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Pensierini...

giglio reduzzi May 15, 2025

di Giglio Reduzzi

1. Pacifismo

Passata la distrazione di massa causata dal cambio di Papa, solo Marco Travaglio sembra essersi accorto che intanto il folle piano di riarmo inventato da Ursula Von der Leyen, bypassando il Parlamento europeo, va avanti imperterrito, anche per il sostegno ricevuto da due traballanti leader in cerca di sostegno (Macron e Merz).

Siccome la Presidenza della Repubblica si è sinora specializzata nel verificare che ogni atto compiuto da questo governo fosse compatibile con le direttive europee, spondeo et voveo che ora essa farà l’esatto contrario e cioè vorrà controllare che ogni decreto governativo si tenga sufficientemente lontano dal folle progetto di riarmo europeo.

Certo l’ideale sarebbe che già in partenza gli atti governativi non fossero allineati a questa improvvisa ed impopolare svolta della Commissione europea, ma siccome non lo sono (non ancora), questa azione di controllo è più che necessaria.

Tanto più che il pacifismo di Travaglio è pienamente condiviso sia dal nuovo Pontefice che dagli ex amici di partito del Presidente della Repubblica, al cui sentire egli non è certamente indifferente.

Ma -soprattutto- corrisponde (ed è ampiamente dimostrato dai sondaggi) al sentimento degli italiani.

2. Un giudizio sospeso

Di fronte all’elezione di Prevost a Pontefice, c’è la corsa delle forze politiche ad accaparrarsene il patrocinio.

Io parteggio per coloro che ritengono prematuro esprimere un giudizio, pur essendo interessato, da fedele, a conoscere come la pensi.

Tuttavia mi sento di escludere sin d’ora che egli, a differenza del suo predecessore, avrebbe mai portato il Pachamama in Basilica, infilato Luca Casarini tra i padri sinodali e chiamato il card. “Tucho” a prendere il posto di Ratzinger.

Per il resto rimango in fiduciosa attesa.

Attesa di che cosa?

Per esempio che risponda ai quesiti dottrinali che alcuni autorevoli cardinali avevano posto a Papa Bergoglio ed ai quali il predecessore di Prevost non fornì mai una riposta definitiva nella forma “evangelica” del si, si, no, no.

Che confermi o meno il contenuto della Dichiarazione Congiunta che Papa Francesco firmò con il Patriarca Ortodosso il 12 febbraio del 2016 e dove, inter alia, si parla di difendere la famiglia tradizionale e le radici cristiane dell’Europa.

Che confermi o meno le Dichiarazioni Congiunte che il medesimo Pontefice successivamente firmò con Ahmed Al-Tayyeb ad Abu Dhabi ((4 febbraio 2019) e con Nasaruddin Umar a Giacarta (5 settembre 2024).

Dichiarazioni, queste ultime, che sembrano contraddire la precedente e di cui una (quella di Abu Dhabi) ha avuto indelebile applicazione nei tre edifici della Abrahamic Family House.

Che si esprima sull’opportunità o meno che il governo cinese venga coinvolto nella nomina dei vescovi cattolici.

Sulla necessità o meno di ripristinare il sostegno all’ attività missionaria.

Et similia.

Quando sapremo cosa pensa il nuovo Papa in proposito trarremo le nostre conclusioni.

Il fatto  che abbia detto di volere la pace ed essere vicino agli ultimi mi sembra …il minimo sindacale.

3. Un errore?

Sembra anche a me, come non è sfuggito ad Edward Luttwak (il mio politologo preferito), che Giorgia Meloni abbia commesso un errore, forse solo linguistico, quando ha affermato che lei non autorizzerà mai l’invio di militari in Ucraina senza il consenso dell’ONU.

Eppure la signora certamente non ignora che in seno a questa organizzazione c’è un Consiglio di Sicurezza, alcuni membri del quale hanno il potere di veto e che, dunque, la Federazione Russa, disponendo di questo (assurdo) privilegio, non approverà mai che venga autorizzato uno sforzo bellico diretto contro sé stessa.

Idem la Cina.

Pertanto dire che, per mandare truppe italiane in Ucraina, serve il benestare dell’ONU equivale a dire che non le manderai mai.

Sembra solo un modo un po’ “paraculesco” di “tirarsi indietro” e non a caso anche Donald Trump pare averlo rilevato.

Infatti, oltre alla questione del veto, c’è quella, ancor più grave, che riguarda la posizione internazionale dell’ONU che sappiamo oscillare tra l’insignificanza (vedi vicenda India/Pakistan) e l’appoggio alla parte sbagliata (Hamas).

Spero vivamente che Giorgia Meloni si sia confusa sulle sigle e in realtà volesse dire “NATO”.

Infatti sono sicuro che tutti gli Stati membri di questa organizzazione, compresi i più bellicosi (Francia e Germania), si guarderanno bene dal dichiarare guerra alla Russia, consci come sono delle pericolose conseguenze che tale guerra implicherebbe.

E poi è giusto dire bellicosi?

Se mai ad essere bellicosi sono Macron e Merz, la cui rappresentatività è molto discutibile, visti i risultati delle ultime elezioni.

Spero che Giorgia Meloni non tarderà molto ad aggiustare il tiro.

Parlando di autorizzazione da parte della NATO, invece che dell’ONU, avrebbe ottenuto lo stesso risultato ricavando una migliore stampa.

Salvo che volesse fare un regalo ad Elly Schlein, intento che però mi sembra di poter escludere, dato che neppure su questo tema il PD è unanime.

 

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