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«Sono un pedofilo, non un molestatore»: la normalizzazione degli orchi continua in TV

channel 4 renovatio 21 Aug 31, 2023

di RENOVATIO 21

La TV britannica  ha intervistato un pedofilo mascherato, un segmento televisivo che ha lasciato molti a pensare che si tratti di un nuovo capitolo di  destigmatizzazione dell’orrenda devianza.

L’emittente Channel 4 la scorsa settimana ha mandato in onda un’intervista con un sedicente «pedofilo virtuoso» che si fa chiamare «Mouse» («Topo»), presumibilmente a causa della inquietante maschera da topo che indossava per nascondere la sua identità durante la trasmissione.

Viene spiegato che Mouse sarebbe un confesso «pedofilo virtuoso», espressione da bispensiero orwelliano che vorrebbe indicare un’attrazione sessuale per i bambini fermata dalla decisione consapevole di non agire in base alla pulsione e quindi abusare di un bambino. «Qui deve affrontare alcune domande molto difficili da parte del pubblico», afferma Channel 4 nella descrizione del video pubblicato su YouTube, che, sorpresa, a differenza che i nostri video o le omelie pasquali di un arcivescovo, qui non censura nulla.

«Sono un pedofilo, ma questo non fa di me un molestatore», dice il Mouse prima di ammettere di essersi offerto volontario per lavori in cui lavorava con i bambini.

«Sono felice di accettare il termine “disturbo” come lo sono con quello di “orientamento sessuale”», dichiara il pedofilo mascherato.

Va detto che gli stessi intervistatori sembrano disturbati dal personaggio, ma il fatto che il grande canale televisivo abbia deciso di fornire una piattaforma a un pedofilo di per sé ci fa capire che siamo in presenza di movimento della Finestra di Overton: non abbiamo davanti un orco, ma un «virtuoso».

 

Non è la prima volta che ci troviamo di un’operazione mediatica di questo genere.

La stampa internazionale ha spesso rilanciato l’idea della pedofilia come «disturbo» non necessariamente criminale. Nell’ottobre 2014 il massimo quotidiano del pianeta, il New York Times, pubblicò un articolo intitolato «Pedophilia: A Disorder, Not a Crime» («La pedofilia: un disturbo, non un crimine»). Un eco di questo ragionamento si è avuto anche in Italia con un articolo del 2015 , «Sono un pedofilo, ma non un mostro», che riportava la lettera di un pedofilo americano. La lettera-articolo fu tradotta e pubblicata in Italia dall’Huffington Post.

Il processo di normalizzazione filosofica, psichiatrica e perfino «biologica» della pedofilia è oramai pienamente visibile nella società moderna, con, sul piano accademico, «professori di etica» che parlano apertamente di «destigmatizzazione» necessaria per questa «sessualità innata».

Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno un professore universitario americano aveva asserito che dire sarebbe un «errore» pensare che la pedofilia sia sbagliata.

Come scrive Elisabetta Frezza nel libro Malascuola, «una miriade di dati oggettivi e documentali sta a dimostrare come la pedofilia sia ormai lanciata sulla strada della normalizzazione attraverso le fasi della Finestra di Overton, per diventare nella percezione diffusa una mera forma del comportamento sessuale».

Sempre poche settimane fa la testata americana USA Today ha cancellato frettolosamente una serie di tweet dopo che alcuni utenti si erano scandalizzati e avevano cominciato a sostenere che equivalevano alla «normalizzazione della pedofilia». Il giornale, nominando con sicumera «la scienza», affermava che la pedofilia era «determinata nel grembo materno».

Sul piano mediatico, è degli scorsi anni invece la notizia che i giornalisti australiani non possono più usare la parola pedofilia, mentre alcuni ricordano ancora il clamore per la serie Cuties distribuita su Netflix.

Sul piano televisivo, va registrata la presenza di trasmissioni TV in cui adulti si spogliano davanti ai bambini, un fenomeno apparso di recente anche nella variante transessuale.

Nel 2018, una conferenza TED Talk in Germania, tolta dalla rete e spesso ricaricata da alcuni utenti, destò scandalo perché la speaker sosteneva che la pedofilia non era una scelta, ma un tratto immutabile della persona. Il video, ricaricato più volte da utenti sconvolti, sembra sia sparito del tutto da YouTube.

Sul piano istituzionale, nei mesi scorsi abbiamo visto la storia dei corsi di educazione sessuale OMS per i bambini di 5 anni, la «masturbazione della prima infanzia» e domande sull’identità di genere a bimbi di 4 anni, nonché i documenti ONU relativi alla depenalizzazione del sesso con i minori, un concetto in qualche modo ribadito perfino da un ministro di un Paese europeo.

Sul piano dell’attivismo, ci preme ricordare ricordare come a Dublino pochi anni fa una protesta contro la pedofilia abbia subito l’irruzione di un gruppo Antifa.

Sul piano artistico, abbiamo visto il presidente francese Macron difendere un’opera d’arte esposta in un’importante museo di Parigi anche se accusata da più parti di «promuovere la pedofilia».

Sul piano informatico, il Wall Street Journal ha rivelato che i pedofili avevano la possibilità di connettersi con facilità tramite i social network (gli stessi che censurano i contenuti, bannano le vostre pagine, disattivano i vostri account anche solo per una parola sui vaccini o sul lockdown).

 

Più inquietante ancora, sul piano della società che tocca vivere tutti i giorni, il racconto di una madre, di cui si è dato conto su Renovatio 21, su un incontro con uno sconosciuto che osservava il di lei figlio al campo sportivo.

«”È un bel ragazzino… esce con qualcuno?” Io pensai che la domanda fosse bizzarra, ma risposi con un solido “No, perché chiedi?” “Perché sono un MAP”, disse lui. “Un cosa?” dissi io. “Un MAP” ripeté lui».

«Credo di aver riso e di aver detto “e cosa diavolo è”? Lui semplicemente sorrise ne questo modo strano, quasi compiaciuto e mi disse di “studiare”. Poi si voltò e andò via».

La povera madre non lo sapeva: MAP è l’acronimo di Minor attracted person – persone attratte dai minori. In pratica, l’espressione della neolingua orwelliana odierana per descrivere i pedofili.

Come da Finestra di Overton: il primo passo, è cambiare le parole, renderle inoffensive, quasi scientifiche.

Da anni Renovatio 21 sostiene che, con un’evidenza sempre più schiacciante, qualcosa bolla in pentola.

Non è dato sapere chi davvero guidi questo processo. Tuttavia, qualche idea, ultimamente, ce la stiamo facendo.

Immagine screenshot da YouTube

 

 

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