dello stormo in cielo, sebbene sia in relazione e sia compatibile con la mente di ciascun uccello, che, a sua volta, è in relazione e compatibile con la forma del suo corpo, che, a sua volta, è in relazione e compatibile con il suo DNA – cioè, compatibile con i suoi propri geni – emerge esclusivamente dalla interazione di ciascun uccello con gli altri uccelli, nella loro interazione con l’ambiente (i moti e le correnti d’aria, la “mappa” della superficie con i caposaldi del sottostante territorio). Per questa ragione:

 

nel DNA di ciascun uccello non c’è alcun gene (comportamentale) della “divisione dello stormo” ne alcun gene della “ricomposizione dello stormo”.

 

Per fare un altro esempio, le qualità di un lago (il colore dello specchio d’acqua, i gradienti di temperatura, la direzione e velocità delle correnti superficiali e profonde, la trasparenza, ecc.) non sono prevedibili e deducibili dall’analisi di una goccia d’acqua e, tanto meno, dall’analisi di una molecola d’acqua. Detto più semplicemente, non esistono nella molecola d’acqua i costituenti che possiedono-contengono le informazioni che determinano-causano direttamente le proprietà emergenti di una goccia, e le proprietà emergenti di un lago.

 

Cosi, riferendoci nuovamente all’individuo umano, le emergenze (qualità, proprietà, caratteri, tratti, …) della sua mente (i suoi pensieri) non sono prevedibili e deducibili dall’analisi strutturale del suo cervello e, tanto meno – scendendo ai livelli inferiori -, dall’analisi dell’ordine (strutturale) della molecola del suo DNA.

 

 

  1. I “geni omosessuali”

 

Stesso discorso vale per l’omosessualità e per i c.d. “geni della omosessualità”.

Mentre un essere umano (la sua mente) di genere maschile si può in-formare (prendere forma) per diventare ingegnere, musicista, biologo, ecc, senza possedere i “geni dell’ingegneria”, della “musica”, della “biologia”, ecc, e senza contraddire la sua natura umana, lo stesso essere umano che si sente di essere e/o  vuole diventare gay, senza possedere i “geni della omosessualità’”, contraddice la sua natura umana (la sua mente) e vive nella ambiguità di genere.

Come ogni ambiguità e come tutto ciò che è ambiguo, l’omosessualità – e ogni altra “inversione” di quelle incluse nell’orgoglio LGBT… – è causa di confusione, di incomprensione, di fraintendimento, di sospetto, di rifiuto, di caos.

Rispetto all’ordine della natura, che mantiene e privilegia unicamente la netta distinzione tra il genere maschile e il genere femminile e che l’evoluzione per selezione naturale determina la loro permanenza e perferzione nella loro discendenza, consentendo in tal modo la trasmissione della vita umana per l’eternità…

 

La natura mortale cerca, per quanto è possibile, di essere eterna e immortale. Ma lo può fare solo a questo modo, con la generazione, in quanto lascia sempre dietro di sé, in luogo del vecchio, qualcosa altro di giovane. […] Con questo artificio ciò che è mortale partecipa della immortalità. (Platone, Simposio, 207 d, 208 b (trad. Colli)) 

 

… gli omosessuali (i c.d. gay) sono proposte che la stessa natura, proprio con la selezione naturale, rifiuta.

Dunque, poichè essi sono di genere ambiguo, sono – per tutti gli altri esseri umani di genere normale (o maschile o femminile) – esseri “strani”. E lo sono anche perchè, in quanto mentalmente confusi e privati della “speranza” di sopravvivere nelle generazioni future, sono individui che possono anche essere considerati, a ragione, biologicamente, senza avvenire.

 

 

Conclusioni

 

Si riportano 19 citazioni (il grassetto é mio), di 13 autorevoli esperti, riguardanti immaginari (inesistenti) “geni del comportamento” di cui anche l’omosessualità è una manifestazione.

 

“…Per superare queste difficoltà, i sociobiologi hanno “creato” i geni del comportamento: unità comportamentali arbitrarie e comunque identificate su base puramente fenomenologica, e poi reificate in un genoma che, però, quale specchio di sole fantasie, diventa pura invenzione.” (ANDREOLI V., La norma e la scelta, EST-Mondadori, 1984: 28. Vedi anche le pp. 31-62).

 

“Le disposizioni-a non possono non essere compatibili con il codice genetico, ma non vi sono contenute come un datum. Lo sviluppo culturale che si può osservare in una popolazione umana sottoposta a certi stimoli non è legato a mutazioni genetiche, ma all’attivazione di disponibilità-a la cui realizzazione non ha carattere di necessità. Alla biologia fondata sulla genetica molecolare, si dovrebbe aggiungere quella delle disposizioni-a che permette l’acquisizione del bagaglio culturale“. (ANDREOLI., La norma e…, p 29) (Vedi anche MORIN E.,  La vita della vita, Mi: Feltrinelli, 1987: 102).

“Il determinismo biologico può considerarsi un caso particolare di riduzionismo. Esso si chiede: perché gli individui sono come sono, perché essi fanno ciò che fanno? e risponde che tutto ciò  è conseguenza inevitabile delle proprietà biochimiche delle cellule, che a loro volta sono direttamente determinate dai costituenti dei geni di un dato individuo. In ultima analisi, tutto il comportamento umano, e quindi tutte le società umane, dipendono da una catena di determinanti che va dal gene all’individuo, e da questo alla somma di tutti i comportamenti di tutti gli individui. La natura umana cioè è fissata dai nostri geni; la buona società è quella che si accorda con una natura umana le cui caratteristiche fondamentali di ineguaglianza e di competitività sarebbero adeguatamente definite solo dal determinismo biologico”. (ROSE S., KAMIN L., LEWONTIN, Il gene  e la sua mente, Mi: EST Mondadori, 1983: 28).

“Indeed, there is a popular dogma that is reinforced daily in the media – and, it must be said, by many scientists – that rest on a crude mistake, … . Andrè Pichot has called it DNA-mania.”; “How did so many people come to interpret this view as genetic determinism?… “The idea is that, if we know all about the lowest-level elements, genes and protein, then everything about the organism would be clear to us. We could work out what happens at the higher level, and explain it completely, in terms of low-level knowledge.” … ; “So the first step in the reductions chain of cause and effects is not simple causal even at all.” (NOBLE D., The Music of Life:…, pp. 3, 5, 7).

“I geni sono ritenuti responsabili non solo della salute umana nel suo normale senso medico, ma anche di una varietà di problemi sociali tra i quali l’alcolismo, la criminalità, le tossicodipendenze e i disturbi mentali…” Ci si assicura che solo se potessimo trovare quei geni che stanno alla base dell’alcolismo o i geni che hanno preso una brutta china quando ci ammaliamo di cancro, allora i nostri problemi sarebbero superati. Questa fiducia nell’importanza dell’ereditarietà per la determinazione della salute e malattia, si manifesta attualmente nel progetto di sequenziamento del genoma umano, un programma multimiliardario….”; “Il secondo problema del progetto di sequenzazione del genoma umano sta nella pretesa per cui conoscendo la configurazione molecolare dei nostri geni, sapremo tutto quel che c’è da sapere su di noi. Si considera il gene come il determinante dell’individuo e l’individuo come il determinante della società”. (LEWONTIN R., Biologia come ideologia. La dottrina del DNA, To: Bollati Boringhieri, 1993: 44, 46).

 

“Ma questo significa che le proprietà della materia rilevanti per un certo livello non sono applicabili ad altri livelli. I geni non possono essere egoisti, adirati, dispettosi, od omosessuali, dato che questi sono attributi di insiemi molto più complessi dei geni: gli organismi umani”. (ROSE, LEWONTIN, KAMIN, Il gene e la…, p. 285).

 

“… da un punto di vista più generale, le istruzioni genetiche non sono responsabili di tutte quelle cose del linguaggio ordinario che vanno sotto il nome di <<coscienza>>, <<mente>>, <<spirito>> o <<comportamento>>. La sottolineatura su questo deve essere rigorosa e deve essere continuamente affermata”. (BELLONE E., Riflessioni sulla clonazione, Le SCIENZE, n° 344, Aprile 1997: 19).

 

“Non sarà più possibile far corrispondere un gene a una struttura o a una funzione. Il gene della follia, quello del linguaggio o della intelligenza non esistono”. (CHANGEUX J.P., L’uomo neuronale, Mi: Feltrinelli, 1983: 239).

 

“In secondo luogo il riduzionismo opera mediante un procedimento di agglomerazione arbitraria e di reificazione… Il terzo passo consiste nel dire che se questa  ‘aggressività’ (o quel che sia) è una proprietà dello individuo, essa deve essere localizzata ‘in qualche parte’ del corpo. Un potente modello di omuncolo è all’opera nel pensiero riduzionistico, un modello che stabilisce che le proprietà dell’organismo debbano essere localizzate nel cervello; ci dev’essere, nel cervello, un posto per l’intelligenza, un posto per l’aggressività, uno per la sessualità, e così via… Il comportamento è una espressione delle proprietà del sistema, dell’organismo, e non è localizzato in alcuna parte di esso”. (ROSE S., Molecole e menti, Na: Liguori Ed., 1987: 50, 51).

 

“Ma c’è un malinteso di fondo. La posizione dei neurobiologi seri consiste nell’affermare, molto semplicemente, che la maggior parte dei comportamenti è legata a certe strutturazioni dei reticoli neuronali, ma questo non significa affatto dire che tali comportamenti siano innati o che una qualsivoglia componente genetica li renda fatali. Si può anzi pensare che si tratti di strutture costruitesi nel corso dello sviluppo dell’individuo e rese stabili dall’ambiente affettivo con cui l’individuo ha dovuto confrontarsi lungo il filo della sua storia”. (PROCHIANTZ A., La costruzione del cervello, Theoria-Roma, 1992: 79).

 

“Appare ovvio infatti che caratteri come peso, statura, ecc. per non parlare di quelli comportamentali dei quali non conosciamo la dipendenza da componenti genetiche, sono determinati dall’insieme dei geni e dalla loro interazione con l’ambiente.”… “Si è ora in grado di conservare quantità di informazione infinitamente superiori a quella contenuta nel nostro DNA (un solo cervello ne contiene enormemente di più) e di cambiarla con estrema rapidità, diffondendo la mutazione in tempi reali sulla terra”. (BUIATTI M., Le frontiere della genetica, Editori Riuniti, 1984: 69, 77, 100).

 

“Il rapporto tra gene e ambiente costituisce il nucleo per la storia dei meccanismi innati che hanno permesso l’adattamento e la sopravvivenza fino ad oggi; il rapporto encefalo – ambiente è il fulcro per l’evoluzione di quella parte di espressione dei viventi che è sfuggita al controllo del gene.”  “… L’encefalo plastico non è geneticamente determinato e quindi sfugge al gene, e non appartiene all’ambiente extraencefalico…. E quindi ha permesso comportamenti modificabili non codificati nel gene”. (ANDREOLI.  La norma e…, pp. 28-31-62).

 

“E così i verbi diventano sostantivi, per così dire, visto che i processi interattivi vengono reificati e collocati all’interno degli individui. Oltre a ciò si presuppone che i verbi divenuti oggetto come l’aggressività siano rigide entità fissate da essere misurate in modo riproducibile”. (ROSE, KAMIN, LEWONTIN, Il gene e…, p. 104).

 

“Gli esseri viventi sono considerati come determinati da fattori interni, i geni. I nostri geni e le molecole del DNA che li costituiscono sono la forma moderna della grazia e da questo punto di vista noi comprenderemo ciò che siamo quando sapremo di che cosa sono fatti i nostri geni…”. (LEWONTIN R.C., Biologia come dottrina: la dottrina del DNA, Mi: Bollati Boringhieri, 1993: 12, 13).

 

“E’ con una costante interazione del biologico e del culturale, durante lo sviluppo del bambino, che possono maturare e organizzarsi le strutture nervose che sottendono le prestazioni mentali. In queste condizioni attribuire una frazione dell’organizzazione finale all’eredità e il resto all’ambiente, non ha senso”. (JACOB F.,  Il gioco dei possibili, Mi: Mondadori, 1983: 107).

 

”Non ci sono geni responsabili dello sviluppo di un braccio o di una gamba come tali, ma geni specifici che si attivano durante la formazione del braccio o della gamba”. Il così detto “programma genetico” dell’individuo non è descrittivo, ma è generativo”. (WOLPERT L., Il trionfo dell’embrione, Londra: Sperling & Kupfer Editori, 1993:…, p. 229).

 

“Non c’è dubbio infatti che inserire un gene in un uovo fecondato umano porta agli stessi rischi di malformazioni e altre modificazioni negative di cui abbiamo parlato per il topo e per il maiale. Con in più il problema insuperabile che dell’uomo non sapremmo proprio cosa modificare. Non il comportamento che non è se non in minima parte determinato dai geni e che comunque può essere  e viene modificato in mille modi più semplici, dai farmaci ai diversi metodi di coercizione più o meno evidenti, né, si spera l’aspetto, a meno che non si torni all’obiettivo di una umanità tutta bionda con gli occhi azzurri che pure si agita ancora nelle menti malate di alcune persone, né, ancora, la intelligenza, anch’essa non ereditaria, ma derivante in larghissima parte dalle condizioni ambientali”.  (BUIATTI. Le frontiere della…, p. 137).

 

“Sempre meglio si sviluppa la memoria fenotipica, sempre più difficile è distinguere la memoria genetica. E ancora di più quando differenze intraspecifiche vengono cercate in seguito.  Dunque, cercare delle differenze genetiche di intelligenza tra gli individui umani non è un obiettivo intelligente, poiché il DNA rappresenta unicamente un programma subliminare per la costruzione del fenotipo e la sua rilevanza diminuisce con il tempo durante lo sviluppo e la maturazione dell’individuo”. (COLOMBO L., Defining life, University of Padoa, 1996: 62).

 

“Alla biologia resta solo da spiegarci in quale parte del nostro programma genetico sta scritta la possibilità che abbiamo, unici animali al mondo, di agire sul nostro stesso programma genetico” Il pensiero non è determinato e condizionato dai geni “egoisti” dell’individuo. Ed è confermato dalle possibilità di “manipolazione” del genoma umano offerte dall’Ingegneria genetica; dalla castità di un individuo, che è un atto che “blocca” la trasmissione dei suoi propri geni. Inoltre, col pensiero si può anche semplicemente pensare di distruggere, per esempio con la droga, i neuroni del cervello che genera lo stesso pensiero. Oppure, con il suicidio, si posso annientare in un sol colpo tutti i geni che appartengono al corpo del suicida. Perciò, non esistono i “geni della tossicodipendenza” (alle droghe, all’alcool, al fumo, ecc.) e non esistono nemmeno i “geni del suicidio”. (d’ERAMO M., Sistemi di stelle, o di proteine, in AA. VV, Dalle forze ai codici, Rm: Manifestolibri, 1992: 14).

 

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