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Perché il discorso di Ratisbona?

papa benedetto xvi silvana de mari Jan 13, 2023

di Silvana De Mari 

Nella sua battaglia disastrosamente  e ridicolamente persa con il Jihad l’Occidente ha avuto un solo sussulto di indignazione davanti ai disegnatori di Charlie Hebdo.. Fu creato il motto Io non sono Charlie.

Nessuno ha scritto io sono Theo Van Gogh quando il regista olandese è stato assassinato per aver prodotto e diretto un cortometraggio, Submission, sul dolore delle donne nell’islam. L’autrice della sceneggiatura è la scrittrice somala Ayaan Hirsi Ali. Ayaan Hirsi Ali, rea di aver affermato che l’Islam e l’Occidente non sono né mai saranno compatibili:  è persona non grata in molte nazioni e non può parlare nella quasi totalità dell’Università dell’Occidente, come rifiutati nelle stesse università sono anche Bat Ye'or autrice di Eurabia, nel testo che studia le origini della sottomissione dell’Europa all’Islam, e Robert Spencer, autore tra l’altro del libro Islamofobia, che analizza nei dettagli quanto abbia favorito il terrorismo e quindi i morti la cosiddetta guerra alla islamofobia.

Tutti questi autori sono condannati a morte dalla jihad islamica e devono avere la scorta, eppure nessuno si è schierato per loro. Violentissimo l’ostracismo di tutto il cosiddetto mondo culturale e il mondo accademico contro Oriana Fallaci, anche lei condannata dal jihad islamico. Incredibile il tripudio di molti rappresentanti del cosiddetto mondo culturale occidentale davanti alla sua morte per cancro.

Sua Santità Benedetto XVI è stato a sua volta condannato a morte dalla jihad islamica dopo il bellissimo discorso di Ratisbona. Pochissime voci si sono schierate dalla sua parte. Sua Santità Benedetto XVI, condannato a morte dalla jihad islamica, non ha potuto tenere una conferenza all’università La Sapienza di Roma.

La stima e la simpatia quindi per i condannati dalla jihad islamica, è zero. Se la condanna è stata eseguita ai funerali del defunto ci vanno solo i suoi parenti di primo grado quando va bene, se la condanna non è ancora stata eseguita al reprobo, fintanto che è in vita, si vieta l’accesso all’università.

Fa eccezione Charlie Hebdo. La violenta morte dei vignettisti non santifica il loro lavoro che è sempre stato molto discutibile, per non dire ignobile. La vignetta su Dio, Cristo e lo Spirito Santo sodomiti è semplicemente idiota e ignobile, non esistono altri termini.  Non ricordo una sola delle loro battute che non dico mi abbia potuto stampare un mezzo sorriso, ma che non mi abbia infastidito o nauseato.  Sarei disposta a dare la vita per la loro libertà di espressione, ma questo non impedisce di affermare che la loro libertà di espressione l’hanno sempre usata per offendere e degradare.

Il sempre più cosiddetto mondo culturale, o sempre più cosiddetti intellettuali, parola dall’etimologia sempre più impenetrabile, e addirittura gli uomini politici, tutti, per Charlie si sono mobilitati. È stato inventato l’#Je suis Charlie#, gli stessi uomini politici che hanno sputato addosso a Oriana Fallaci e Theo Van Gogh si sono ammassati per farsi fotografare al funerale dei vignettisti.

Dopo il discorso tenuto da Papa Benedetto XVI all’Università di Ratisbona sull’islam, innumerevoli Fatwe furono pronunciate contro il Vicario di Cristo nel mondo islamico, ma la più terribile fu la Fatwa pronunciata dall’occidente pavido e indecente e dai suoi indecenti intellettuali. L’unica voce fu quella di Robert Redeker, che pubblicò un unico articolo su Le Figaro. Da allora, per quell’unico articolo Robert Redeker vive come un fantasma, ha perso il lavoro, la casa. Riporto  brani dell'articolo non solo come solidarietà a un uomo coraggioso che dal 2006 vive come un fantasma e non è nemmeno potuto andare al funerale del padre, ma perché lo sottoscrivo.

L'islam è violenza, una violenza irrisolvibile perché contenuta nel Corano. La distruzione della libertà umana è irrinunciabile per l'islam. Lo stesso Tariq Ramadan, il più importante portavoce dell'islam sul suolo europeo, afferma che palare di diritti umani è un'offesa all'islam, perché l'islam non può e non deve rispettare questi diritti. Le reazioni suscitate dall’analisi di Benedetto XVI sull’islam e la violenza fanno parte dell’obiettivo che lo stesso islam si pone: spazzare via la cosa più preziosa che possiede l’Occidente e che non esiste in alcun paese musulmano, ovvero la libertà di pensiero e di espressione. L’islam sta cercando di imporre all’Europa le proprie regole… e l’ accusa di islamofobia contro gli spiriti liberi…le stesse persone che sono insorte contro l’inaugurazione di un sagrato dedicato a Giovanni Paolo II a Parigi non fiatano quando si costruiscono le moschee. L’islam sta cercando di obbligare l’Europa ad adeguarsi alla sua visione dell’uomo. Come già accadde con il comunismo, l’Occidente è ora sotto sorveglianza ideologica. L’islam si presenta, esattamente come il defunto comunismo, come alternativa al mondo occidentale. E come il comunismo di altri tempi, l’islam, per conquistare gli animi, gioca su fattori emotivi. Ostenta una legittimità, turba la coscienza occidentale, attenta al prossimo: il fatto di porsi come la voce dei poveri di tutto il mondo. Ieri la voce dei poveri proveniva da Mosca; oggi viene dalla Mecca. Oggi degli intellettuali si fanno portatori dello sguardo del Corano, come ieri avevano fatto con lo sguardo di Mosca. Ora la scomunica è per l’islamofobia, come lo era stata in passato per l’anticomunismo. Nell’apertura agli altri, che è propria dell’occidente, si manifesta una secolarizzazione del cristianesimo che può essere riassunta in questi termini: l’altro deve sempre venire prima di me. L’Occidentale, erede del cristianesimo, è colui che mette a nudo la propria anima, assumendosi il rischio di passare per debole. Come il defunto comunismo, l’islam considera la generosità, l’apertura mentale, la tolleranza, la dolcezza, la libertà delle donne e dei costumi e i valori democratici come segni di decadenza. Sono debolezze che ​ sfrutta volutamente grazie a degli “utili idioti”, buone coscienze imbevute di buoni sentimenti, per imporre l’ordine coranico nel mondo occidentale.

Il Corano è un libro di una violenza inaudita. … C’è un’esaltazione della violenza, perché il Corano mostra Maometto sotto questa luce: guerrafondaio senza pietà, predatore, massacratore di ebrei e poligamo. …

Gesù è il maestro dell’amore, Maometto, il maestro dell’odio. La lapidazione di Satana che si ripete ogni anno alla Mecca non è solo un fenomeno superstizioso: non si riduce infatti allo spettacolo di una folla isterica che flirta con la barbarie, ma ha una portata antropologica. Si tratta invero di un rito che ogni musulmano è invitato ad accettare, radicando la violenza come dovere sacro nel cuore del credente. Questa lapidazione, che ogni anno provoca la morte di fedeli calpestati dalla folla (a volte anche centinaia), è un rituale che ingloba la violenza arcaica.

Anziché eliminare questa violenza arcaica neutralizzandola, sulla scia dell’ebraismo e del cristianesimo (l’ebraismo inizia con il rifiuto del sacrificio umano, che è l’ingresso nella civiltà, mentre il cristianesimo trasformerà il sacrificio in eucarestia), l’islam le crea un bel nido per crescere al caldo. Mentre l’ebraismo e il cristianesimo sono religioni i cui riti sono rivolti contro la violenza e la delegittimano, l’islam è una religione che esalta la violenza e l’odio, sia nel suo testo sacro che in alcuni riti comuni. Odio e violenza pervadono il testo sul quale si formano tutti i musulmani: il Corano. Come ai tempi della Guerra fredda, la violenza e l’intimidazione vengono utilizzate al servizio di un’ideologia che si vuole egemone: l’islam, che mira a mettere la sua cappa di piombo sul mondo intero. Benedetto XVI sta soffrendo la crudeltà di tale esperienza. Come in altri tempi, è necessario dire a chiare lettere che l’Occidente è “il mondo libero” nei confronti di quello musulmano, e, come in quei tempi, gli avversari di questo “mondo libero”, funzionari zelanti del Corano, pullulano al suo interno.

Robert Radeaker è un intellettuale laico, vale a dire non credente. Io lo sono. Il motivo per cui Sua santità Benedetto XVI fece il discorso di Ratisbona, non riporto le ingiurie dei cosiddetti intellettuali occidentali,  è per ricordare a noi cristiani tiepidi che Cristo ci ordina di convertire. Dobbiamo convertire gli islamici sul nostro suolo, ognuno di noi deve essere un evangelizzatore. E allora loro diventeranno fratelli e la trappola tesa perché l’occidente cristiano morisse diventerà la sua potenza. Quelli tiepidi Dio li vomiterà dalla sua bocca, è scritto nell’Apocalisse. Benedetto XVI ci aveva indicato la strada.

 

 

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