1. I comici italiani 

Maurizio Crozza sta facendo la fine di Dario Fo e Beppe Grillo: ottimi comici rovinati dalla Politica. 

Ecco perché non avranno mai il successo di Totò. 

Lui non s’era mai schierato e proprio per questo è piaciuto e continua a piacere a tutti. 

Dire, come ha fatto recentemente Crozza sul 9 (che insieme con Rai 3 e la Tv7 forma il pool televisivo della Sinistra), che Matteo Salvini non ha mai lavorato è una frase ad effetto, ma destinata a far ridere solo una parte della sua audience e non certo la più riflessiva. 

La parola lavoro infatti porta automaticamente a pensare a colui che passa la sua giornata in fabbrica facendo il saldatore od il tornitore, cioè un mestiere usurante. 

Ma la definizione è limitativa, perché ci si può usurare anche senza andare in fabbrica. 

Non so voi, ma io preferirei passare otto ore consecutive al tornio piuttosto che prendere l’areo ed andare a difendere il mio onore davanti ad un tribunale. 

Badate bene: non un tribunale qualsiasi, ma quello di Palermo, che non può certo vantare un grande curriculum.

 

2. Lettera aperta al gen. Vannacci 

Chi è scrive è stato tra i primi a leggere il suo libro (nell’edizione Amazon) e ad usare l’indirizzo e-mail (da Lei cortesemente posto alla fine del volume) per congratularmi con Lei del contenuto. 

Ho anche avuto il piacere di parlarLe via zoom, in occasione del Suo incontro con i follower di Silvana De Mari. 

Scusi la premessa, ma la ritenevo utile per consentirLe di identificarmi e sapere che sto completamente dalla Sua parte. 

In virtù della franchezza da Lei dispiegata nell’intero libro, vorrei porLe una domanda, sperando che Lei vorrà rispondermi con altrettanta franchezza, anche se so che la metterò in imbarazzo. 

Infatti Lei è noto per aver fatto parte di numerose “missioni di pace” all’estero. 

Ed io proprio di queste vorrei parlarle. 

In particolare di quella in Libano, dove pare che, delle  diverse componenti, quella italiana sia la più numerosa. 

Anzi sembra che, dopo gli USA, l’Italia sia la nazione che manda più militari in giro per il mondo. 

Senza peraltro che l’Italia goda all’estero di buona fama per quanto concerne l’uso delle armi. 

Credo che dopo la figuraccia rimediata dal cap. Cocciolone 

(andato in congedo nel 2017 con il grado di colonello), ai militari italiani non vengano mai assegnati ruoli di prima linea,   benchè spesso si tratti di compiti prestigiosi. 

Ad esempio quello dell’addestramento, anche se non sono mai riuscito a comprendere come si si possa addestrare una persona senza conoscerne la lingua. 

Ma torniamo al Libano. 

Da dove, come Lei sa, in questo momento partono numerosi missili diretti su Israele. 

Missili che evidentemente passano sopra la testa del contingente ONU senza, a quanto pare, che i nostri militari li intercettino o almeno provino a farlo. 

Ma allora cosa ci stanno a fare tutti quei soldati? 

Oltretutto ci stanno, mi assicurano, da quasi mezzo secolo! 

Pensi quanto ci sono costati! 

Mi viene il sospetto che la massiccia partecipazione dei nostri militari a questa missione (ed a tutte le altre) sia solo motivata dal sottostante interesse economico e/o dal desiderio di fare carriera. 

Perché stare in Italia a prendere solo 1000 euro al mese, quando puoi andare in Libano e guadagnarne 6000? 

Perchè accontentarsi di essere Ten. Col., quando puoi andare qualche mese in Iraq e tornare Colonello? 

Generale Vannacci, se la sente di fugare questo dubbio? 

 

3. Da dove viene l’odio 

Dicono che Liliana Segre stia attraversando un brutto momento. 

Lo credo bene. 

Eletta alla presidenza della Commissione senatoriale contro l’Odio, convinta che l’odio venisse da Destra, si è finalmente accorta che in realtà questo sentimento è tipico della Sinistra. 

A farle cambiare idea ci sono volute le sfilate di questi giorni, tutte a favore della Palestina e contro Israele, che evidentemente lei (ebrea reduce dai campi di sterminio nazisti), non si aspettava. 

Tutti cortei organizzati dalla parte politica che aveva votato a favore della sua Commissione e che ora le voltava la faccia. 

Non aveva capito che il voto istitutivo della Commissione aveva solo carattere strumentale. 

Adesso lo sa e ne soffre. 

Peraltro sarebbe bastato un supplemento di riflessione per realizzare già allora che l’odio, quando c’è, può solo venire dalla parte dove per anni è stato predicato l’odio di classe, cioè da Sinistra. 

L’uomo di destra è incapace di odiare….naturaliter. 

Probabilmente, e per la stessa ragione, è anche lontano dall’amare profondamente. 

I sentimenti forti non sono per lui. 

Egli è una persona pacifica che cura i propri interessi e che non ha alcun desiderio di sapere come la pensa il vicino di pianerottolo; tanto meno di convincerlo a cambiare idea, se scoprisse che ne ha una diversa dalla sua. 

E’ vegano? Peggio per lui che non conosce il piacere di mangiare una bistecca alla fiorentina! 

L’uomo di Destra è fatto così. 

Quello di sinistra invece sente dentro di sé il bisogno impellente di convertire il vicino al suo credo. 

E se questo non cambia idea, gli toglie il saluto. 

 

4. La marcia indietro dell’UE 

Pare che sulla questione del cappotto alle case, la Commissione UE stia rivedendo le sue direttive nella direzione di lasciare più spazio alle iniziative dei singoli Paesi. 

Mi sembra una cosa saggia. 

Non si capisce perché un siciliano debba spendere soldi per proteggersi dal freddo, quando il suo problema, se mai, è difendersi dal caldo. 

E’ evidente che Bruxelles, emettendo quella direttiva, pensava più ai Paesi del Nord che a quelli affacciati sul Mediterraneo. 

E’ anche palese che, accettando quella direttiva nella sua formulazione originale, il nostro Paese aveva dato prova di acritica subordinazione. 

Ora coerenza vorrebbe che la Commissione EU facesse marcia indietro anche sulla cosiddetta direttiva Bolkenstein. 

Perché anche quella direttiva non tiene conto della peculiarità italiana. 

Un Paese, il nostro, che affaccia sul mare più di quanto non facciano tutti gli altri Paesi messi insieme. Ed è un mare caldo, in riva al quale tutti vorrebbero abitare. 

Terra di aranci e limoni che è sempre stata meta turistica per tutta Europa. Dove già nel ‘700 i ricchi o potenti del Nord mandavano le mogli ed i figli piccoli a svernare. 

Per questo le nostre coste sono abitatissime e ci trovi tanti stabilimenti balneari. 

Se vai in Olanda e Germania, devi prima spiegare al tuo interlocutore locale di cosa parli, perché lui, se non è mai venuto in vacanza in talia, non ha mai sentito parlare di “stabilimenti balneari”. 

Da loro le spiagge sono strisce lunghissime di sabbia, bagnate da un mare freddo e spazzate dal vento. Dove anche in piena estate non trovi neanche un ombrellone. 

Al massimo troverai delle capanne di tessuto più adatte a difenderti dal vento che dal sole. 

Nel settentrione d’Europa queste strisce di sabbia non offrono alcun aiuto all’economia locale. 

Da noi sono tutto. 

Se arrivi in Liguria trainando una barca non sai come metterla in mare. Devi cercare un varco tra uno stabilimento e l’altro. 

Se lo cerchi a Genova, perdi solo tempo, perché il passaggio non lo trovi e devi noleggiare una gru. 

Morale della favola: un conto è bandire una gara aperta a tutta Europa (come vorrebbe la direttiva) per dare in affitto un pezzo di spiaggia al Nord, dove non c’è anima viva, ed un conto è fare la stessa cosa in Italia, dove il litorale è già stato oggetto di sfruttamento intensivo per decenni e dove, quindi, prima di costruire alcunché, devi abbattere quello che (legalmente o meno) è stato costruito. 

Ne consegue che, per una volta, bene ha fatto l’Italia a rinviare l’osservanza della direttiva Bolkenstein e bene farà la Commissione EU a dare ai singoli Paesi la libertà di applicarla tenendo conto delle loro esigenze.

 

5. La posizione dei Vescovi italiani 

Qualche giorno fa al noto blogger Aldo Maria Valli è venuta l’idea balzana di fare un elenco di tutti i vescovi cattolici sparsi per il mondo che abbiano in qualche modo espresso contrarietà al cambio di paradigma che il Pontefice in carica sta imprimendo alla Chiesa, ossia l’abbandono della tradizione. 

E’ una lista piuttosto lunga che ho subito inviato ai miei pochi “follower”, al termine della quale ho inserito un P.S. che recita: 

Come vedete sono quasi tutti prelati “emeriti”, cioè in pensione, il che, nella situazione data, non deve meravigliare, 

perché solo così essi possono esprimere liberamente il loro pensiero.” 

Scorrendo quell’elenco avevo anche notato che, stranamente, i vescovi italiani erano quattro in tutto e che, di questi, solo due erano ancora in carica. Gli altri due erano infatti pensionati. 

Mi stupii di vederne così pochi. 

Ma la mia meraviglia aumentò il giorno seguente quando, sempre dal Blog di Valli, appresi che anche quei due soli vescovi attivi avevano fatto entrambi marcia indietro e chiesto al blogger di depennare il loro nome dall’elenco. 

Quindi oggi si può dire, senza tema di smentita, che tutti i vescovi italiani condividono il percorso indicato da papa Francesco. 

E che tale adesione è avvenuta ancor prima che il cambio di paradigma abbia ricevuto il timbro dell’ufficialità dal quel Sinodo, inusitatamente allargato ed accuratamente preparato, che era stato convocato proprio per ricevere quell’autorevole imprimatur. 

Possibile che a nessuno venga il sospetto che si tratti di un’adesione poco spontanea? 

A me sì. 

Tanto più che il cambio di paradigma non è roba da poco: esso configura una vera e propria rivoluzione rispetto a quanto gli stessi Vescovi ci predicavano solo qualche anno fa, quando erano semplici sacerdoti. 

Ci hanno fatto soffrire tutta l’infanzia minacciandoci con le fiamme dell’inferno per la più semplice delle infrazioni (tipo saltare una Messa) ed ora ci vengono a dire che l’inferno, se c’è, è vuoto, perché Dio perdona tutto e tutti! 

Eppure non ci hanno mai chiesto neppure scusa. 

Tanto valeva fare come Luca Casarini, che di Messe deve averne saltate più di una, ed ora fa parte de iure del Sinodo dei Vescovi. 

Io credo che uno stuolo di prelati (non solo Biffi e Siri, che avevano fama di tradizionalisti) si rivolteranno nella tomba nell’assistere a questa deriva dottrinale.