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Viaggio nella scienza di Cambridge

alleanza cattolica marco respinti May 18, 2025

di Marco Respinti

Il William Whewell Centre for Science & Natural Theology rompe finalmente la cappa oppressiva del casualismo darwinista

Il Sedgwick Museum of Earth Sciences di Cambridge, in Inghilterra, conserva fossili meravigliosi e scempiaggini come la «bandiera bisessuale», «pansessuale» o «aromantica» decise democraticamente via l’allora Twitter e poi rappresentate con i minerali della collezione geologica.

Sopravvivendo al ridicolo, Cambridge resta infatti una capitale mondiale della scienza. Un’intera sezione del Sedgwick accoglie cimeli di Charles Darwin. È un principe della chimica come lo statunitense Steven A. Benner, già docente ad Harvard, a suggerirne la visita. Lo incontro sulla soglia di un altro tempio della scienza cambridgense: il pub «The Eagle», lì già nel 1353, famoso per un’ottima «ale» (la birra amara ad alta fermentazione), i graffiti che nella Seconda guerra mondiale piloti della RAF e dell’aviazione USA disegnarono sul soffitto con gli accendini (e i rossetti delle fanciulle), i fantasmi e l’annuncio di Francis Crick e James D. Watson al mondo il 28 febbraio 1953: la scoperta della struttura a doppia elica del DNA fatta a un centinaio di metri da lì, nel Cavendish Laboratory, il dipartimento di Fisica dell’università. Il viaggio in questo concentrato di scienza arriva poi fino al Trinity College dove c’è il melo, della varietà «Flower of Kent», che fece intuire a Sir Isaac Newton la forza di gravità. In realtà è un pollone dall’albero originale a Woolsthorpe Manor, nel Lincolnshire, oggi protetto come una reliquia. A Cambridge fu trapiantato nel 1954 perché a Cambridge Newton studiò dal 1661 e la famosa scoperta la fece quando da Cambridge tornò in quella sua casa nel 1666 in lockdown da peste bubbonica.

Cambridge è stato però anche uno dei centri del cristianesimo europeo quando l’Europa non era solo un palazzo belga di vetro e acciaio. L’uso del verbo al passato indica che i tempi sono molto cambiati, ma l’attualità sa di resistenza. Anche il più miscredente non può infatti che studiare nel Corpus Christi College. O in St. Catherine’s, St. Edmund’s e St. John’s. Non può che camminare lungo Jesus Lane e All Saints Passage (o Chesterton Road). Non può che ammirare il gotico di scuole che somigliano a chiese che somigliano a castelli.

A Cambridge il cristianesimo di ieri è quello anglicano dello scisma e della Riforma anticattolica, ma la resistenza è anche resilienza. Sopra una facciata la statua del primo arcivescovo anglicano dopo lo scisam, Thomas Cranmer, affianca quella di san Giovanni Fisher, che Cranmer fece decapitare. Le chiese dove si usa il «Libro della preghiera comune», istituito da Cranmer per staccarsi dai breviari cattolici, sono quelle più conservatrici che reagiscono alla trasformazione dei chiostri in parlamenti LGBT+. E al primo piano del Magdalene College, a sinistra della cappellina quattrocentesca, c’è la stanza occupata da C.S. Lewis, che qui insegnò Inglese medioevale e rinascimentale dal 1954 al 1963, ma che è anche considerato un apologeta di primaria importanza dell’inconsistente opposizione tra fede e ragione.

Sì, perché Cambridge è un luogo dove per secoli la scienza ha progredito leggendo la natura come un libro che svela la creazione di Dio, ma dove poi la scure del secolarismo si è abbattuta violenta. Oggi qui verrebbero spernacchiati anche luminari credenti del calibro di Newton o del naturalista seicentesco John Ray. Per questo la conferenza che il 7 maggio ha inaugurato le «John Ray Lectures» nientemeno che nella Trinity Hall, il college fondato 675 anni fa dal vescovo di Norwich nel cuore della cittadina, è un evento straordinario.

Il matematico Steinar Thorvaldsen dell’Università di Tromsø in Norvegia (l’Università Artica oltre il Circolo Polare), il biologo molecolare Douglas Axe e il fisico Brian Miller, entrambi del Center for Science & Culture del Discovery Institute di Seattle, si sono interrogati sulla possibilità che ciò che le scienze naturali studiano come «vita» si muova a caso. A ospitarli era Alistair J. McKitterick, docente nella London School of Theology e consulente del William Whewell Centre for Science & Natural Theology, l’istituto che organizza questo ciclo di eventi. Presente anche una delegazione del Centro Italiano per l’Intelligent Design. Il riflettore è stato acceso sul ruolo decisivo svolto dall’informazione genetica, il software sofisticatissimo che presiede a ogni aspetto di ciò che le scienze naturali studiano come «vita». Le ricerche innovative di Thorvaldsen, Axe e Miller in ambito computistico e molecolare calcolano infatti quante possibilità abbiano la complessità dell’informazione genetica e le variabili necessarie alla vita di essere prodotte da occorrenze casuali: un numero prossimo allo zero nel modello aritmetico, zero spaccato nella pratica. La ricerca suggerisce insomma che la vita non proceda affatto al buio, bensì seguendo un piano ordinato.

Nella Cambridge dove impera il casualismo darwinista si muove cioè qualcosa di nuovo, antico quanto la scienza credente di Newton e Ray. Del resto il mondo deve a un altro credente come Whewell il termine «scienziato».

FONTE : Alleanza Cattolica

 

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